Al di là della correttezza o meno delle elezioni iraniane, l’Iran si è scelto come presidente un serial killer, uno che, per usare le parole di Naftali Bennet, è disposto a far morire di fame il suo popolo pur di avere la bomba atomica.
Solo questo dovrebbe far suonare ogni tipo di campanello di allarme ad ogni persona dotata di un minimo di senno.
Invece succede che le “grandi potenze mondiali” siano tutte indaffarate ad ottenere un nuovo accordo sul nucleare con Teheran, anche se sanno che gli iraniani sono a un passo dalla bomba e che stanno semplicemente prendendo tempo per arrivarci.
Anche il capo della AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) lo aveva detto fin da marzo che gli iraniani erano a un passo dalla bomba.
Già abbiamo una potenza nucleare islamica che puzza tanto di Talebani, il Pakistan, di cui qualcuno dovrà prima o poi parlare (il pericolo è enorme, forse il più grande al mondo). Vogliamo davvero concedere la bomba anche agli Ayatollah?
Ce lo possiamo davvero permettere? Evidentemente qualcuno pensa di si, che tanto gli Ayatollah non la useranno per polverizzare Israele (errore). Pensano addirittura che un Iran nucleare possa fungere da “agente stabilizzante” in Medio Oriente.
Gira questa strana convinzione che se le bombe atomiche le ha Israele non ci sarebbe niente di male se le avessero anche gli Ayatollah.
Come se Israele le avesse mai usate o se avesse mai minacciato di distruggere uno stato nemico. Cosa che invece gli iraniani hanno fatto più e più volte.
Anche sulla minaccia iraniana di distruggere Israele gira troppo scetticismo. Quello che non si è capito è che gli Ayatollah sono terribilmente seri e che la minaccia per Israele è molto seria. È esistenziale.
Ora, proprio in queste ore gira voce che il Premier israeliano, Naftali Bennet, assecondato dal ministro degli Esteri Yair Lapid, il ministro della Difesa Benny Gantz e altri alti funzionari israeliani, abbiano lanciato uno “strano avvertimento” agli Stati Uniti.
Israele ha le prove che l’Iran è a un passo dalla bomba atomica (lo sanno tutti) e che i colloqui indiretti di Vienna sono solo un modo per l’Iran di prendere tempo.
Fatto salvo il concetto che il mondo non può permettersi si avere un Iran nucleare, è probabilmente arrivato il momento di passare dalle minacce ai fatti.
Lo era molto tempo fa e questo, a mio avviso, è una delle maggiori colpe di Benjamin Netanyahu, quella di non aver agito quando le conseguenze sarebbero state minime.
Ora Bennet, con una maggioranza ridotta all’osso e sotto ricatto arabo, deve prendere quella decisione che Netanyahu non ha avuto il coraggio di prendere.
Perché gli israeliani, a differenza degli altri, lo sanno che il mondo non può permettersi un Iran con la bomba atomica, non può permettersi un secondo stato integralista islamico dotato di armi nucleari.