Primavere islamiche. Altro che Diritti
Tre su tre. Tunisia, Egitto e Libia.Altro che “primavere arabe” queste sono vere e proprie “primavere islamiche” dove con tale termine si intende un percorso che da una possibile democrazia ventilata ai primordi delle “primavere arabe” (solo qualche mese fa), si è passati ad un avvento dell’islam integralista. Alla faccia della democrazia.
Partiamo da chi per primo diede il via alla cosiddetta “primavera araba”, cioè dalla Tunisia. Ormai è evidente che a vincere le elezioni è stato il partito islamico di EnnahdHa, un partito che a detta dei laici tunisini è tutt’altro che “moderato” e che in qualche modo sarebbe riuscito ad ingannare gli elettori promettendo un governo “poco islamico”. Il timore invece è che una volta al potere EnnahdHa applichi in pieno la Sharia, cioè la legge islamica.
Ed è proprio di Sharia che ha parlato nel suo primo discorso il Premier libico ad interim, Mustafa Abdel Jalil, in occasione della festa per la liberazione della Libia che si è tenuta domenica scorsa a Bengasi. Jalil ha affermato che la Sharia sarà «la fonte del Diritto» in Libia e ha annunciato che verrà ripristinata la pratica tutta islamica della poligamia, un pero e proprio schiaffo ai Diritti delle donne.
Infine l’Egitto, dove dopo la caduta di Mubarak a prendere il potere è stata una giunta militare guidata dal Maresciallo Tantawi che come primo provvedimento ha concesso il passaggio nello Stretto di Suez ad alcune navi militari iraniane e ha di fatto sdoganato la Fratellanza Musulmana, la quale sta prendendo sempre più potere e che, secondo i sondaggi, se ci fossero elezioni le vincerebbe alla grande. Da non dimenticare, in questo contesto, le persecuzioni contro i cristiani copti che una decina di giorni fa hanno portato alla morte di decine di fedeli cristiani che protestavano pacificamente contro l’incendio di una chiesa.
In sostanza, la sensazione è che gli integralisti islamici si siano approfittati delle legittime richieste di democrazia e di Diritti dei giovani arabi per abbattere tre regimi che, certo, erano violenti e non democratici, ma che avevano notevolmente limitato l’integralismo islamico. Oggi la primordiale e genuina “primavera araba” che aveva portato tanti giovani in piazza è stata fuorviata e sorpassata da una sorta di “primavera islamica” che sta portando al potere l’integralismo islamico. Questo è un dato di fatto facilmente verificabile e che, purtroppo, lo potremo accertare già nell’immediato.
Non capisco quindi tutta l’euforia dimostrata da una certa stampa di sinistra di fronte a questi fatti che purtroppo sono davanti agli occhi di tutti. Non capisco come si possa essere contenti che a due passi dall’Europa, in Tunisia, a salire al potere sia un partito islamico integralista. Non capisco come si possa essere euforici per la caduta del regime libico quando la prima misura presa dal Governo provvisorio è quella di restaurare la Sharia e tutto quello che ne deriva. Non capisco come si possa santificare la rivolta di Piazza Tahrir in Egitto e portarla come esempio mondiale, quando da quella piazza è uscito il peggio del peggio dell’integralismo islamico, quella Fratellanza Musulmana che è un punto di riferimento per gruppi terroristi come Hamas e altri gruppi sunniti.
Non c’è niente di democratico in quello che è emerso dalla prima idea di “primavera araba”, anzi, probabilmente c’è addirittura una regressione dei Diritti legata all’avanzamento dell’islam radicale che sarà difficilissimo limitare. Peccato per i giovani arabi che sono le prime vittime di questa trasformazione, peccato perché la prima idea di “primavera araba” era buona e andava forse supportata meglio dall’occidente, prima che al suo interno si insinuassero gli integralisti. Ora è troppo tardi.
Noemi Cabitza