Due avvenimenti dei giorni scorsi sono particolarmente indicativi per capire l’andamento dello sviluppo mondiale e quale strada stanno prendendo le grandi potenze. Il primo avvenimento è il cambio di rotta del Fondo Monetario Internazionale a favore di Cina, India e Brasile, cioè i tre maggiori esempi di sviluppo economico legato alla macro-economia. Il secondo è la diffusione – avvenuta ieri – del Human Development Report 2010, l’annuale rapporto dell’Onu sullo sviluppo umano.
Sviluppo economico e sviluppo umano non sempre vanno di pari passo e a dimostralo sono proprio questi due eventi all’apparenza separati. Il Fondo Monetario Internazionale, sicuramente l’organismo economico più importante del mondo (insieme a Banca Mondiale), premia lo sviluppo (macro) economico di tre colossi come Cina, India e Brasile facendoli entrare nella stanza dei bottoni che conta, quella dell’economia mondiale, dove cioè si decidono i destini di intere nazioni. Di primo acchito si potrebbe pesare che i tre Paesi si siano sviluppati molto più degli altri e per questo sono entrati nell’elite economica mondiale. Se invece si vanno a vedere i dati del rapporto Onu sullo sviluppo umano ci si accorge che nessuno dei tre paesi è compreso tra quelli giudicati di fascia alta. Il Brasile si trova al 73esimo posto, la Cina all’89esimo posto e addirittura l’India è al 119esimo posto.
Cosa significa questo? Che lo sviluppo economico, specie se inteso come macro-economia, non sempre coincide con un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, quello che cioè viene considerato come parametro fondamentale per definire lo sviluppo umano. In sostanza, uno spropositato sviluppo economico legato alla macro-economia arricchisce i pochi mentre è pressoché ininfluente sulle condizioni di vita delle grandi masse.
A dimostrarlo è ancora una volta lo Human Development Report 2010 il quale evidenzia come cinque Paesi africani (Burkina Faso, Etiopia, Mozambico, Uganda e Ruanda) la cui economia nazionale è basata in larga parte sulla micro-economia, siano i Paesi che negli ultimi anni hanno fatto i più evidenti passi avanti in termini di sviluppo umano, cioè sono quei Paesi dove le condizioni di vita della popolazione sono migliorate in percentuale maggiore rispetto agli altri, e questo nonostante gli svariati problemi che si sono trovati ad affrontare.
Insomma il fatto che Cina, India e Brasile abbiano avuto un boom economico in termini di esportazioni non significa che quella ricchezza si trasformi in un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione. Certo, incide in maniera sostanziale dando il lavoro a migliaia di persone che però, tutt’ora, percepiscono salari talmente bassi da non incidere nello sviluppo umano. Paradossalmente si potrebbe affermare che il boom economico dei tre colossi coincide proprio con un arretramento dello sviluppo umano che determina da un lato la maggiore competitività sui mercati internazionali (il costo del lavoro molto basso favorisce le esportazioni) mentre dall’altro crea uno squilibrio nella società con una elite ristretta che si arricchisce all’inverosimile mentre la massa della popolazione continua a vivere in uno stato di sostanziale povertà.
E qui torniamo ai due concetti di “macro-economia” e “micro-economia”. Il Fondo Monetario Internazionale ragiona unicamente in termini macro-economici senza prendere in considerazione lo sviluppo umano, senza cioè considerare i benefici portati alla popolazione da repentini sviluppi economici. La “micro-economia” invece, pur non facendo rilevare un massiccio e repentino sviluppo economico in termini nazionali, fa si che le condizioni di vita delle popolazioni migliorino in maniera sostanziale aiutando lo sviluppo umano. Questo concetto è stato recepito ultimamente (ma solo in parte) da Banca Mondiale la quale negli ultimi anni ha fatto segnalare un aumento dei finanziamenti dedicati alla micro-economia con notevoli benefici per quegli Stati che ne hanno usufruito. Non è un caso che i cinque Paesi africani dove la crescita dello sviluppo umano è stata più evidente siano tra i primi ad aver sperimentato il nuovo corso di Banca Mondiale.
La micro-economia meglio quindi della macro-economia nel migliorare le condizioni di vita della popolazione. L’ideale sarebbe un giusto mix tra le due strade, ma ancora il Fondo Monetario Internazionale insiste a considerare unicamente i valori macro-economici nello stabilire chi è degno o meno di stare nella stanza dei bottoni trascurando completamente ogni altro valore. Tempo fa si parlava della riforma delle cosiddette “istituzioni di Bretton Woods” (Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale), ma poi su tutto è sceso un silenzio di tomba. Sono troppi gli interessi dei grandi squali internazionali affinché tutto rimanga invariato. Non è sufficiente parlare semplicisticamente di riforma delle istituzioni monetarie internazionali senza intaccare i loro valori di giudizio, senza cioè spingerle verso un cambio sostanziale di rotta che attribuisca alla micro-economia il giusto valore.
Elisa Arduini