C’è stato un momento nella storia moderna nel quale la propaganda russa, ben rilanciata dai megafoni del Cremlino in occidente, iniziò a descrivere Vladimir Putin come il difensore del cristianesimo contro le orde islamiche.
Per essere più precisi era il momento in cui Putin decise di intervenire in Siria per salvare i propri interessi e non per salvare Assad, all’epoca sull’orlo della capitolazione per mano dello Stato Islamico e di Al Nusra.
L’intervento russo – sebbene piuttosto limitato perché si trattava di combattere un esercito di cialtroni in ciabatte, senza armi pesanti, aerei o sistemi d’arma moderni – contribuì in modo decisivo a mantenere Assad al potere e diede modo alla propaganda russa di descrivere Putin come il difensore del cristianesimo e sterminatore dello Stato Islamico.
In realtà Putin fece poco o niente contro lo Stato Islamico in quanto concentrato più su Al Nusra, cioè contro il pericolo più imminente per Assad. L’ISIS venne sconfitto dai curdi. Tuttavia la propaganda russa riuscì (assai facilmente) a far passare l’idea che fosse stato Putin a sconfiggere l’ISIS.
Anzi, esattamente come fece a suo tempo con i ceceni, Putin riuscì a portare un discreto numero di combattenti islamici dalla sua parte, pronti per essere impiegati con la Wagner in Libia e negli altri teatri di interesse del Cremlino.
Una parte di questi, proprio insieme ai ceceni, li ritroviamo a combattere in Ucraina e non fanno certo complimenti, così come non li facevano in Siria.
Cosa dire poi dell’alleanza di ferro con l’Iran? Teheran è il migliore alleato di Putin in Medio Oriente. E con l’Iran ci sono tutti i gruppi terroristici ad esso connessi, come Hezbollah in Libano e in Siria, oppure Kata’ib Hezbollah in Iraq e tutti gli altri gruppi terroristici islamici sciiti distribuiti in Medio Oriente.
In sostanza, Putin attraverso Teheran controlla tutto l’estremismo islamico di matrice sciita in Medio Oriente. Alla faccia del difensore del cristianesimo.