Con una durissima nota, come si conviene al rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea quando si tratta di Israele (ma non per Hamas, Siria, Iran ecc. ecc.), Catherine Ashton ha chiesto (intimato) a Israele di rivedere la sua decisione di legalizzare i tre avamposti di Sansana, Rachalim e Bruchin.
Una commissione ministeriale voluta dal Governo israeliano ha infatti deciso di legalizzare i tre avamposti costruiti nel lontano 1990 ma che fino ad oggi non godevano dello status di appartenenza a Israele.
La cosa non è andata giù alla baronessa inglese amica di Hamas e ferma sostenitrice della linea araba (anche in patria). Così, a nome di tutti gli europei ma senza che nessuno glielo abbia chiesto, ha preso carta e penna e ha scritto una durissima nota degna del miglior Arafat piuttosto che del “ministro degli esteri della UE, chiedendo (intimando) al Governo israeliano di “cambiare immediatamente questa decisione”.
Ora, a parte che non si capisce bene perché mai Israele dovrebbe ascoltare un qualsiasi rappresentante dell’Unione Europea visto che non ne fa parte (e per come stanno andando le cose non ne farà mai parte), quello che spicca nel comunicato della Ashton è la terminologia adottata che sembra essere stata presa direttamente da un vecchio comunicato della OLP.
La baronessa inglese amica di Hamas ha infatti usato il termine, sbagliatissimo, di “territorio palestinese occupato” per riferirsi ai tre avamposti israeliani. Un diplomatico dovrebbe sapere che non si può parlare di “territori occupati” ma si deve parlare di “territori contesi”. Oltretutto i tre avamposti sono li dal 1990 non da ieri e se Israele ha aspettato tanto per legalizzarli è perché erano inseriti nelle trattative con i palestinesi, interrotte non certo per colpa israeliana. Visto che Abu Mazen si rifiuta di riprendere qualsiasi trattativa e, soprattutto, di riconoscere lo Stato Ebraico di Israele, a Gerusalemme hanno giustamente pensato che non potevano continuare a tenere gli abitanti dei tre avamposti nel limbo giuridico in cui si trovavano dal 1990. Di qui il riconoscimento.
L’amica dei terroristi arabi ha poi parlato di “ostacolo alla pace” ribadendo ancora una volta il concetto tanto cari al defunto Arafat di “terra in cambio di pace”, concetto fallimentare (vedere cosa è successo a Gaza) e ampiamente superato dagli eventi.
Insomma, Catherine Ashton non perde occasione per attaccare Israele mentre invece sembra ben disposta a tollerare gli eccidi siriani e la corsa verso il nucleare dell’Iran. La baronessa inglese sembra avere negli occhi solo la causa araba e quella dei territori contesi di Samaria e Giudea. Quando capiranno a Bruxelles che è ora di sostituirla?
Sharon Levi