Israele sta studiando un piano per supportare l’economia palestinese. E’ quello che emerge dagli incontri tra il Ministro delle Finanze israeliano Moshe Kahlon e il suo omologo palestinese Shukri Bishara, l’ultimo dei quali avvenuto ieri a Gerusalemme.
Secondo Canale 10 il Ministro Kahlon avrebbe studiato una serie di iniziative per portare urgentemente aiuto all’economia palestinese distrutta dalla corruzione, dal Movimento BDS che danneggia più i palestinesi di quanto non faccia con gli Israeliani, e infine dalla completa mancanza di sviluppo, tutte cose che stanno mettendo letteralmente sul lastrico la ANP.
Il piano, di cui non si conoscono ancora i dettagli, è stato messo a punto durante una lunga serie di incontri tra Moshe Kahlon e Shukri Bishara e adesso dovrà essere sottoposto al Premier Netanyahu per la sua approvazione. Le prime indiscrezioni parlano di una maggiore collaborazione tra Israele e ANP nel campo dell’insediamento industriale delle aziende high-tech e di altri settori in territorio palestinese, aziende che potrebbero dare lavoro a migliaia di palestinesi. Altri provvedimenti riguarderebbero incentivi per i palestinesi che trovano lavoro in Israele e il miglioramento dell’interscambio tra Israele e ANP. Tra le varie cose spicca la possibilità per i medici palestinesi di effettuare training negli ospedali israeliani al fine di migliorare il servizio di assistenza sanitaria in Palestina. Incentivi anche per gli studenti palestinesi che vorranno studiare nelle università israeliane.
Va detto che da parte palestinese non arrivano conferme alle indiscrezioni di parte israeliana in merito a questo piano di aiuto e supporto alla economia palestinese. Tuttavia le indiscrezioni sembrano credibili. Israele per il momento ha tutto l’interesse di mantenere in vita la ANP nonostante la lunghissima sequela di attentati commessi da terroristi palestinesi ai danni di inermi cittadini israeliani. Una parziale conferma arriva solo dall’ufficio di Shukri Bishara che parla di “possibili sviluppi nei rapporti economici tra Israele e Palestina”, sviluppi che porterebbero anche a una riapertura dei colloqui di pace.
Redazione
Un piano abbastanza condivisibile a parte “le agevolazioni per i palestinesi che vogliano lavorare in Israele”. Non si faccia l’errore come il resto del mondo, facendoli arrivare in casa altrui. Che si costruiscano le strutture per farli lavorare a casa loro. Palestinesi che lavorano in Israele, possono essere cellule dormienti, pronte ad “agire”, agli irdini di Hamas.
Senza contropartita nè garanzie, solo per una speranza di pace(nel 2005 per una speranza di pace gli ebrei furono costretti a lasciare Gaza Strip), aiutare chi vuole sterminarti equivale ad un suicidio