In tanti anni di lotta a fianco di Israele mi è capitato di sentire di tutto per delegittimare l’ebraicità di Gesù Cristo, come se delegittimando il suo essere ebreo si delegittimasse l’intero popolo ebraico.
La Samantuccia de noantri lo definì “il primo martire palestinese”, Vauro ancora pochi giorni fa ha detto che Gesù era palestinese (la Palestina nemmeno esisteva, ma questo è solo un dettaglio). Ma Gesù paragonato a un pesce davvero mi mancava.
Non sono un esperto ma se ricordo bene Gesù aveva la qualità di riuscire a moltiplicarli i pesci, non so se merluzzi o sardine. So che era amico intimo di una dozzina di pescatori e che doveva essere pratico di pasture tanto che riusciva a riempire le loro reti con una semplicità disarmante, anche quando non si vedeva una sardina che una (ma forse pescavano in lago e le sardine proprio non c’erano).
Comunque, mi rimane difficile pensare al “salvatore” come a una sardina. Lo vedo più come un ebreo progressista, anche se ligio agli insegnamenti del Padre celeste.
E se proprio lo vogliamo accostare alle sardine moderne, come ha fatto Dacia Maraini sul Corriere, almeno si abbia la compiacenza di chiedere a quel movimento ancora incomprensibile, di evitare di far parlare dai loro palchi gente che Gesù Cristo lo ucciderebbe solo perché ebreo.
Ora, io capisco la necessità di trovare ogni giorno un argomento diverso per buttare giù un paio di battute da pubblicare, non è facile per nessuno. Ma santo cielo, Gesù sardina ce lo potevano evitare, specie dopo che una nota simpatizzante di Hamas (che come si sa non è proprio un estimatore né della religione cristiana né di quella ebraica) è salita sul “palco sardineo” per elargire “consigli di pace”.
Il buon Pierluigi Battista (chissà se discendente del più noto Giovanni) ha cercato di metterci un pezza e ha titolato «la religione non sia un campo di battaglia».
Vorrei mestamente (e con rispetto) far notare al Battista moderno che sono secoli che la religione è un campo di battaglia e che certe iniziative di delegittimazione di una religione (come l’articolo della Maraini) di certo non contribuiscono a migliorare la situazione.
È Natale e siamo tutti più buoni, quindi voglio pensare che la Maraini si sia espressa male, che le sardine siano scivolate su una velenosa buccia di banana quando fanno parlare dal loro palco dei simpatizzanti di Hamas.
Ma con tutta la bontà del Natale, con tutti i buoni sentimenti che questa ricorrenza ci ispira, fateci una cortesia: lasciate stare Gesù Cristo, lasciate stare gli accostamenti comizzoliani e vauriani a popolazioni inesistenti o a movimenti di cui poco si conosce.
Volete che la religione non diventi un campo di battaglia? Bene, cominciate da chi della religione ne ha fatto un motivo di guerra perenne e lasciate stare chi predica amore e compassione.