Se qualcuno avesse avuto dubbi sulla reale posizioni di Hamas e dei Fratelli Musulmani egiziani in merito ad Al Qaeda, adesso dovrebbe avere quanto meno le idee più chiare: loro stanno con i terroristi e lo hanno chiaramente dimostrato ieri.
La dichiarazione rilasciata da Ismail Haniyeh ieri a Gaza in merito all’uccisione di Bin Laden è inequivocabile. Il capo di Hamas a Gaza ha condannato la “politica criminale degli USA” e ha reso onore ad un “combattente della guerra santa”. Insomma, Hamas sta con Al Qaeda. Ora sentiamo cosa ci diranno i buonisti occidentali che definiscono Hamas un gruppo democratico e non estremista, addirittura pronto a fare accordi con l’Autorità Nazionale Palestinese. Ora vediamo cosa ne pensa il mondo del fatto che l’Egitto voglia aprire il valico di Rafah che, di fatto, permetterà il libero accesso di armi e terroristi nella Striscia di Gaza.
Già l’Egitto. Sempre i soliti buonisti si sono affrettati ad applaudire la “rivoluzione democratica egiziana” escludendo a priori che il potere potesse finire nelle mani degli integralisti della Fratellanza Musulmana, la stessa da dove viene un certo Ayman Abdel Rahman al Zawahri che, per chi non lo sapesse, è l’ideologo di Al Qaeda e probabile successore di Bin Laden. Anzi, hanno fatto di peggio: hanno affermato che i Fratelli Musulmani egiziani non erano estremisti ma che fossero una forza politica e democratica, lontanissima dall’islam integralista rappresentato proprio dalle idee di Al Qaeda. Beh, i fatti dimostrano l’esatto contrario. A parte le richieste legislative fatte alla giunta militare che tendono a riportare l’Egitto indietro di cinquanta anni (autobus per sole donne, velo obbligatorio ecc. ecc.), a parte costringere Tantawi a riaprire il valico di Rafah, a parte l’essere il padre putativo di Hamas, il movimento della Fratellanza Musulmana ha condannato l’uccisone di Bin Laden così come ha fatto Hamas, solo che ha usato parole diverse, diciamo più soft. Ma il risultato è lo stesso.
E allora mi chiedo: possibile che nessuno veda la manovra che stanno facendo i terroristi di Hamas in combutta con gli integralisti della Fratellanza Musulmana volta esclusivamente a prendere il potere in Palestina (Cisgiordania compresa) e ad accentuare l’isolamento di Israele? Possibile che nessuna si renda conto che dietro a questa gente c’è l’Iran? Siccome personalmente non credo alla ingenuità dei cosiddetti “analisti”, dubito che essi non abbiano capito questa manovra. Allora, a cosa serve tutta questa cortina fumogena della “rivolte democratiche”? Infine, perché con la rivolta in Iran prima e in Siria poi, i cosiddetti “pacifisti” sono così tiepidi?
Beh, io una idea me la sono fatta. Le rivolte nei Paesi arabi sono “democratiche” solo quando tendono a scaricare dittatori che in qualche modo hanno garantito un equilibrio nell’area medio-orientale e non hanno adottato sistemi estremisti e anti-israeliani. Non sono invece “democratiche” quelle rivolte, come in Iran e Siria, che tentano di abbattere dittatori sanguinari che però sono i capisaldi della lotta anti-israeliana come Ahmadinejad e Assad.
E allora anche Hamas e la Fratellanza Musulmana improvvisamente divengono “movimenti democratici”, quasi un simbolo per i giovani arabi così desiderosi di “democrazia”. Anche una giunta militare come quella guidata in Egitto da Tantawi diventa un simbolo della “democrazia islamica”. Peccato che, come avvenuto ieri, quando si tratta veramente di prendere le distanze dall’integralismo islamico questi “movimenti democratici” rivelano la loro vera indole. Solo che in occidente in molti hanno i paraocchi e fanno finta di non vedere.
Tra qualche mese ci sveglieremo e troveremo le “nuove democrazie islamiche” trasformate in tanti Iran, esattamente come successe proprio in Iran con la rivoluzione Khomeinista. Anche allora l’occidente gridò al “nuovo corso democratico” per poi accorgersi che gli Ayatollah erano tutto meno che democratici. Quando si accorgeranno che Hamas e la Fratellanza Musulmana sono esattamente come gli Ayatollah?
Miriam Bolaffi