Si è chiuso ieri il secondo vertice arabo/africano organizzato dal dittatore libico Muammar Gheddafi nella città di Sirte, in Libia, e la dichiarazione finale non lascia purtroppo presagire nulla di buono per quanto riguarda il destino del Sud Sudan.
In quella che è stata chiamata la “dichiarazione di Sirte” il dittatore libico ha fatto inserire severe obiezioni al prossimo referendum per l’autodeterminazione del Sud Sudan che si terrà il prossimo 9 gennaio 2011. Gheddafi ha affermato che “una divisione del Sudan sarebbe una malattia contagiosa che potrebbe diffondersi in altri Stati africani”, prendendo così decisamente posizione contro l’autodeterminazione del Sudan Meridionale. “Dobbiamo riconoscere che questo evento è pericoloso – ha aggiunto Gheddafi – e la divisione del Sudan cambierà le mappe del paese diventando un precedente pericoloso per tutto il continente africano e non solo, ma anche per alcuni Paesi Arabi”.
Gheddafi ha trovato in queste sue assurde dichiarazioni l’appoggio pressoché unanime di tutti i Paesi Arabi presenti al vertice i quali, come in passato, si sono apertamente schierati a fianco del genocida presidente sudanese, Omar al-Bashir, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra commessi in Darfur.
A Gheddafi ha risposto il presidente della Commissione dell’Unione africana, Jean Ping, il quale ha ammesso che il referendum in Sud Sudan “e fonte di forte preoccupazione per l’Unione Africana” ma ha anche ricordato che proprio il referendum è parte integrande dell’accordo di pace (Comprehensive Peace Agreement – CPA) firmato nel 2005 a Nairobi tra Governo sudanese e il Sudan People Liberation Movement, e quindi se si vuole evitare la ripresa del conflitto tra Nord e Sud Sudan si devono rispettare gli accordi di Nairobi.
Il capo della Lega Araba, Amr Moussa, ha espresso preoccupazione per “l’impatto del referendum in materia di sicurezza e stabilità su una vasta regione dell’Africa e del Medio Oriente” appoggiando, anche se in maniera molto più diplomatica, il dittatore libico e il genocida sudanese. Tuttavia Moussa ha chiesto che, in caso di svolgimento, il referendum si svolga in maniera trasparente e che rifletta con chiarezza le posizioni del popolo del Sud Sudan e della regione di Abyei.
Non si registrano reazioni, per il momento, da Juba (capitale del Sud Sudan) me è prevedibile che nelle prossime ore ne arriveranno diverse. Il Presidente del SPLM, Sava Kiir, da mesi denuncia le intromissioni libiche (e arabe) e i continui boicottaggi del Governo sudanese. A meno di 100 giorni dal referendum i preparativi vanno a rilento. Ancora devono essere consegnate le schede elettorali e la Commissione di controllo ha potuto iniziare i lavori solo da pochi giorni a causa proprio del continuo boicottaggio del Governo sudanese. Di certo la posizione della Lega Araba non aiuta a distendere i toni e non vorremmo che Bashir, sentendosi le spalle coperte, commetta qualche atto di forza che porterebbe inevitabilmente alla ripresa del conflitto tra Nord e Sud Sudan.
Claudia Colombo