“Se l’Iran non interromperà il suo programma nucleare agiremo militarmente……….ma forse anche no”. Sembra essere questo il messaggio ambiguo inviato da Hillary Clinton agli Ayatollah iraniani nella conferenza stampa seguita alla sua visita in Israele.
La Clinton, dopo aver sostenuto che gli USA preferiscono comunque una soluzione diplomatica, ha detto: «gli Stati Uniti useranno tutti i mezzi a loro disposizione per impedire all’Iran di dotarsi di armi nucleari, compresa la forza militare». Il problema però è che negli ultimi tre anni gli americani hanno detto la stessa cosa decine e decine di volte senza mai però dare veramente l’idea di una minaccia concreta e reale, una minaccia che possa spaventare in qualche modo l’Iran e far desistere di Ayatollah dalla loro corsa alle armi nucleari. Anzi, come dimenticare la “politica della mano tesa” inaugurata dal Presidente Obama, che non ha fatto altro che portare Teheran a un passo dalla bomba?
A furia di lanciare minacce non credibili l’unica cosa che si è ottenuta è che gli Ayatollah se la ridono e continuano imperterriti nella loro corsa al nucleare. Gli USA non hanno mai detto perentoriamente all’Iran «o la smettete di arricchire l’uranio o vi bombardiamo», non hanno mai fatto azioni concrete che facessero sentire veramente la pressione militare agli iraniani. Certo, hanno spostato e poi tolto dal Golfo Persico diverse navi, ma sembra più un normale avvicendamento di unità navali, una routine. Al Capone direbbe “tutte chiacchiere e distintivo”. E solo la minaccia dell’Iran, quella si concreta, di bloccare lo Stretto di Hormuz gli ha indotti a spostare una portaerei in più nel Golfo Persico.
Anche in questo suo ultimo viaggio in Israele, la Clinton non ha mandato all’Iran quel messaggio perentorio che tutti si attendevano. No, sembrava molto più preoccupata di ottenere dagli israeliani la promessa che non avrebbero attaccato le centrali iraniane prima delle elezioni presidenziali americane. Anzi, l’unica cosa che è riuscita a fare è stata quella di sciorinare una assurda retorica sulla “necessità da parte di Israele di approfittare dei cambiamenti in atto nel mondo islamico” senza però spiegare bene cosa intendesse se cioè, secondo lei, a Gerusalemme si debbano mettere supini e applaudire i Fratelli Musulmani che fanno a bacini con i peggiori terroristi o cos’altro. Ha anche detto che Israele dovrebbe fare “generose concessioni” ai palestinesi così da arrivare alla pace. Come se ai palestinesi interessasse veramente la pace.
Francamente si è avuta l’impressione che Hillary Clinton sia passata per Gerusalemme solo perché non ne poteva fare era meno. Era da queste parti per salutare i nuovi amici della Fratellanza Musulmana e così ha fatto anche una piccola tappa in Israele, ma solo per ribadire la suicida e inutile politica della Casa Bianca fatta solo di dichiarazioni preconfezionate e per niente incisive. Un regalo agli Ayatollah e alla Fratellanza Musulmana che adesso sanno (hanno la conferma) che dalla Casa Bianca non hanno nulla da temere.
Sarah F.
Che gli usa non possano attaccare l’iran è cosa risaputa.
il balletto di dicharazioni serve a nascondere questo dato di fatto.
L’errore di fondo è pensare che questo dipenda da inclinazioni personali di obama o della clinton, da simpatia per i fratelli musulmani o da mancata comprensione di quanto avviene in medio oriente.
il fatto invece dipende unicamente da un calcolo.
Per gli usa controllare iraq e iran è essenziale, in base a questo bush ha impostato la sua politica, ha attaccato uno stato sovrano, l’iraq, sulla base di una minaccia inesistente, perdendo 6000 giovani vite americane, causando 600.000 morti civili iracheni, delegittimando gli usa agli occhi dell’opinione pubblica mondiale, bruciando una quantità inconcepibile di danaro, causando disastri ambientali irreparabili e, alla fine, perdendo su tutta la linea.
in questi giorni in iraq si sono tenute le aste per i pozzi petroliferi, a sorpresa gli usa sono tornati a casa a mani vuote. Un paese strategico ed essenziale è uscito dalla sfera americana per entrare in quella russo-cinese-iraniana.
Dal dopoguerra in poi iran iraq e arabia saudita sono stati essenziali per gli usa, persi i primi due l’america ha il terrore di perfere il terzo, per questo, non avendo la forza per una soluzione militare che riporti quest’area nella sua influenza, cerca di venire a patti con i fratelli musulmani, sperando di sfilarli alla cina con le buone, e mettendo un’ipoteca sul futuro dell’arabia saudita, dove il feudalismo filo americano scricchiola e non durerà a lungo.