La più grande operazione di spionaggio della storia smascherata dal The Guardian e dal Washingon Post e che ha messo in seria difficoltà il Presidente Obama, si sta trasformando in un ricatto psicologico nei confronti del popolo americano e indirettamente di tutto il mondo.
Ieri Barack Obama ha difeso a spada tratta il suo piano di spionaggio cibernetico che permette alla NSA e all’FBI di attingere informazioni su miliardi di utenti direttamente dai server di nove aziende leader sul mercato di internet e precisamente da Microsoft, Yahoo, Google, Facebook, PalTalk, AOL, Skype, YouTube, Apple. Secondo Obama il programma di spionaggio, nome in codice PRISM, avrebbe contribuito a sventare decine di attentati e non sarebbe poi così invasivo per la privacy degli utenti. Non so quale concetto abbia Obama della parola “privacy” ma se controllare miliardi di email, account Facebook, milioni di video privati, movimenti delle carte di credito di milioni di americani e stranieri, controllare le conversazioni private di milioni di utenti Skype ecc. ecc. non è invasivo della privacy allora Obama ha qualche problema con la democrazia.
Obama ha detto che le intercettazioni raccolte dalla NSA e dall’FBI sono sotto il controllo del Congresso e delle Corti Federali ma non ha spiegato come e perché vengano raccolte informazioni anche su cittadini non americani e come il Congresso e le Corti federali abbiano giurisdizione su questi cittadini non americani. Non solo, non ha spiegato quale disposizione o legge americana gli abbia permesso di fare tutto ciò. Ha solo fatto intendere che una limitata (secondo lui) violazione della privacy è necessaria per garantire la sicurezza degli Stati Uniti.
Insomma ha messo gli americani e indirettamente il mondo intero di fronte a una scelta: limitare la propria privacy in cambio di una sicurezza incerta, oppure scegliere la tutela della privacy con il rischio di diventare vittime del terrorismo. Solo che lo ha fatto dopo essere stato scoperto, quando cioè era stato lui a decidere per gli americani e per il resto del mondo.
E’ davvero uno strano concetto della democrazia quello di Obama, un concetto alterato che si palesa perfettamente quando mette sotto controllo un gran numero di giornalisti dalla Associated Press e della Fox (e chissà quanti altri) per scoprire come raccolgono informazioni che Obama giudica classificate (per esempio sui veri fatti che portarono alla morte dell’ambasciatore americano in Libia, Chris Stevens) e che viola palesemente il primo emendamento. Mai nella storia degli Stati Uniti si era arrivati a tanto, nemmeno per garantire la sicurezza nazionale.
Gli americani e il mondo non possono sottostare al ricatto antidemocratico di Barack Obama, non possono rinunciare alla loro privacy per un capriccio del Presidente USA mirato a controllare i giornalisti e le loro fonti di informazione. Questa non è democrazia. Se per Barack Obama tutto questo rientra nei parametri democratici allora gli Stati Uniti hanno un problema con il loro Presidente, perché democrazia e privacy vanno di pari passo ed è questo che fa la differenza tra gli Stati Uniti e la Cina, la Russia e tutti quei Paesi dove il concetto di democrazia è legato agli interessi di chi li governa.
Adrian Niscemi