Il caso di Almas Mahmod, la 17enne pakistana sequestrata a Fano dal padre per costringerla a sposarsi con un connazionale e salvata dal tempestivo intervento delle forze dell’ordine, è solo l’ultimo episodio di “matrimonio imposto” dai genitori alle loro figlie che invece vorrebbero essere libere di scegliere l’uomo che amano e non quello imposto da assurde regole tribali.
Secondo un dossier pubblicato questa mattina dal Corriere della Sera sarebbero almeno 2.000 i matrimoni imposti che ogni anno si celebrano in Italia, un numero spaventoso se si pensa che probabilmente è un numero in difetto.
Secondo il dossier (prodotto dal Centro di documentazione sull’infanzia) sarebbero principalmente le comunità pakistane e indiane quelle a essere interessate al fenomeno, ma anche in altre comunità islamiche i casi sono frequenti. In molti casi i matrimoni avvengono quando la ragazza è minorenne o addirittura di età inferiore ai 16 anni. Qualche volta avvengono nelle moschee in Italia ma nella maggioranza dei casi avvengono nella terra d’origine dove la ragazza è costretta a tornare dalla famiglia essendo illegale in Italia il matrimonio con minorenni, salvo deroghe del Tribunale dei Minori a causa di “gravi motivi”. La moschea resta comunque una specie di porto franco dove le autorità italiane difficilmente mettono becco per un concetto sbagliatissimo di “non ingerenza”.
Quando la ragazza si ribella a questo stato di cose o ha una relazione con un uomo italiano o non della stessa comunità, in moltissimi casi si assiste a gravissimi episodi di violenza che, qualche volta, portano persino alla morte della giovane come nel caso di Sanaa Dafani o di Hina Saleem. In altri spingono la ragazza al suicidio come nel caso di Nora Attaibi. Ma nella maggioranza dei casi le ragazze finiscono per cedere diventando spose “invisibili e mute”, donne fantasma lontane anni luce dalla società e dalla tanto declamata integrazione.
Duemila ragazze ogni anno diventano fantasmi per la società civile, persone di cui non si parla mai ma che vivono una situazione di costrizione senza precedenti. Passano da un padre-padrone a un marito-padrone senza avere alcuna possibilità di scampo. Non è più possibile che nel 2010 in Italia venga tollerata questa assurda situazione, non certo in una Italia dove troppo spesso la parola “integrazione” viene usata a sproposito.
Occorre che il Governo e le forze politiche facciano subito qualcosa per arginare questa assurda situazione. Occorrono leggi ad hoc che puniscano severamente queste arcaiche pratiche e che proteggano adeguatamente la vita di queste ragazze. Occorre aumentare i controlli sui matrimoni celebrati all’estero, nei loro paesi d’origine. Occorre fare in modo di prevenirli perché una volta celebrati difficilmente s potrà fare qualcosa. Occorre soprattutto dare un segnale forte garantendo adeguata protezione alle ragazze che si ribellano a questa usurpazione della vita. Infine, lo ribadiamo, occorre una legge specifica che punisca la misoginia, perché di questo si tratta. Ora è arrivato il momento dell’intolleranza a queste pratiche tribali e arcaiche. Solo così si potrà veramente parlare di integrazione.
Articolo scritto da Bianca B.