Le elezioni presidenziale svoltesi ieri in Iran hanno visto una affluenza molto maggiore rispetto alle aspettative. Secondo le prime proiezioni ad essere in vantaggio è il candidato giudicato “moderato e riformista”, Hassan Rohani, sostenuto anche da Akbar Hashemi Rafsanjani e Mohammad Khatami.
Ma cosa si intende per “moderato” quando si nomina Hassan Rohani? La risposta sta nelle parole pronunciate dal probabile futuro Presidente dell’Iran all’atto della presentazione della sua candidatura. Rohani in quella occasione disse: «sono qui per stabilire un governo di saggezza e speranza, per amore di un Iran islamico, per salvare l’economia, per avere un’interazione costruttiva con il mondo e ristabilire la moralità nella società». Iran islamico e moralità nella società sono i cavalli di battaglia degli Ayatollah non dei riformatori che invece puntano a un Iran meno dipendente dal Governo religioso, più laico e certamente con una società più libera. Quindi, dove sta il candidato “moderato e riformista”?
Qualcuno lo giudica moderato perché quando era capo negoziatore per il dossier sul nucleare (dal 2003 al 2005) decise per la sospensione dell’arricchimento dell’uranio, almeno ufficialmente. Ma pochi sanno che in effetti il piano per la costruzione di siti segreti e di laboratori per l’arricchimento dell’uranio, uno per tutti il sito di Fordo, sono in effetti idee di Hassan Rohani. Quindi non è affatto moderato, è semplicemente più furbo e scaltro degli altri.
Anche durante la campagna elettorale i suoi attacchi alla politica di Ahmadinejad non erano rivolti al fatto che avesse perseguito il programma nucleare quanto piuttosto al fatto che lo ha perseguito in maniera poco intelligente portando la comunità internazionale a imporre sanzioni all’Iran e inimicandosi quasi tutti con le sue dichiarazioni antisemite e le minacce di distruzione fatte pubblicamente nei confronti di Israele. Insomma, non ha gradito i metodi di Ahmadnejad ma le finalità andavano bene. Molto meglio, secondo Hassan Rohani, fare le cose senza dirlo.
Insomma, Hassan Rohani è tutto fuorché un moderato. Persegue un Iran islamico e con una società fortemente moralizzata in tal senso, che tradotto significa (per esempio) velo per le donne, diritti limitati sempre per le donne, una islamizzazione capillare con l’applicazione della Sharia alla lettera ecc. ecc. Sul programma nucleare la pensa esattamente come Ahmadinejad solo che preferisce fare le cose più in segreto in modo di non scatenare le reazioni della comunità internazionale. Su Israele poi la linea non cambia di una virgola, solo che è meglio non dichiarare pubblicamente le proprie intenzioni così da scongiurare lo sdegno internazionale. Se questo è il “volto moderato” dell’Iran stiamo a posto.
Noemi Cabitza
Si chiama takyiah, l’hanno inventata e praticata proprio loro, gli sciiti, comunque di moda anche tra i sunniti
Il copricapo (nido di serpi) che indossa indica quanto grande sia la sua moderazione.