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Sindrome di Obama. È nata la variante Biden e sarà peggiore

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Sindrome di Obama. È nata la variante Biden e sarà peggiore

La sindrome di Obama è quella malattia che colpisce i Presidenti degli Stati Uniti (ma non solo) e che li porta a prendere decisioni così disastrose per gli equilibri mondiali da meritarsi il Premio Nobel per la pace, non basato su quello che hanno fatto ma su quello che avrebbero voluto fare ma non ci sono riusciti.

Tutto questo naturalmente fatto salvo il concetto che quelle decisioni disastrose siano basate sulla incompetenza e non sul dolo, perché altrimenti l’equazione cambia.

E non è detta che almeno sull’Iran il Premio Nobel per la pace una buona parte di dolo ce l’abbia proprio messa quando ha concluso con Teheran il famigerato JCPOA, l’accordo sul nucleare iraniano del 2015, il più disastroso di tutti i tempi.

Ora la sindrome di Obama sembra voler colpire un altro Presidente americano, Joe Biden, il quale si appresta a reintrodurre il JCPOA – opportunamente cancellato dall’ex Presidente Donald Trump – con poche e insignificanti varianti rispetto all’originale ma con una certezza, quella che darà agli Ayatollah iraniani accesso a miliardi di dollari con i quali poter finanziare il terrorismo senza per questo fermare la loro corsa alla bomba atomica.

E anche qui entra il ballo il dolo perché mi sembrerebbe davvero offensivo per l’intelligence americana pensare che non abbiano capito i pericoli insiti nella riattivazione dell’accorso sul nucleare iraniano, pericolo non solo per Israele ma per tutto il mondo.

Ma perché i Presidenti democratici americani (almeno gli ultimi due) sono così attratti dal fare del male all’umanità invece di difenderla?

Non lo fanno apposta (o forse si…), gli viene naturale fare disastri. Obama all’inizio voleva “traghettare” la Fratellanza Musulmana nell’agone politico mondiale e per questo favorì le cosiddette “primavere arabe” che avrebbero dovuto portare i Fratelli Musulmani al potere nelle maggiori nazioni arabe.

Vi riuscì solo con l’Egitto finendo per instaurare una dittatura, quella di Mohamed Morsi, peggiore di quella che c’era prima.

Nel resto del mondo arabo fu un disastro epocale che vide la nascita dello Stato Islamico e intere realtà geopolitiche che per anni avevano tenuto insieme il Medio Oriente e il Nord Africa, spazzate via come fuscelli.

Per questo a Obama diedero il Premio Nobel per la pace anche se portò la guerra porta per porta in tutto il Medio Oriente e in Nord Africa.

Teoricamente tutto questo sarebbe dovuto diventare una lezione indelebile per tutto il mondo… e per un po’ fu così. Poi arrivò Joe Biden e la sindrome di Obama, così come il COVID con le sue varianti, tornò nuovamente a infettare il Medio Oriente da dove presumibilmente infetterà tutto il mondo.

E se per il COVID il “punto zero” fu la città di cinese di Wuhan, per la sindrome di Obama nella variante Biden il punto zero sarà la città austriaca di Vienna dove il 29 novembre riprenderanno i colloqui con il regime iraniano per facilitare la corsa degli Ayatollah al nucleare senza però privarli del sostentamento al terrorismo islamico.

Ora, non so se anche Joe Biden punti al Premio Nobel per la pace, sicuramente ha già vinto quello per la stupidità rimettendo in gioco il regime iraniano arrivato quasi al tracollo a causa delle pesantissime sanzioni introdotte da Donald Trump e ora di nuovo pronto a ripartire con il finanziamento di guerre e attentati terroristici.