Quanto detto ieri da Khaled Meshaal a Damasco, dove il leader politico di Hamas è nascosto, non è certo una novità, tuttavia è bene rimarcarlo specialmente a coloro che ormai da mesi stanno cercando di aprire un dialogo con il movimento terrorista che tiene in ostaggio Gaza o cercano di giustificarne la politica.
In un discorso in occasione dell’anniversario della fine dell’operazione “Piombo Fuso”, il leader dell’ala politica di Hamas, Khaled Meshaal, parlando di fronte a qualche centinaio di sostenitori ha ribadito quanto detto dal capo di Hamas a Gaza, Ismail Hanyeh, in occasione dell’anniversario della nascita del gruppo terrorista, cioè che Hamas non intende riconoscere Israele ed è fermamente intenzionato a proseguire la lotta armata fino alla vittoria finale, cioè fino alla riconquista di tutto il territorio che comprende attualmente lo Stato di Israele.
Meshaal, nel suo discorso, ha fatto riferimento anche alle “pressioni” ricevute da Hamas negli scorsi mesi per riaprire le trattative con Gerusalemme. Il capo supremo del gruppo terrorista ha detto che “non saranno le pressioni internazionali a far desistere Hamas dal raggiungimento del suo obbiettivo, cioè il rifiuto di riconoscere la legittimità dell’entità sionista”. In poche parole Meshaal ha lanciato un avvertimento a tutti coloro che stanno cercando di portare il movimento terrorista ad un tavolo di trattative avvertendo che in ogni caso l’obbiettivo di Hamas non è la pace ma la cancellazione dello Stato di Israele. Più chiaro di così non si può.
Khaled Meshaal ha attaccato duramente anche l’Egitto per la decisione del Cairo di costruire un muro di acciaio lungo il confine che separa la Striscia di Gaza dall’Egitto, una decisione presa dagli egiziani per impedire il traffico di armi lungo il confine con Gaza attraverso una fitta rete di tunnel, decisione che, occorre dirlo, impedisce anche l’entrata di generi alimentari andando a colpire indirettamente la popolazione palestinese, ma resa necessaria proprio dall’atteggiamento di Hamas che sfrutta le falle lungo il confine con l’Egitto per importare armi dall’Iran.
Infine Khaled Meshaal ha parlato dei rapporti con Al Fatah lanciando l’ennesimo ammonimento al gruppo guidato dal Presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. Meshaal ha ammonito Abu Mazen dal cercare un qualsiasi compromesso con Israele se vuole veramente una “pacificazione” tra i due gruppi. Tuttavia non ha fatto alcun cenno ai leader di Fatah arbitrariamente detenuti nelle carceri di Gaza solo per aver contestato la politica di Hamas, fatto questo di cui, per altro, non parla mai nessuno.
Come detto in precedenza, non c’è nulla di nuovo nelle parole di Khaled Meshaal, solo che stranamente ci sono persone che tendono, non si sa quanto volontariamente, a sottovalutarle, a non prenderle sul serio. Invece le intenzioni di Hamas sono terribilmente serie e mirano, come da statuto, alla totale distruzione di Israele. Questo è un fatto che troppo spesso sfugge ai filo-palestinesi o ai cosiddetti pacifisti. Chissà perché nessuno dia mai la colpa della situazione che vive Gaza ad Hamas. Chissà perché ai più sfugge che possa essere Hamas a tenere in ostaggio Gaza e i suoi abitanti. Una ricerca fatta da Secondo Protocollo e che uscirà nei prossimi giorni (probabilmente lunedì) delinea infatti un quadro completamente diverso da quello descritto dalla maggioranza dei filo-palestinesi. Interviste fatte a palestinesi fuoriusciti da Gaza e attualmente abitanti in Cisgiordania evidenzia come Hamas controlli totalmente sia gli aiuti umanitari che l’economia. Evidenzia come il Diritto sia regredito e come la maggioranza della popolazione non condivida la politica del gruppo terrorista. Non manca nella ricerca un dettagliato resoconto sulle ingentissime somme di denaro ricevute da Hamas e da Al Fatah, somme di denaro destinate allo sviluppo del popolo palestinese ma mai usate a tale scopo.
Un fatto è certo e va assolutamente tenuto in considerazione se si vuole ragionare serenamente sulla questione medio-orientale: Hamas vuole la distruzione di Israele e quindi è da considerarsi a tutti gli effetti un nemico dello Stato ebraico. Israele si comporta con Hamas né più né meno come si comporterebbe un qualsiasi altro Stato del mondo con un nemico che mira dichiaratamente alla sua distruzione. In mezzo a tutto questo ci sta il popolo palestinese, non la nomenclatura di Hamas o di Al Fatah che vive nel lusso e negli agi (si vada a vedere come vivono quelli di Hamas a Gaza), ma proprio il popolo palestinese ormai stanco di decenni di conflitto almeno quanto lo sono gli israeliani. Ma questo, chissà perché, nessuno lo dice mai. Ogni altro discorso è superfluo.
Articolo scritto da Miriam Bolaffi