Tregua con Hamas: Netanyahu ha ragione e chi dice il contrario è uno stolto

Tregua con Hamas: Netanyahu ha ragione e chi dice il contrario è uno stolto

Troppo facile criticare Netanyahu per la tregua con Hamas senza però proporre alternative valide

In queste ore il Premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è di nuovo sotto attacco da parte delle opposizioni (e non solo) per aver ancora una volta accettato una tregua con Hamas e i gruppi terroristici della Striscia di Gaza dopo che questi ultimi avevano pesantemente attaccato Israele con centinaia di missili.

I critici del Premier lo accusano di essere “debole” di fronte ai terroristi islamici che tengono in ostaggio la Striscia di Gaza, ma non è chiaro però cosa avrebbero fatto nei panni di Netanyahu.

Ora cerchiamo di ragionarci sopra e vediamo quali possibilità di scelta aveva effettivamente Netanyahu e quali conseguenze ne sarebbero derivate.

Prima possibilità: rigettare la tregua. Molti dei critici del Premier avrebbero voluto che Netanyahu rigettasse la tregua, anzi, quasi tutti avrebbero voluto che non intavolasse nessuna trattativa con Hamas e che, al contrario, si lanciasse una offensiva di terra contro i gruppi terroristi di Gaza, per fare cosa poi non è chiaro, cioè, con quale programma per il “dopo”, perché se attacchi e distruggi Hamas devi avere un piano per il dopo altrimenti il risultato sarà quello già visto con l’operazione Piombo Fuso.

Seconda possibilità: accettare una tregua parziale. Questo è quello che è successo. Fare poche concessioni ad Hamas, quel tanto che basta per non umiliarli e lasciare che i terroristi vendano questa tregua come una sorta di vittoria.

Terza possibilità: accettare un piano di cessate il fuoco a lungo termine. Questo è il piano a cui da mesi lavorano Egitto e Nazioni Unite e che dovrebbe garantire ad Israele un lungo periodo di calma evitando così di aprire un fronte sud quando in pratica c’è già aperto un fronte nord ben più pericoloso di quello di Gaza. Ma al momento questa possibilità non sembra essere praticabile per le richieste troppo “sfacciate” di Hamas.

Quali conseguenze?

Accantoniamo per un attimo la seconda e la terza possibilità e analizziamo la più gettonata dai critici di Netanyahu, cioè quella che vorrebbe l’IDF entrare in forze a Gaza con l’obiettivo di distruggere Hamas e gli altri gruppi terroristici.

Prima di tutto si dovrebbe comprendere il prezzo in termini di vite umane che una tale opzione comporterebbe. Certamente Hamas verrebbe sbaragliato, ma a quale costo? Decine, forse centinaia di soldati israeliani uccisi e di contro centinaia, forse migliaia di vittime civili da parte palestinese.

E una volta sbaragliato Hamas, cosa dovrebbe succedere? Israele potrebbe rioccupare la Striscia di Gaza accollandosi però l’onere di mantenere 2,5 milioni di palestinesi. In alternativa si potrebbe instaurare un governo che faccia capo alla Autorità Palestinese (AP), la stessa cioè guidata da quel Mahmud Abbas (Abu Mazen) che da anni Netanyahu sta cercando di delegittimare.

Ci sarebbe anche una terza possibilità, quella cioè che vedrebbe la Striscia di Gaza tornare sotto il controllo egiziano, ma l’Egitto non ha nessuna intenzione di riprendersi Gaza e poi non si vedrebbe perché Israele dovrebbe fare una guerra – con relative vittime – per poi “regalare” il tutto all’Egitto.

Insomma, c’è qualcuno che ha un piano preciso per la Striscia di Gaza dopo la prevedibile sconfitta dei terroristi? Io francamente non ho visto nessuna proposta da parte dei critici di Netanyahu.

Al contrario di quanto i critici possano pensare, Netanyahu non è né uno sprovveduto né un debole, ma sa che attaccare la Striscia di Gaza senza avere un piano preciso per il “dopo” è una follia che per di più rischierebbe di indebolire sensibilmente lo Stato Ebraico su quello che indubbiamente è il fronte più pericoloso, quello del nord dove c’è un vero e proprio esercito pronto a riversarsi in Galilea, 80.000 uomini della Brigata di Liberazione del Golan di cui nessuno parla mai ma che sono li, pronti a scattare alla prima occasione.

Senza considerare poi che a sfruttare un eventuale impegno israeliano a Gaza sarebbero gli Hezbollah, ben più pericolosi e ben armati di Hamas.

Perché l’Iran sostiene Hamas e la Jihad Islamica a Gaza?

Secondo voi, perché l’Iran sostiene finanziariamente e militarmente Hamas e la Jihad Islamica a Gaza? Per liberare i palestinesi? Liberare da chi? Gaza non è occupata se non da Hamas. E’ chiaro invece l’interesse di Teheran ad aprire un fronte sud che distolga importanti risorse da quello a nord. Perché mai Netanyahu dovrebbe fare un favore agli Ayatollah iraniani impegolandosi in una guerra a Gaza? Quello si che sarebbe un suicidio?

I nemici di Israele hanno una sola possibilità per limitare lo strapotere militare israeliano, quello di frammentarlo, quello cioè di impegnare l’esercito israeliano su più fronti. Qualcuno mi sa dire perché mai si dovrebbe dare questo vantaggio ai nemici di Israele?

Il piano di Netanyahu

Al contrario dei suoi detrattori, il Premier israeliano ha le idee molto chiare e soprattutto un piano preciso in mente: rimandare la soluzione del “problema Hamas” fino a quando non si sia risolto definitivamente quello ben più complesso e pericoloso rappresentato dall’Iran e dai suoi proxy regionali.

E quale modo c’è per rimandare il “problema Hamas” se non quello di trattare con i terroristi per tenerli buoni fino a che non sarà risolto il problema iraniano?

In molti sostengono che Israele sarebbe in grado di affrontare una guerra su più fronti. E’ una stupidata colossale dettata dal machismo di certe frange “interventiste”. Provate a immaginare migliaia di missili che piovono contemporaneamente da nord e da sud sul piccolo Stato Ebraico. E non parlo di 600 missili in poche ore come visto nei giorni scorsi, ma di migliaia di missili con potenza ben maggiore di quelli di Hamas che piovono sulla popolazione israeliana. Davvero si può pensare che Israele reggerebbe senza problemi a un simile attacco combinato? Sicuramente reggerebbe, lo ha già fatto in passato, ma a quale costo?

E allora mi piacerebbe sentire dai critici di Netanyahu delle proposte alternative in luogo di sterili critiche. Con un quadro complesso e pericoloso come quello che sta affrontando Israele, cosa avrebbero fatto al posto di Netanyahu? Si attendono proposte.

Posted by Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia