Obama, un talebano alla Casa Bianca

obama-talebanoDa quando sono nato ho sempre saputo che gli Stati Uniti erano un baluardo della democrazia, che la loro potenza sarebbe stata al servizio della difesa dell’ordine democratico in ogni parte del mondo. Ora sono certo che non è più così. Ora gli Stati Uniti sono governati da Barack Hussein Obama.

A guardare l’evoluzione della politica americana nell’era di Obama c’è di che rimanere sorpresi di come un tale personaggio non sia ancora stato messo sotto accusa per alto tradimento. Tutta la sua politica estera è andata in linea diametralmente opposta a quello che era la politica americana prima del suo arrivo. Ha chiaramente cercato di legittimare la Fratellanza Musulmana, un gruppo terrorista globale forse più pericoloso di Al Qaeda, certamente più potente. Sta permettendo all’Iran di dotarsi di armi nucleari. Ha consegnato l’Afghanistan e il Pakistan, una potenza nucleare, ai talebani, l’Iraq agli sciiti iraniani. Ha ceduto tutti gli alleati che aveva in Medio Oriente alla Russia. Ora arriva a legittimare Hamas riconoscendo il nuovo Governo di Unità Nazionale Palestinese. Viene quasi il sospetto che si tratti più di una sua creatura piuttosto che di Abu Mazen. E se qualcuno arriva a parlare di una sua connivenza con il terrorismo islamico non c’è da meravigliarsi.

Quello che proprio non mi spiego è come sia possibile che il popolo americano possa accettare tutto questo, come possa accettare un Presidente connivente con il terrorismo. Hanno già dimenticato l’11 settembre?

L’escalation di Obama è impressionante. Negli ultimi mesi ha tolto le sanzioni all’Iran senza chiedere nulla in cambio, si è girato dall’altra parte di fronte al massacro in Siria, ha cercato di punire l’Egitto perché si è ribellato al dominio della Fratellanza Musulmana, ha preso chiaramente posizione contro Israele. In mezzo c’è la fallimentare operazione “primavere arabe”, l’immobilità di fronte ai movimenti democratici sudamericani (come quello venezuelano), la perdita di ogni tipo di influenza in Africa, la sostanziale indifferenza in teatri di crisi come quello nel Pacifico che vede Giappone e Cina ai ferri corti o come in Ucraina, letteralmente abbandonata nelle mani di Putin. Si ha quasi l’impressione che voglia bruciare i tempi, che voglia portare a buon fine l’opera iniziata con il suo discorso all’università del Cairo prima che scada definitivamente il suo mandato.

Diciamocelo, l’America di Obama, vigliacca e chiusa su se stessa, non ci piace e non credo che piaccia nemmeno agli americani, o perlomeno a quella parte di loro che si riconoscono in quella immagine di America a guardia del mondo libero. Hanno messo un talebano alla Casa Bianca e adesso a pagare pegno è tutto il mondo libero. Speriamo che l’America si svegli e che lo faccia prima che sia troppo tardi.

Tutta la verità sul Governo di Unità Palestinese

Questa mattina su Yedioth Ahronoth è uscito un editoriale critico scritto da Ben-Dror Yemini intitolato “una occasione mancata…

Comments4

  1. E’ semplice: gli americani hanno già avuto in abbondanza quello che lei tanto decanta e auspica. E dopo due mandati di quello che è probabilmente l’uomo che ha ucciso più persone negli ultimi vent’anni si sono fiondati nelle mani di una persona normale, pragmatica che finora ha evitato escalation militari e ha riportato l’economia americana a livelli accettabili. E non è neanche alcolizzato, parrebbe.

    1. magari avesse fatto quello che lei dice, sarebbe anche comprensibile. Purtroppo è andato ben oltre consegnando mezzo mondo a una banda di assassini che al confronto un alcolizzato come Bush fa la figura di Gandhi.
      Vede, forse è proprio quella “normalità” che lei dice a fregarlo (io dubito che sia normale, ma è una questione soggettiva). L’America non può essere governata da una persona “normale”, ci vuole un statista possibilmente non alcolizzato. Obama ha fatto così tanti errori da far pensare davvero male sulla sua sanità mentale (o sulla sua onestà).
      E poi guardi, le persone si ammazzano in tanti modi, anche e soprattutto sbagliando le politiche

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