Siria, Russia e portaerei cinesi: tra fantapolitica e realtà

Nei giorni scorsi il web è stato inondato di notizie sul fatto che la portaerei cinese Liaoning sarebbe arrivata in Siria per affiancare i russi nella lotta al ISIS. A diffondere la notizia è stato il sito Debkafile [1] rilanciando in verità una notizia diffusa dal sito arabo Al Masdar News [2] nel quel si fa riferimento però a una non ben specificata nave cinese che avrebbe attraversato il Canale di Suez con destinazione non conosciuta.

A sollevare dubbi sulla presenza della Liaoning nel Mediterraneo è l’ex ufficiale della intelligence navale americana, JE Dyer che, pur non escludendo che una nave cinese abbia attraversato il canale di Suez, esclude che tale nave potesse essere la Liaoning spiegando come nessuno sappia del passaggio della portaerei cinese attraverso lo Stretto di Malacca (e di certo la Liaoning non passa inosservata) né tantomeno attraverso il Canale di Suez ( che sarebbe stata una notizia da prima pagina in ogni giornale del mondo). In realtà si pensa che ad attraversare lo Stretto di Suez sia stata una delle navi cinesi impegnate nelle due missioni internazionali in cui Pechino è impegnato, cioè la missione antipirateria davanti alla Somalia dove è impegnata la 21esima flotta cinese con le due fregate Liuzhou e Sanya, oppure quelle appartenenti alla 20esima flotta tra le quali spicca la presenza del modernissimo lanciamissili Jinan. Insomma, la portaerei Liaoning non potrebbe essersi materializzata improvvisamente nel porto di Tartus senza prima essere stata vista attraversare lo Stretto di Malacca o quello di Suez.

Ma il problema vero non è la presenza o meno della portaerei cinese in Siria (chi vivrà vedrà e di certo non è una nave che non si vede) quanto piuttosto le intenzioni di Pechino nella intricata questione mediorientale dove la Siria ne è una componente importante. Quale ruolo intende ritagliarsi la Cina in Medio Oriente?

Secondo un articolo della Pravda [3] che cita il Senatore russo Igor Morozov, la Cina avrebbe aderito alla operazione anti-ISIS russa e lo avrebbe fatto ordinando a un suo incrociatore di entrare nel Mediterraneo (incrociatore, non portaerei). Ora, a parte che non è ben chiaro quale utilità potrebbe avere un incrociatore nella lotta al ISIS, è chiaro che siamo di fronte a una mossa politica più che militare. Si vuole affermare che la Cina è un partner della Russia in Medio Oriente e più che alla Siria a Pechino guardano all’Iran come partner strategico in Medio Oriente, sia a livello militare che economico. Ma i cinesi sanno benissimo che per “accattivarsi” gli Ayatollah devono mostrarsi al fianco della Russia nella guerra per sostenere Assad. Ed ecco quindi materializzarsi una nave cinese nel Mediterraneo. Probabilmente non vedremo quindi aerei cinesi bombardare obbiettivi del ISIS in Siria come non vedremo militari cinesi sul terreno siriano. Ma se la mossa cinese a livello militare conta poco o nulla, a livello politico è una mazzata impressionante per Washington.

Putin intende ridisegnare gli equilibri strategici e politici in Medio Oriente approfittando a man bassa della debolezza americana (e di Obama in particolare), e per farlo sta formando una sorta di “contro-coalizione” della quale fa parte anche Pechino. E’ tutto drammaticamente semplice, non c’è nulla di fantapolitica in tutto questo e probabilmente non c’è nemmeno una portaerei cinese nel porto di Tartus mentre invece c’è molto probabilmente un incrociatore di Pechino a dimostrazione della alleanza russo-cinese.

A livello militare cambia qualcosa? No, ammesso e non concesso che i russi intendano combattere sul terreno l’ISIS (ma ieri Putin ha detto di no) la presenza di una nave cinese a livello militare è del tutto ininfluente mentre è importantissima a livello politico, sancisce una alleanza con la Russia e con l’Iran che agli esperti fa molta paura e che dovrebbe lanciare un segnale molto chiaro alla Casa Bianca, se solo a Washington ci fosse qualcuno di senziente. Vedremo nei prossimi giorni il ruolo della Cina in Medio Oriente, quello che appare chiaro è che Putin sta letteralmente ridisegnando gli equilibri regionali e che per farlo si avvale dell’imponente peso di Pechino. Tutto il resto, a partire da ipotetiche terze guerre mondiali, è solo fantapolitica. Nei prossimi giorni vedremo anche come reagirà Israele a queste mosse. Fino ad ora ha prevalso più il pragmatismo che le alleanze, ma se il piano di Putin dovesse veramente prendere forma Israele non potrà fare a meno né degli USA né dei Paesi Arabi. Ma, a differenza di Washington, a Gerusalemme le menti non mancano e siamo fiduciosi che Israele saprà garantire il proprio fondamentale ruolo in Medio Oriente.

Scritto da Maurizia De Groot Vos

Note e link

[1] Articolo di Debkafile

[2] Articolo di Al Masdar News

[3] Articolo della Pravda

2 commenti su “Siria, Russia e portaerei cinesi: tra fantapolitica e realtà”

  1. Se Israele non potrà fare a meno degli USA, bisognerà anche che gli USA abbiano un presidente ben diverso. Non credo che gli USA di Obama possano servire a chiunque abbia sale in zucca, cosa che fortunatamente a Israele non manca.

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