Ieri l’Unione Europea ha diffuso una nota seconda la quale i colloqui con l’Iran sul nucleare iraniano riprenderanno il prossimo 29 novembre.
L’incontro, che si svolgerà in presenza, sarà presieduto da Enrique Mora per conto del capo della politica estera dell’UE Josep Borrell.
Gli Stati Uniti si sono detti subito ottimisti e hanno affermato di essere pronti a rientrare nell’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA) se Teheran si comporterà in modo serio e farà dei passi indietro sul suo programma nucleare.
Teheran ha subito confermato con una nota del Ministero degli Esteri la ripresa dei colloqui il prossimo 29 novembre.
«Abbiamo concordato di avviare i negoziati volti alla rimozione delle sanzioni illegali e disumane il prossimo 29 novembre a Vienna» ha scritto il capo negoziatore iraniano, Ali Bagheri, su Twitter, svelando a cosa servono realmente questi nuovi colloqui con l’Iran.
All’incontro parteciperanno quindi l’Unione Europea, la Gran Bretagna, la Cina, la Francia, la Germania, la Russia e l’Iran con gli Stati Uniti pronti a entrare in corsa se gli iraniani rimarranno contenti delle offerte che saranno sicuramente generose.
Intanto in Israele
E Israele rimane quindi nuovamente alla porta come alla porta rimangono le sue richieste di non riattivare i colloqui con Teheran.
Non che il Premier israeliano, Naftali Bennet, avvisato già da alcuni giorni che le svendite sul nucleare iraniano sarebbero riprese, sia apparso particolarmente incisivo o minaccioso. Quasi non ne ha parlato.
Speriamo almeno che ne abbia parlato con il Presidente americano, Joe Biden, e che abbia chiesto importanti garanzie prima che gli Stati Uniti rientrino nel JCPOA.
Ma a giudicare dalle prime informazioni sembra che l’ala sinistra dei democratici americani che fa capo a Bernie Sanders, con codazzo di “the squad”, stia facendo pressioni così forti affinché il Presidente Biden accetti di togliere le sanzioni all’Iran e quindi di rientrare nel JCPOA, che il rientro di Washington è solo questione di giorni. Con tanti saluti a Gerusalemme.