Se non fosse che si sta parlando di due dei maggiori gruppi terroristici al mondo, ci sarebbe di che ridere per settimane nel leggere un editorialista di Al-Qassam, Khalid Amayreh, definire i suoi colleghi ed ex alleati di Hezbollah con il termine di “gruppo settario e fanatico”. E’ il bue che da del cornuto al toro.
Eppure la rottura clamorosa c’è stata e si è consumata sulla Siria. Hezbollah sostiene Assad ed è intervenuto pesantemente nel conflitto siriano mettendo in campo almeno 5.000 dei suoi uomini migliori. Hamas, dal canto suo, si è fatto due conti in tasca e ha deciso che economicamente è più conveniente stare dalla parte dell’emiro del Qatar piuttosto che da quella degli Ayatollah iraniani, per cui dopo aver avuto per decenni i suoi uffici politici a Damasco e aver ottenuto soldi e protezione da Assad ha deciso di rinnegarlo, di spostare i suoi uffici nella più accogliente Doha e di dare addosso al rais siriano rinnegando anche l’alleanza con Teheran che per anni gli aveva fornito armi di ogni tipo.
Così un paio di giorni fa Hamas emette un duro comunicato contro Hezbollah chiedendo al gruppo terrorista libanese di ritirare i suoi uomini dalla Siria perché “è immorale sostenere chi massacra il proprio popolo” e sarebbe molto meglio abbandonare Assad al proprio destino per concentrarsi sul vero nemico dell’Islam, Israele.
Hezbollah, dal canto suo, si dice d’accordo sul nemico comune (Israele n.d.r.) ma non accetta di ritirarsi dalla Siria e così nasce una diatriba tra i due gruppi terroristici dove quelli di Hamas iniziano a chiamare quelli Hezbollah con il nome di “Hezbul Shaytan”, cioè partito di Satana in luogo di partito di Dio, mentre da Hezbollah arrivano accuse di codardia e tradimento nei confronti di Hamas.
Come detto prima, se non fosse una cosa terribilmente seria ci sarebbe di che ridere per settimane, perché la cosa è veramente seria e rischia di trasportare il conflitto siriano nella Striscia di Gaza dopo che lo stesso conflitto ha infettato il Libano. Un antipasto lo abbiamo avuto due giorni fa quando la Jihad Islamica di Gaza, alleata di Teheran e quindi di Hezbollah, ha lanciato una salva di missili su Israele nel tentativo di coinvolgere Hamas nella prevedibile risposta israeliana o quantomeno di dimostrare che non sono più quelli di Hamas i terroristi duri e puri ma sono loro ad aver preso in mano il conflitto con Israele.
Secondo fonti di intelligence israeliana nelle ultime settimane la Jihad Islamica ha avuto moltissimi carichi di armi da Teheran rafforzandosi enormemente sul piano militare, un aspetto che sta spingendo Hamas a combattere la Jihad Islamica per paura che quest’ultima gli possa sottrarre il controllo di Gaza. La Jihad Islamica è appoggiata da Hezbollah e sembra che partecipi attivamente al conflitto siriano con un piccolo contingente di uomini.
Insomma, siamo di fronte a una vera e propria guerra tra terroristi dove uno vuole prevalere sull’altro e dove in palio c’è il titolo di nemico numero uno di Israele anche se il vero campo di battaglia è quello siriano e più approfonditamente il secolare conflitto tra sunniti e sciiti.
In teoria il fatto che si combattano tra loro potrebbe essere una cosa buona se non fosse che c’è il rischio concreto che per dimostrare di essere migliori degli altri o per danneggiarli, uno dei gruppi terroristici che si combattono potrebbe attaccare Israele o organizzare azioni terroristiche al fine di provocare una reazione armata israeliana. E si sa, quando questo avviene e sempre una gran bella pubblicità e distoglie l’attenzione dai veri problemi dell’area. Un vantaggio per tutti i terroristi, a prescindere dal nome del gruppo.
Sharon Levi