Nel mondo si fa sempre un gran parlare della giustizia degli Stati Uniti e di come quella nazione sia una specie di esempio di democrazia e libertà. Per carità, nessuno mette in dubbio i principi democratici americani, ma sulla giustizia ci sarebbe qualcosa da dire.
Chiediamoci infatti in quale Paese democratico un uomo sarebbe condannato all’ergastolo per un reato altamente infamante senza alcuna prova, senza alcun testimone, senza che chi lo ha denunciato si presenti in aula, senza che vengano considerati tutti i contesti che circondano la storia. Io credo che in nessun Paese democratico ciò avverrebbe, figuriamoci nella “patria della democrazia e dei Diritti”. Invece non è così, è successo ed è successo proprio negli USA.
Giulio Romani è un cittadino italiano da molti anni residente negli USA. Ha lavorato in tutto il mondo per una nota corporation salita all’onore delle cronache durante la guerra del Golfo. Uomo giudicato da tutti mite, educato e preparato ha sposato in seconde nozze una donna marocchina anche lei residente in USA. Per farlo si è dovuto convertire all’Islam rinnegando quindi anche la propria religione. Da questo secondo matrimonio è nata una bambina. Ed è qui che iniziano i guai assurdi di Giulio Romani. La moglie islamica lo accusa di abusare della bambina e lo denuncia. Sergio Romani viene arrestato senza alcuna prova se non la dichiarazione della moglie marocchina che nel frattempo è sparita con tutti i fondi che faticosamente Romani aveva messo da parte. Durante il processo non viene portata nessuna prova a sostegno della tesi esposta dalla moglie islamica di Romani, nessun testimone, anzi, tutti raccontano di un uomo corretto e sempre dignitoso. La moglie marocchina nemmeno si presenta. Eppure le autorità americane prendono per buona la denuncia e condannano Giulio Romani all’ERGASTOLO. Ho voluto evidenziare la parola “ergastolo” per rimarcare proprio quanto la cosa sia assurda. Intendiamoci, questa organizzazione ritiene la violenza sui minori uno dei reati più abbietti, tanto è vero che non prendiamo casi del genere. Tuttavia per Romani abbiamo fatto una eccezione proprio perché la vicenda è talmente assurda che viene da pensare che celi qualche altro “secondo fine”.
Ormai seguiamo il caso da diversi mesi durante i quali abbiamo avuto modo di scavare a fondo non solo sulle carte processali, che confermano senza ombra di dubbio come nel caso del nostro connazionale i “democratici” americani abbiano commesso un abnorme abuso, ma anche nella vita di Giulio Romani. Sono emerse cose collegate al suo lavoro (soprattutto in Iraq) che ci fanno pensare di essere di fronte a un vero e proprio caso di “reato costruito al fine di demolire la credibilità di una persona che potrebbe essere nociva agli interessi di una corporation”. Non si spiega altrimenti come un tribunale di uno “Stato democratico” quali sono gli USA abbia condannato un uomo ad una pena detentiva così imponente senza avere in mano uno straccio di prova. Non si spiega altrimenti come l’unica ad aver accusato Romani di un atto così diffamante sia completamente sparita nel nulla (con un bel gruzzolo di soldi) e che nessuno l’abbia mai cercata. E’ una cosa talmente assurda da faticare a crederci.
Nei prossimi giorni torneremo più volte sull’argomento con la pubblicazione di materiale processuale che dimostra senza ombra di dubbio l’incredibile ingiustizia commessa contro il nostro connazionale dal sistema giudiziario di uno Stato, gli USA, che si vanta di essere la patria della democrazia e che pretende addirittura di esportarla. Cercheremo anche di pubblicare alcuni documenti relativi al lavoro di Romani e ai sui rapporti con questa ed altre corporation implicate a vario titolo nella guerra del Golfo e in altri conflitti ancora in atto. Questo per far capire a chi ci legge cosa intendiamo quando affermiamo che è stato costruito un reato al solo scopo di demolire la credibilità di una persona perbene.
Bianca B.