Parliamoci chiaro, quando sono iniziate le rivolte nel mondo arabo tutti noi abbiamo guardato a quei giovani arabi con simpatia e con la recondita speranza di essere all’alba di un cambiamento epocale nel mondo islamico, un cambiamento positivo che avrebbe portato ad una maggiore fruizione dei Diritti Umani in quei Paesi oscurati da dittatori e da mentalità medioevali.
Oggi possiamo dire che quella nostra speranza (e probabilmente quella di milioni di giovani arabi) è stata brutalmente disattesa. I risultati post-primavere arabe ci dicono che in quei Paesi dove la rivolta ha portato alla caduta dei dittatori sono andati al potere gli islamisti radicali. In Tunisia, da dove tutto è partito, sono andati al potere gli islamisti di Ennahdha. In Libia il primo provvedimento del Governo Provvisorio è stato quello di introdurre la sharia. In Egitto le elezioni sono state vinte dai Fratelli Musulmani seguiti a ruota dal partito dei salafiti. Persino in Marocco ha vinto il partito islamico del PJD. Se una svolta c’è stata non è andata quindi verso il miglioramento della fruizione dei Diritti ma, al contrario, verso una decisa ascesa dell’islam che è antitetico al Diritto.
Eppure lo dovevamo sapere che il rischio era questo. Non è la prima volta che accade. Era già successo con l’Iran e con l’Afghanistan. Nel primo caso la rivoluzione islamica fece cadere lo Scià, considerato a ragione un dittatore. Ma la rivoluzione iraniana non portò certo un miglioramento della fruizione dei Diritti, anzi, il potere venne preso dagli integralisti islamici e oggi l’Iran è uno dei peggiori Paesi al mondo in termini di rispetto dei Diritti Umani. In Afghanistan il colpo di Stato che demolì la Repubblica Afghana portò prima all’invasione russa e poi all’avvento dei talebani. Anche in quel caso una rivoluzione che partiva da una ideologia giusta si è ben presto trasformata in un flagello per i Diritti.
Quello che sta avvenendo nei Paesi nordafricani protagonisti della cosiddetta “primavera araba” ricorda drammaticamente quanto accaduto in Iran e in Afghanistan. Gli integralisti, spesso mascherati da islamici moderati, hanno usato la richiesta di libertà e di giustizia dei giovani rivoltosi per prendere il potere e, una volta riusciti nell’impresa, per instaurare un vero e proprio regime islamico che non ha niente a che vedere con le parole “libertà”, “giustizia” e “Diritti”.
E’ sconcertante vedere come i Diritti Umani vengano usati come arma per prendere il potere e non, come invece dovrebbe essere, per garantire un miglioramento della vita delle popolazioni. E’ uno schema che si ripete drammaticamente nel mondo islamico. Lo abbiamo visto anche a Gaza dove da quando è al potere Hamas, andato al potere dopo elezioni nelle quali promettevano più Diritti, la gente è succube di questo gruppo terrorista con una conformazione strutturale e un modo di fare che ricorda da un lato quella della mafia siciliana e dall’altro quella degli Ayatollah iraniani.
Il bello (o meglio, il brutto), è che spesso è il democratico occidente a favorire l’ascesa di questi movimenti integralisti, plaudendo e spesso agevolando la caduta dei dittatori o, addirittura, scambiando gli integralisti islamici per “moderati”, come se esistesse un islam moderato. Credo, ma spero veramente di sbagliarmi, che nei prossimi mesi vedremo in tutta la sua drammaticità il risultato delle cosiddette “primavere arabe”, vedremo cioè che tutte le nostre speranze di assistere ad un positivo cambiamento del mondo arabo sono state sepolte dal mondo islamico. E saranno dolori per tutti.
Sharon Levi