In Repubblica Centrafricana è in corso una vera e propria guerra di cui nessuno ne vuol sentire parlare. Da un lato le forze governative fedeli al Presidente François Bozizé, dall’altra i ribelli del CPJP i quali, a differenza di altri gruppi ribelli, non hanno firmato alcun accordo con il Presidente Bozizé e che stanno velocemente avanzando verso la capitale Bangui.
L’ultima città importante a cadere nelle mani dei ribelli del CPJP è stata Birao, nel nord del Paese. La città, fino allo scorso 15 novembre, era sotto il controllo delle forze delle Nazioni Unite le quali, a seguito dell’incredibile ordine di ritiro impartito dall’Onu lo scorso agosto, si sono ritirate in Chad lasciando praticamente la città al suo destino. Secondo Abdoulaye Issene, capo delle operazioni militari del CPJP, la città è completamente nelle mani dei ribelli i quali hanno catturato diversi militari e ufficiali dell’esercito regolare e si sono impadroniti di una importante arsenale di armi lasciato sul posto dall’esercito in fuga. Birao è una città altamente strategica in quanto si trova in un crocevia che porta in Chad e in Sudan. Non si conosce il numero delle vittime della battaglia tra esercito governativo e ribelli, ma si presume che il loro numero sia molto elevato. Colonne di profughi a piedi si stanno dirigendo verso il Chad senza alcuna protezione.
Ora i ribelli dicono di voler puntare direttamente sulla capitale Bangui. Già a settembre i ribelli avevano conquistato diverse importanti città della zona orientale, città che sono state riprese dall’esercito dopo feroci combattimenti. Ora la perdita di uno snodo importante come Birao mette il Governo in difficoltà. In passato fu la Francia, ex potenza coloniale, a intervenire in diverse occasioni per difendere il Governo del Presidente Bozizé, ma sembra che questa volta l’intervento francese non sia contemplato.
Desta preoccupazione la situazione in un’area già fortemente destabilizzata e che, incredibilmente, è stata abbandonata dalle Nazioni Unite alla vigilia di nuove elezioni (si terranno il 23 gennaio) che vedono sei contendenti combattersi con ogni mezzo legale e illegale( i candidati sono l’attuale presidente Francois Bozizé, il predecessore Age Felix Patassé, il capo dell’Esercito popolare per la restaurazione della democrazia, Jean Jeacques Demafouth, il presidente del Congresso centrafricano per la rinascita, Justin Innocent Wilité, l’economista Emile Gros Raymond Nakombo e il presidente del Movimento per la liberazione del popolo centrafricano, Martin Ziguelé).
In questo contesto si inseriscono i ribelli del CPJP che, approfittando del ritiro delle forze Onu e dell’estrema instabilità del Paese, stanno lentamente prendendo il controllo di tutta l’area orientale. Gli esperti prevedono che nei prossimi giorni i combattimenti si intensificheranno e che migliaia di persone si vedranno costrette a lasciare la zona per dirigersi presumibilmente verso i campi profughi del Chad, già strapieni di rifugiati del Darfur, e verso il Sudan Meridionale, anch’esso sull’orlo di un conflitto e in procinto di votare per la secessione. E’ chiaro quindi come la situazione sia estremamente critica. Tuttavia, nonostante la suddetta situazione, nessuno sembra interessarsi di questo conflitto che rischia di inserirsi in una situazione regionale già gravissima. L’unica speranza, non potendo contare sull’Onu, è in un intervento di peacekeeping francese che riporti l’area alla normalità. Purtroppo sembra che, a differenza del passato, la Francia sia poco propensa a intervenire. Parigi chiede che sia l’Unione Africana a farsi carico di sostituire le Nazioni Unite, ma anche la UA in questo momento è in difficoltà. Solo nei prossimi giorni ci potremo rendere conto veramente della gravità della situazione e di quanto essa possa incidere a livello regionale. Ma di certo sia l’Onu che la Comunità Internazionale hanno dimostrato ancora una volta la loro estrema incompetenza e inefficienza.
Secondo Protocollo