Sono passati alcuni mesi dall’abbattimento dell’aereo spia russo da parte del fuoco amico della contraerea siriana, che cercava di abbattere i 4 F-16 israeliani ormai lontani dagli obbiettivi colpiti, e la successiva consegna dei temibili sistemi anti-aereo S-300 per migliorare la difesa siriana e minacciare eventuali futuri raid delle IAF (le forze aeree israeliane).
Molti hanno scritto o pensato, compresi ministri del Cremlino, che con i sistemi S-300 l’immunità israeliana sarebbe finita, anche perché ci sarebbe stato il personale russo a manovrare quei sistemi.
Il bluff è stato smascherato da subito con una prima incursione a fine ottobre
Il bluff è stato smascherato da subito con una prima incursione a fine ottobre, tramite due aerei della IAF che hanno colpito un convoglio sorvolando il Libano meridionale (vedi Caccia israeliani attaccano in Siria un convoglio di armi diretto a Hezbollah) e poi un altro importante attacco il 25 dicembre (Attacco israeliano in Siria. Colpiti alti ufficiali Hezbollah).
Del bluff se ne era parlato con un articolo già prima del raid di fine ottobre: Rapporti tra Russia e Israele: ridimensionato l’allarmismo sugli S-300. Fino ad arrivare all’ultimo di qualche giorno fa: Israele bombarda depositi di missili in Siria. Disappunto russo.
E’ assolutamente normale che un paese tecnologicamente avanzato disponga delle contromisure adatte per annullare, almeno parzialmente, le difese nemiche e una buona parte per la buona riuscita dei raid sta nell’effetto sorpresa.
Il monitoraggio della situazione ai confini israeliani è garantito grazie alla collaborazione tra l’intelligence e i caccia della IAF, attraverso le missioni di ricognizione in territorio nemico.
Ecco spiegata l’immediatezza degli attacchi chirurgici nei depositi di stoccaggio in Siria, nei tunnel in Libano e anche nelle “officine” e depositi della Striscia di Gaza. Una sinergia sempre più affinata negli anni dai tempi della Guerra dei Sei Giorni.
Senza dimenticare che il governo israeliano oltre ad organizzare e a partecipare a varie esercitazioni aeree con alleati della NATO, come la Blue Flag in Grecia svoltasi a fine 2018, ha mandato membri dell’intelligence e osservatori in Ucraina durante un meeting tra le forze aeree ucraine e quelle statunitensi proprio per studiare il funzionamento dei sistemi anti-aerei russi di cui è dotata anche l’Ucraina.
Ovviamente ai russi non interessa essere aggressivi nei confronti di Israele, nonostante alcune famose dichiarazioni di esponenti del governo e le condanne dopo alcuni attacchi. L’obbiettivo dei raid è quello di logorare e mettere i bastoni tra le ruote alla minacciosa presenza iraniana in Siria, fornitore principale di Hezbollah.