Quando il il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha iniziato a discutere di nucleare iraniano con la sua controparte israeliana, Eyal Hulata, prima della ripresa dei colloqui di Vienna, a Gerusalemme già sapevano che tirava aria di fregatura.
La conferma, purtroppo, non è tardata ad arrivare. Sullivan non ha iniziato i colloqui con la sua controparte israeliana per discutere con l’alleato di nucleare iraniano e decidere insieme cosa fare, ma lo ha fatto per notificare una decisione già presa.
Gli Stati Uniti proporranno all’Iran un accordo temporaneo secondo il quale Teheran smetterà di violare gli accordi presi in precedenza, come arricchire l’uranio al 60% e in cambio riceverà lo sblocco di miliardi di dollari al momento sequestrati.
Questo accordo “temporaneo” servirebbe per prendere tempo in attesa di un accordo più dettagliato che verrà raggiunto (sperano) più avanti.
Questa cosa ricorda molto da vicino l’accordo che fece a suo tempo Barack Obama con il JCPOA che portò fiumi di denaro nelle casse degli Ayatollah, denaro che finì quasi totalmente per finanziare il terrorismo islamico.
La differenza è che allora Obama ottenne in cambio un accordo che in teoria doveva fermare la corsa iraniana al nucleare (anche se poi si è visto che non lo fece). In questo caso non c’è nemmeno quella contropartita.
Ferma opposizione israeliana
Israele si oppone fermamente ad un accordo temporaneo che, secondo Gerusalemme, potrebbe diventare permanente e non solo riversare miliardi di dollari nelle casse iraniane che andranno a finanziare il terrorismo islamico, ma anche influire in maniera minima nella corsa iraniana verso la bomba.
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite (AIEA) ha dichiarato mercoledì nel suo ultimo rapporto che l’Iran ha aumentato le sue scorte di uranio altamente arricchito anche se l’AIEA non è in grado di quantificare quanto sia l’uranio altamente arricchito a causa delle limitazioni imposte dagli Ayatollah agli ispettori.
E intanto secondo il Wall Street Journal l’Iran ha ripreso a produrre parti per centrifughe avanzate in un sito nucleare presumibilmente un tempo preso di mira da Israele. Alla faccia della correttezza.