Per chi segue la difesa dei Diritti Umani da fuori, il fatto che una grande organizzazione come Human Rights Watch (HRW) abbia detto ieri che l’ONU deve investigare sulle violazioni dei Diritti Umani in Siria è un fatto senza dubbio di una certa importanza. Dietro a questa iniziativa vedrete che arriverà preciso come un orologio anche un bel comunicato di Amnesty International (AI) con la stessa richiesta.
Nel frattempo dalla prima strage in Siria sono passate cinque o sei settimane. Oltretutto non è che prima Assad i contestatori li tacitava con i fiorellini. Però per cinque sei settimane i bravi difensori dei Diritti Umani di HRW se ne sono stati in rigoroso silenzio (salvo qualche piccola dichiarazione qua e la) così come AI, chiaramente troppo impegnati con altre cose come la cosiddetta “crisi umanitaria a Gaza”, crisi che ha disconosciuto persino la Croce Rossa Internazionale.
Ma a chi vuoi che freghi se Assad ammazza qualche centinaio di manifestanti? La Siria, a differenza di Gaza, non fa tendenza e, soprattutto, non produce entrate. Venerdì però il buon Assad ha passato il segno e i suoi uomini hanno ammazzato un po’ più del dovuto. Non si poteva chiaramente tacere, bisognava cavalcare l’onda della indignazione ed eccoti un bel comunicato da dare alle stampe di tutto il mondo.
E’ un po’ quello che è successo con la Libia. Prima Gheddafi ammazzava i poveri eritrei (li rimandava a casa che è la stessa cosa), sopprimeva nel sangue le manifestazioni di dissenso, metteva nei lager i rifugiati provenienti dall’Africa Sub-Sahariana e nessuno faceva un fiato (salvo il solito articoletto e il rapportino una volta l’anno). Ma come la Libia è balzata all’onore delle cronache, eccoti i bravi “analisti” uscirsene fuori con tutta una serie di dichiarazioni oltretutto da verificare (vedi l’utilizzo delle cluster bomb). La stessa cosa successe due anni fa con l’Iran e prima ancora con la Birmania a dimostrazione che questa gente è pure recidiva.
Ormai certe grosse organizzazioni si interessano ai fatti solo se c’è un ritorno di immagine e quindi di soldi. Se non c’è una strage non se ne parla. Non rende. E anche se c’è una bella strage ma i media non ne parlano, non è il caso di spremersi le meningi per scriverci qualcosa sopra.
Il discorso cambia quando di mezzo ci sono invece i palestinesi o gli israeliani. In qual caso, che se ne parli o meno cambia poco, i finanziatori si trovano sempre. Se poi questi finanziatori sono i sovrani di uno degli Stati che più di ogni altro violano i Diritti Umani, come l’Arabia Saudita, poco male. Occhio non vede cuore non duole. Se poi gli occhi li chiudi è ancora meglio.
E’ triste da dire, ma ormai anche le grandi organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani non fanno niente per niente. Si sono fortemente politicizzate tanto che si può affermare che attuano una “difesa dei Diritti Umani a fasi alterne” e comunque solo quando hanno un tornaconto economico.
Chi sono io, direte voi, per fare la morale a queste “organizzazioni”? Nessuno, io non sono nessuno, sono solo uno che ancora crede che si possa fare un buon lavoro per difendere i Diritti Umani senza farsi prendere dagli interessi e dai giochi politici. Intendiamoci, chi è senza peccato scagli la prima pietra, e io non sono certo senza peccato. Però credo che chi fa questo tipo di lavoro debba essere in tutto e per tutto indipendente e, soprattutto, non ricattabile dai poteri forti. Non si può, per esempio, tacere sul Diritto al divorzio o sulle coppie di fatto solo perché uno dei maggiori finanziatori di una di queste “organizzazioni” è la Chiesa Cattolica. E’ successo in passato che una di loro abbia sostenuto il divorzio e le coppie di fatto, salvo poi non fare più un fiato dopo che il Vaticano li aveva richiamati all’ordine minacciando il taglio dei fondi. L’altra ha tra i maggiori finanziatori il Re saudita e se non fa almeno un comunicato al mese contro Israele gli tagliano i viveri. Ecco, questo per me vuol dire essere ricattabili.
Peccato, perché l’indipendenza dai poteri forti è il primo requisito di una organizzazione che difende i Diritti Umani. Così l’aveva pensata Peter Benenson quando fondò Amnesty. Solo che poi le cose sono cambiate e hanno trasformato due delle più potenti organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani in marionette che agiscono a comando. Insomma, si mettono ai saldi i Diritti Umani e si svendono al migliore offerente.