Elezioni palestinesi: Hamas partecipa sotto falso nome. Evoluzione dei terroristi

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I palestinesi, lo sappiamo molto bene, sono maestri della dissimulazione e dell’inganno. Con loro non si può mai stare tranquilli su quello che fanno e che dicono, ogni volta si deve fare molta attenzione a individuare il loro vero obiettivo che non è mai quello dichiarato. Questa regola non scritta ma reale vale anche per le prossime elezioni locali in Cisgiordania che si dovrebbero tenere ad ottobre, elezioni alle quali, contrariamente a quanto affermato fino a ieri, parteciperà anche Hamas anche se sotto falso nome.

L’annuncio della partecipazione di Hamas alle elezioni palestinesi in Cisgiordania è arrivato a sorpresa alla fine della settimana scorsa dopo che la dirigenza di Hamas aveva per mesi annunciato che le avrebbe boicottate. Tuttavia Hamas non parteciperà con il proprio nome ma con una “nuova” formazione politica denominata National Technocrat Party, un ingegnoso sistema per bypassare le possibili obiezioni occidentali e israeliane e per impedire a Fatah di fare qualche mossa che possa escludere il gruppo terrorista dalla tornata elettorale. A spingere Hamas alla partecipazione alle elezioni palestinesi sono stati diversi fattori, a partire dal consenso che hanno ottenuto i loro rappresentanti nelle università palestinesi in Cisgiordania. In particolare alla Birzeit University e al Palestine Polytechnic University di Hebron Hamas ha fatto man bassa di consensi tra gli studenti. A questo va aggiunto il diffuso malcontento dei palestinesi della West Bank verso la Autorità Nazionale Palestinese (ANP), un dissento emerso prepotente da recenti sondaggi commissionati proprio da Hamas e che mostrano come il gruppo terrorista farebbe incetta di voti tra i palestinesi della Cisgiordania.

Solo che, memore di quanto successo a Gaza, Hamas non può certo partecipare a elezioni con il proprio vero nome anche perché i rivali di Fatah troverebbero il sistema di bloccare la partecipazione del gruppo terrorista, da qui la decisione di presentarsi con il nome di National Technocrat Party. E’ chiaramente un escamotage che però ha messo in forte difficoltà la dirigenza di Fatah che mentre ieri annunciava ufficialmente di “essere felice per la partecipazione della nuova formazione politica”, dietro alle quinte lavorava già per bloccarla.

L’evoluzione di Hamas

Ma la partecipazione alle elezioni locali palestinesi è solo la punta dell’iceberg della profonda evoluzione verso cui si avvia il gruppo terrorista palestinese. In abbinamento alle elezioni locali in Cisgiordania, Hamas si appresta anche a tenere elezioni interne che dovrebbero individuare chi sarà a guidare l’ala politica del gruppo terrorista nei prossimi quattro anni. Qui le sorprese non mancano e non sono certo belle sorprese. Dopo che Khaled Mashal ha annunciato di non voler correre per la rielezione a capo dell’ala politica di Hamas, si è aperta la corsa alla sua successione e se qualcuno si aspettava un nome “moderato” tra la lista degli aspiranti capi politici è rimasto deluso. Tra i più accreditati a prendere il posto di Khaled Mashal c’è Mousa Abu Marzook, detto “il diplomatico” per la sua capacità di tessere legami praticamente con tutti, dagli iraniani fino agli egiziani passando per i maggiori leader islamici in tutto il mondo. A dispetto del soprannome Mousa Abu Marzook è però un vero falco con connessioni dirette con gli Hezbollah con i quali condivide gli obiettivi e le strategie militari. Se Hamas vuole (come sembra) ottenere l’appoggio finanziario e militare dell’Iran, allora Mousa Abu Marzook è l’uomo giusto. Il secondo nome, meno accreditato, è quello di Ismail Haniyeh, attuale numero due di Hamas e leader del gruppo terrorista a Gaza. A dispetto di quello che in tanti pensano Ismail Haniyeh non è molto amato tra i terroristi palestinesi che non gli hanno perdonato le sue tante indecisioni e la sua vita lussuosa mentre Gaza deve affrontare la crisi generata dalla occupazione di Hamas. In molti lo accusano di essersi appropriato degli aiuti destinati alla popolazione e questo potrebbe essere un ostacolo insormontabile. Ismail Haniyeh ha però l’appoggio molto forte (e importante) del Qatar che lo vedrebbe bene alla guida dei terroristi palestinesi. Il terzo nome è quello di Yahya Sinwar, uno dei fondatori dell’ala militare di Hamas. Già incarcerato da Israele e liberato nella operazione per la liberazione di Gilad Shalit, Yahya Sinwar ha scalato rapidamente i vertici del gruppo terrorista palestinese diventando membro del Political Bureau di Hamas. Potrebbe essere la variante impazzita dello scontro tra Marzook e Haniyeh anche perché è molto gradito a Mohammad Deif, capo incontrastato della potentissima ala militare.

Il quadro che esce da questa evoluzione è estremamente interessante anche se poco rassicurante. Prima di tutto è chiaro l’intento di Hamas di presentarsi alle elezioni palestinesi con un nome “ripulito” per prendere il controllo anche della Cisgiordania a seguito di “elezioni democratiche”. Le possibilità che ci riesca sono purtroppo molto concrete visto che la ANP e Fatah sono praticamente ai minimi termini come gradimento tra i palestinesi. Il secondo punto è, se possibile, ancora più preoccupante perché prefigura un cambio ai vertici di Hamas che porterebbe il gruppo terrorista sotto la sfera di influenza di Teheran. Infatti sia Mousa Abu Marzook (il diplomatico) che Yahya Sinwar, cioè i due più accreditati a sostituire Khaled Mashal, sono molto vicini a Teheran e agli Hezbollah libanesi il che potrebbe portare in brevissimo tempo i terroristi palestinesi a organizzare un nuovo conflitto con Israele. La intelligence israeliana segue con discrezione ma con molta attenzione i cambiamenti in seno ad Hamas e in particolare la possibilità che prenda il controllo della Cisgiordania. L’ordine per il momento è di non interferire e lasciare alla ANP il compito di contrastare l’avanzata dei terroristi, ma se come si prevede Hamas prenderà il controllo anche della West Bank ogni opzione sarà attentamente valutata.

Scritto da Maurizia De Groot Vos

Posted by Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia