Egitto: e ora si teme la grande fuga dei cristiani

Che alle elezioni egiziane ci sarebbe stata una forte affermazione dei Fratelli Musulmani era purtroppo noto a tutti, ma che a ruota li seguissero i salafiti (ultraestremisti islamici) nessuno davvero se lo aspettava. Invece sembra che sia andata proprio così anche se lo sapremo con certezza solo oggi. Secondo le voci che circolano i Fratelli Musulmani avrebbero preso il 40% dei voti mentre i salafiti avrebbero raggiunto incredibilmente il 30%.

La svolta verso l’islam radicale dell’Egitto è quindi chiarissima visto che se è vero che i Fratelli Musulmani sono certamente integralisti, i salafiti lo sono ancora di più. Non mi divulgherò nello spiegare le conseguenze a livello internazionale di questa radicalizzazione egiziana, lo faremo più approfonditamente nei prossimi giorni. Voglio invece concentrarmi sulle conseguenze che si avranno all’interno dell’Egitto e quali sono i timori della foltissima comunità cristiana (il 18% della popolazione), già duramente colpita nei mesi scorsi dagli estremisti islamici.

Per capire a che livello sia la paura della comunità cristiana egiziana, per lo più copta, basta leggere alcune dichiarazioni rilasciate dai fedeli e dai vertici della comunità stessa. A prevalere è la paura quando non il vero e proprio terrore. Sul sito web di “Copts United”, un giornale online gestito da una quarantina di giornalisti copti, è evidente il timore di un ulteriore inasprimento della repressione verso i cristiani e di una vera radicalizzazione dell’Egitto. E la musica non cambia anche sui molti blog gestiti da ragazzi copti, gli stessi che hanno partecipato in massa alla rivolta di Piazza Tahrir e che hanno visto come la loro “rivoluzione” abbia in effetti aperto le porte all’islam radicale e non alla democrazia. Preoccupa l’idea che a governare siano i Fratelli Musulmani, descritti come tutt’altro che moderati, ma soprattutto preoccupa l’incredibile affermazione dei salafiti, da più parte accusati dei numerosi assalti ai cristiani copti degli ultimi mesi.

E così l’idea che sembra prevalere tra i cristiani egiziani è quella di andare via dall’Egitto, un problema che a breve si potrebbe ripercuotere sull’Europa e sul mondo occidentale. E si, perché se si dovesse verificare questa apocalittica evenienza ci si troverebbe a dover affrontare la fuga di centinaia di migliaia di persone costrette ad abbandonare tutto per poter sopravvivere. Qualcuno dirà che è uno scenario apocalittico e certamente esagerato. Forse, ma a leggere le dichiarazioni di molti ragazzi copti, questo scenario è tutt’altro che remoto. C’è anche chi sostiene di non voler mollare, che “non permetterà agli estremisti islamici di mettere il velo alle loro donne”, ma sono la minoranza. A prevalere è la paura.

Ora, quali sono le cose da fare per evitare che tutto ciò avvenga? Innanzi tutto ci vuole un impegno preciso da parte dell’Europa a vigilare su quello che avverrà nelle prossime settimane in Egitto. L’Unione Europea deve fare forte pressione sul regime militare affinché impedisca con ogni mezzo qualsiasi forma di violenza contro i cristiani. Ma tutta la comunità internazionale, a partire dagli USA, deve essere vigile. Nel caso, non auspicabile ma possibile (visti i precedenti), che in Egitto inizi una campagna contro i cristiani, l’Europa deve essere pronta ad accogliere chi fugge dall’Egitto e a dargli sostegno. Così deve fare il resto della comunità internazionale. In questo momento non sarebbe affatto sbagliato che anche l’Onu dia il via ad una operazione di monitoraggio approfondito sulla condizione dei cristiani in Egitto e che, se fosse il caso, intervenga in maniera adeguata.

Lungi da me e da questa associazione lanciare allarmi basati sul nulla, ma dopo i risultati delle elezioni in Egitto la preoccupazione per il destino della comunità cristiana egiziana è molto forte. Per questo riteniamo che la comunità internazionale debba esprimersi adesso e non quando sarà troppo tardi. Finito il tempo delle congratulazioni di rito, si passi a ricordare ai governanti egiziani i loro doveri verso il mondo.

Marta Baldelli

2 commenti su “Egitto: e ora si teme la grande fuga dei cristiani”

  1. l’esito di queste elezioni in Egitto, a mio avviso, è di una gravità che per ora non possiamo neanche quantificare. quello dei cristiani egiziani è un problema, ma forse addirittura è quasi secondario rispetto a quelli che potrebbero verificarsi.
    l’Egitto è un paese importante con molti abitanti, è l’unico paese arabo islamico ad avere una sorta di pace fredda con Israele, tutti gli altri ne sono ostili chi più chi meno, è quindi evidente che con il governo che verrà a formarsi gli attriti nei confronti di Israele non possono che intensificarsi.
    ovviamente c’è il solito problema dei palestinesi, i quali verrano usati nuovamente dagli integralisti egiziani (come fanno tutti gli altri paesi islamici) per attaccare Israele e tentare di scatenarne la reazione militare, oltretutto in un periodo storico in cui la stessa Israele è molto isolata diplomaticamente.
    c’è anche il problema con l’Europa: come si comporterà quest’ultima rispetto ad un paese così importante guidato da integralisti islamici, considerando che proprio l’Europa è piena di egiziani immigrati? anche se i cristiani egiziani avessero seri problemi, resto piuttosto convinto che l’Europa non sarà in grado di fare niente di importante per proteggerli, considerando il ventre molle che ha dimostrato negli ultimi anni (anzi, decenni).
    e gli Stati uniti? cosa farà adesso Obama, andrà a fare un altro bel discorso come l’altra volta? credo che sia improbabile…
    tira una brutta aria, per noi occidentali, un’aria sempre più brutta, e per ora purtroppo non vedo la luce in fondo al tunnel.

  2. E’ come durante la rivoluzione islamica in Iran; sono state usate le minoranze politico/religiose per fare numero e cacciare lo Scià. Una volta attuato il cambiamento di regime, se ne sono liberati. La stessa cosa accade in Egitto, e gli ingenui (anche in occidente) che hanno appoggiato la cosiddetta “primavera”, si ritrovano estromessi o addirittura perseguitati dai nuovi “padroni”.

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