Si fa sempre più inquietante il comportamento del Governo turco. Metin Alatas, giornalista di Azadiya Welat e attivista dei Diritti Umani, è stato trovato morto nel quartiere Hadirh nella città di Adana, nel Kurdistan turco. Il corpo è stato trovato impiccato in quello che sembra un grottesco tentativo di far passare la morte del giornalista per un suicidio.
Alatas è stato trovato impiccato ad un albero e il suo corpo portato all’Istituto di Medicina Forense di Adana. La polizia e la magistratura turca hanno da subito attribuito la morte ad un suicidio giustificato da ipotetici “gravi problemi finanziari” che però, secondo testimoni e amici, Alatas non aveva. Né la famiglia, né l’avvocato di fiducia hanno potuto vedere il corpo del giornalista e attivista dei Diritti Umani. Testimoni che hanno chiesto l’anonimato hanno dichiarato che il corpo di Alatas era ricoperto da ecchimosi, come se fosse stato selvaggiamente percosso.
Metin Alatas stava conducendo una inchiesta sulle violazioni dei Diritti Umani perpetrate dalla polizia turca in Kurdistan e due settimane fa era stato violentemente percosso da alcuni sconosciuti che lo avevano avvisato che se non avesse rinunciato alla sua inchiesta gli sarebbe successo qualcosa di grave. Alatas si era rivolto alla magistratura turca per essere tutelato e aveva denunciato i suoi aguzzini. Il Procuratore di Adana non aveva tuttavia dato seguito ad alcuna azione, né di tutela e protezione né di arresto dei responsabili.
I primi giorni di aprile Metin Alatas aveva scritto al Governo turco per denunciare i gravissimi abusi di cui si era resa responsabile la polizia turca nei confronti del popolo kurdo chiedendo di essere ascoltato. Questo forse è stato il suo più grande errore. L’epilogo lo abbiamo già decritto.
Secondo Protocollo in collaborazione con la società civile e le organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani in Kurdistan chiede al Governo turco di approfondire con scrupolo le cause della morte di Metin Alatas visto che la versione ufficiale del suicido non sta in piedi. Chiediamo inoltre che il corpo venga messo a disposizione della famiglia e dei legali della famiglia stessa oltre che del giornale per cui Alatas scriveva.
Quello di Metin Alatas è l’ultimo di alcuni inquietanti episodi che hanno riguardato giornalisti e attivisti dei Diritti Umani nel Kurdistan turco. Ankara non può sorvolare arbitrariamente sulle violazioni dei Diritti della popolazione di etnia kurda perpetrate dalla polizia e dall’esercito turco. Chiediamo che sia fatta giustizia.
Secondo Protocollo