Lo sapevano tutti, compresi Obama e la Ashton che hanno tanto premuto per una nuova tornata di colloqui con l’Iran sul suo controverso programma nucleare, che Teheran stava solo cercando di prendere tempo, ma correndo sul filo del rasoio hanno voluto dare agli iraniani questa ultima (si spera) possibilità diplomatica. Solo che, come volevasi dimostrare, l’Iran la sta gettando via.
Sono principalmente due i punti controversi sui quali si sta discutendo in questi giorni. Il primo è quello della centrale di Fordo che gli USA e l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) vorrebbero chiudere mentre Teheran si rifiuta categoricamente di farlo. Il secondo punto, forse il più controverso, è quello che riguarda il sito di Parchin su cui da molti mesi è concentrata l’attenzione degli ispettori della AIEA ma che gli iraniani si sono sempre rifiutati di fare ispezionare.
Centrale di Fordo – Il sito sotterraneo di Fordo, tenuto segreto fino a poco tempo fa, è quello dove si suppone l’Iran stia realizzando l’arricchimento dell’uranio a valori altissimi. L’AIEA e gli USA hanno chiesto esplicitamente a Teheran di chiudere quel sito ponendo la questione come condizione per poter proseguire i colloqui. La risposta di Teheran è arrivata ieri per bocca dell’ambasciatore iraniano all’AIEA, Ali Asghar Soltanieh, il quale ha escluso categoricamente sia la chiusura del sito che lo stop all’arricchimento dell’uranio. Secondo Ali Asghar Soltanieh non c’è ragione di chiudere la centrale di Fordo dato che è un sito sicuro e, secondo lui, sarebbe sotto il controllo della AIEA. Peccato che l’AIEA non possa accedere a tutto il sito e agli ispettori è stato fatto fare un giro turistico della parte più in superficie dell’impianto ma per quanto riguarda la parte sotterranea, dove ci sono le centrifughe di ultima generazione e dove si sta arricchendo l’uranio, l’accesso agli ispettori è stato negato. Quindi l’AIEA è ben lungi dall’avere il controllo su Fordo.
Sito di Parchin – la struttura militare di Parchin è quella dove l’AIEA sospetta (ne ha quasi la certezza) che l’Iran conduca buona parte del suo programma nucleare militare. Da mesi gli ispettori chiedono invano di poterla ispezionare. Proprio ieri il capo dell’AIEA, Yukiya Amano, ha detto che l’ispezione del sito militare di Parchin è una delle condizioni irrinunciabili per poter affrontare i colloqui. Yukiya Amano ha detto anche un’altra cosa molto importante e cioè che nelle ultime settimane i satelliti puntati su Parchin hanno notato una frenetica attività e si teme che Teheran cerchi di “bonificare” il sito per poi autorizzare le ispezioni quando questo sarà pulito. Il capo dell’AIEA ha quindi messo in guardia l’Iran di “non giocare con il fuoco e di permettere immediatamente l’accesso al sito di Parchin agli ispettori”. Teheran però (naturalmente) non ha ancora risposto riservandosi di farlo nell’incontro preliminare che si terrà a Vienna i prossimi 14 e 15 maggio, cioè una settimana prima dei colloqui tra l’Iran e i 5+1 che si terranno a Bagdad. Ma nel frattempo l’attività di pulizia intorno al sito di Parchin continua senza sosta il che dimostra, ove ve ne fosse bisogno, che gli iraniani hanno qualcosa da nascondere.
Ora, solo uno sciocco potrebbe pensare che l’Iran non voglia arrivare a dotarsi di armi atomiche, uno sciocco o chi è in malafede. La dimostrazione lampante della malafede iraniana sta proprio in questi due punti. Se Teheran fosse veramente in buona fede consentirebbe l’accesso immediato al sito di Parchin e metterebbe sotto controllo della AIEA il sito di Fordo. Ma siccome l’unico vero obbiettivo degli iraniani è la bomba atomica, questo non avverrà mai o, se avverrà, sarà solo dopo che sono state portate via tutte le prove dell’inganno.
Quello che fa veramente rabbia, a proposito di chi è in malafede, è vedere come Teheran trovi una sponda alle sue menzogne in Catherine Ashton, la quale continua imperterrita a sostenere spudoratamente le tesi iraniane e a permettere a Teheran di guadagnare quel tempo che gli serve a raggiungere i suoi scopi. E’ un fatto diventato ormai intollerabile, soprattutto quando la colossale presa in giro iraniana è così evidente. Si ha quasi l’impressione che la Ashton voglia tirare la corda a tal punto da costringere Israele ad agire contro le centrali atomiche iraniane per poi avere una scusa buona per attaccare il Governo israeliano. Insomma, quello che ha sempre fatto con Hamas. Solo che questa volta il rischio è ben più alto. Ecco perché consideriamo l’esclusione di Catherine Ashton da qualsiasi colloquio con l’Iran una priorità assoluta. Meglio ancora se la rimandano alle sue stalle in Inghilterra.
Miriam Bolaffi