Mentre per la fine di maggio si sta preparando una nuova provocazione su larga scala attraverso una nuova flotilla formata da almeno 15 navi e organizzata dal “Free Gaza Movement”, dai donatori internazionali arriva una condanna senza appello per questa iniziativa.
A renderlo noto è stato il Ministro degli Esteri norvegese, Jonas Gahr Store, al termine della conferenza dei donatori che si è tenuta la scorsa settimana a Bruxelles. La conferenza dei donatori per la Palestina ha emesso un comunicato con cui “si invitano gli attivisti ad usare le vie di terra tradizionali per far avere gli aiuti umanitari a Gaza e a non implementare azioni provocatorie nei confronti di Israele”. In sostanza si chiede agli organizzatori della “flotilla” di scaricare le loro merci in Egitto e di farle entrare attraverso le vie tradizionali e legali dopo essere state sottoposte a scrupolosi controlli.
Per tutta risposta alle parole dei donatori internazionali arriva oggi da Ramallah una vera e propria provocazione alle richieste del gruppo che, tra gli altri, vede Banca Mondiale, Unione Europea, Stati Uniti e Fondo Monetario Internazionale, impegnati a supportare economicamente l’Autorità nazionale palestinese con una vera e propria pioggia di milioni. Il gruppo dirigente di Fatah ha fatto infatti sapere che in occasione della nuova flotilla a bordo delle navi ci saranno anche alcuni loro altissimi dirigenti che si presteranno a fare da scudi umani al pari di altri attivisti filo-palestinesi. Per tutta risposta da Gaza è arrivato il monito di Hamas che ha fatto sapere che i dirigenti di Fatah devono chiedere il permesso al gruppo terrorista che controlla Gaza per potervi mettere piede. Non si è fatta attendere nemmeno la risposta di Fatah che attraverso Nabil Sha’ath ha fatto sapere che “i dirigenti di Fatah hanno tutto il diritto di entrare a Gaza senza chiedere alcun permesso ad Hamas”.
Fatto sta che, a quello che sembra, gli organizzatori della flotilla e i dirigenti di Fatah, hanno respinto le richieste del gruppo di donatori internazionali per la Palestina facendo intendere che l’obbiettivo della flotilla è quello di forzare il blocco israeliano su Gaza. Qualcuno a questo punto potrebbe dire anche che questo sia l’interesse primario e non, come si vuol far intendere, quello di consegnare aiuti umanitari che, per altro, arrivano a tonnellate ogni giorno da Israele.
Chissà se Hamas e Fatah si metteranno d’accordo in questa guerra mediatica su chi si mette in mostra più degli altri, nel frattempo dovremo sorbirci l’ennesimo tambureggiare di proclami su Gaza assediata mentre l’unica cosa che piove sui palestinesi sono gli aiuti a pioggia dei donatori internazionali. Un bel quadro non c’è che dire.
Noemi Cabitza