Gerusalemme: attacchi continui contro israeliani (live blog)

E’ ormai uno stillicidio di attentati nel totale silenzio dei media internazionali. Altri due attentati nelle prime ore del pomeriggio hanno interessato Gerusalemme dove un ragazzino israeliano di 13 lotta tra la vita e la morte dopo che un terrorista lo ha accoltellato mentre andava in bicicletta.

Secondo la ricostruzione della polizia due terroristi palestinesi dopo essersi introdotti nel quartiere ebraico di Pisgat Ze’ev, a Gerusalemme Est, hanno dapprima accoltellato un uomo nei pressi di Hanayadot Street ferendolo in modo serio, dopo di che hanno notato il ragazzino 13enne in bicicletta e si sono avventati su di lui colpendolo diverse volte prima di darsi alla fuga. Un passante è intervenuto costringendo i due terroristi a fuggire tanto che uno id loro è stato investito da un’auto mentre l’altro continuava nella sua fuga. L’intervento di un poliziotto ha fermato anche la fuga del secondo uomo.

Di seguito a questo articolo troverete un live blog con gli aggiornamenti in tempo reale, live blog che rimarrà attivo anche nei prossimi giorni in una apposita sezione (attendere il caricamento degli aggiornamenti).

Redazione

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Comments3

  1. C’e’ un dato di fatto che manca sempre nelle vostre dettagliate analisi.
    Ovvero: ogni volta che ci sono “scontri” di qualunque tipo il bilancio finale delle vittime registra sempre che quelle palistinesi sono di almeno un ordine di grandezza superiore come numerosita’ (solo negli ultimi 11 giorni 24 palestinesi morti fra 13 e 22 anni), ed a volte anche due ordini di grandezza.
    Volevo quindi domandare, se posso:
    – ritenete questo particolare irrilevante tanto da non citarlo mai ?
    – ritenete che quando si supera l’ordine di grandezza nella sproporzione delle vittime, si possa ancora parlare di “difesa” (piu’ o meno legittima) ?
    Grazie per l’attenzione.
    Saluti

    1. La cosa a dire il vero è piuttosto logica: nel computo delle vittime di un atto di terrorismo si contano solo le vittime e non i terroristi. Chi compie un attentato sa che nel compierlo può perdere la vita. Certo, ci sono vittime palestinesi ma si continua a confondere (a partire dalla stampa italiana) la causa con l’effetto. Quelle vittime non ci sarebbero se invece di compiere attentati andassero per esempio a lavorare, se cercassero di sviluppare il loro “paese”. Muoiono perché attaccano e non perché attaccati, muoiono perché sin da piccoli gli viene inculcata la mentalità della morte e non perché una bella mattina un soldato israeliano si alza e decide di sparare a un palestinese, muoiono perché diventare un “martire” per loro vuol dire andare in Paradiso e fornire alle loro famiglie una bel vitalizio. Causa – effetto, è questa la formula e non il contrario

  2. Anche quando si lanciano bombe su Gaza, queste ultime selezionano accuratamente tutti e soli i terroristi pronti a morire per diventare martiri, oppure si parte direttamente dall’assioma che tutti gli abitanti di Gaza sono terroristi pronti a diventare martiri ?
    In ogni caso Causa – effetto mi ricorda molto il concetto di occhio per occhio, dente per dente, che, per quanto sia forse un po’ datato come concetto di giustizia, prevedeva una proporizone 1:1 e non 1:10.
    Preciso che permetto di fare queste riflessioni perche’ credo che Israele sia davvero una grande democrazia e, di conseguenza, il suo governo (democraticamente eletto) sia il primo a voler dialogare e rispondere anche a chi auspicherebbe una linea politica anche solo un po’ differente.

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