Proprio ieri una analisi su Secondo Protocollo prevedeva che dopo le elezioni USA la Turchia avrebbe rotto gli indugi con la Siria e, probabilmente, sarebbe entrata direttamente nel conflitto. Puntuale come un orologio è arrivata la richiesta turca alla NATO di schierare missili Patriot lungo il confine con la Siria.
Ufficialmente la richiesta turca è una “richiesta difensiva”, volta cioè a proteggere il territorio turco da eventuali “ripercussioni del conflitto siriano”. In sostanza il Governo turco chiede i Patriot ufficialmente come misura preventiva. In realtà le voci che arrivano da Ankara sono diverse e disegnano uno scenario opposto.
Secondo diverse fonti turche Ankara aveva nel cassetto questa richiesta da almeno due mesi e lo schieramento dei Patriot sarebbe in effetti il preludio a un intervento diretto turco in Siria. Sarebbe stata Hillary Clinton in persona a chiedere a Erdogan di pazientare fino a dopo le elezioni presidenziali americane per non turbare la campagna elettorale. Da qui l’immediata richiesta turca di ieri, cioè poche ore dopo la rielezione di Obama.
E’ chiaro che lo schieramento delle batterie di Patriot lungo il confine turco-siriano non può che aumentare ulteriormente la tensione, già altissima, tra i due Paesi ex alleati, come è altrettanto chiaro che la Turchia, arrivati a questo punto, stia veramente pensando a un intervento militare in Siria con la benedizione di Obama. E’ la fotocopia di quanto successo in Libia dove però la Turchia svolse un ruolo del tutto secondario in ambito NATO. Qui in vece fungerebbe da traino.
Non è un caso che Obama abbia messo la questione siriana ai primi posti della sua agenda in Medio Oriente come non è un caso che proprio ieri il Premier britannico, David Cameron, abbia lanciato un ultimo salvagente ad Assad promettendogli un salvacondotto in caso di suo ritiro. Una sorta di ultimatum mascherato da azione diplomatica.
Sarah F.
Io spero che una volta per tutte Israele si riprenda Gaza e metta fine a questo orrore INTOLLERABILE.