Sembrerebbe essere finita la telenovelas dei quattro carabinieri italiani (ma non è certo che fossero carabinieri e nemmeno che fossero quattro) accerchiati da Hamas dopo che si erano riparati in una sede delle UNRWA a Gaza. Appurato che non sono militari israeliani Hamas ha deciso che possono andarsene.
La storia è ancora ammantata da un certo mistero. I quattro italiani, armati di tutto punto, sarebbero entrati a Gaza e arrivati a un posto di blocco di Hamas lo avrebbero forzato. Scambio di colpi e fuga verso la sede della UNRWA dove da lunedì sera erano assediati dai miliziani di Hamas che, a detto loro, sospettavano fossero spie israeliane.
Ma cosa ci facevano quattro carabinieri (?) italiani a Gaza? Secondo il Jerusalem Post erano nella Striscia di Gaza per organizzare le misure di sicurezza in occasione di una prossima visita dell’ambasciatore italiano in Israele, Gianluigi Benedetti, nella Striscia di Gaza. Altre fonti riferiscono addirittura che l’ambasciatore italiano si sarebbe dovuto vedere con il leader di Hamas, Ismail Haniya.
E ora sorgono spontanee due domande. La prima è relativa ai fatti. Possibile che quattro carabinieri italiani (o funzionari della sicurezza) entrino nella Striscia di Gaza per organizzare un simile incontro senza avvisare Hamas o senza che i terroristi arabi ne siano a conoscenza? La seconda è politica: cosa ci va a fare l’ambasciatore italiano a Gaza?
Hamas è considerato dalla Unione Europea (e quindi anche dall’Italia) un gruppo terrorista, perché mai l’ambasciatore italiano in Israele dovrebbe incontrare il capo dei terroristi?
Dalla nascita di questo Governo la linea politica italiana in Medio Oriente non è mai stata chiara. Il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha visitato Israele e non ha mancato di ribadire l’amicizia tra l’Italia e lo Stato Ebraico arrivando a definire (giustamente) “terroristi” gli Hezbollah. Ma alla Farnesina sembrano pensarla diversamente, a partire dal ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, fino al sottosegretario al ministero degli Esteri, Manlio Di Stefano, che non ha mai nascosto la sua ostilità verso Israele e le sue simpatie pro-palestinesi.
E allora torniamo a quella fatidica domanda. Cosa diavolo ci va a fare l’ambasciatore italiano a Gaza? Cosa deve trattare con i terroristi? Di “Lodo Moro” non ne è bastato uno? Aspettiamo risposte dalla Farnesina.