Era ora. Finalmente al Consiglio di Sicurezza dell’Onu hanno preso atto che non esiste una via diplomatica attraverso la quale poter dialogare con gli Ayatollah, che il regime iraniano mira dritto alla costruzione di ordigni atomici e che il rischio che ci possa riuscire è molto alto.

Con una risoluzione approvata con 12 voti favorevoli, due contrari (Brasile e Turchia) e un astenuto (il Libano), il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha deciso di colpire duramente i Guardiani della Rivoluzione e i loro interessi, le attività nucleari, il commercio legato a tali attività e l’acquisto di armi. Come chiesto da più parti la risoluzione non tocca minimamente la già provata popolazione iraniana, del tutto innocente rispetto alle follie del regime sanguinario di Ahmadinejad.

Nel dettaglio la risoluzione riguarda le banche iraniane collegate alle attività dei Guardiani della Rivoluzione, le iniziative commerciali all’estero, gli acquisti di materiale bellico, le transazioni collegate a dette attività, il divieto di acquistare attività all’estero che possano essere collegate alla proliferazione nucleare e/o al commercio di materiali proibiti e di armi. Oltre a questo è fatto divieto agli Stati di vendere all’Iran carri armati, veicoli da combattimento, sistemi di artiglieria, tecnologia balistica, missili terra/aria e terra/terra, aerei da combattimento, elicotteri da attacco e navi da guerra. Una sezione a parte della risoluzione riguarda alcuni personaggi di primo piano del regime iraniano ai quali viene fatto divieto di viaggiare all’estero. I nomi sono contenuti in una apposita lista nera. Vengono bloccati anche tutti i beni di proprietà dei componenti la lista nera. E fatto obbligo di controllare tutti i cargo diretti verso l’Iran o provenienti dalla Repubblica Islamica. Infine verranno monitorate con attenzione tutte le attività e gli interessi all’estero che si sospetta possa essere riconducibili ai Guardiani della Rivoluzione.

Gli Stati Uniti si sono impegnati affinché le sanzioni vengano “rigorosamente applicate”. Una nota di approvazione è stata diffusa dal Ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, oltre che da altre cancellerie. Uniche note stonate quelle del Brasile e, naturalmente, della Turchia che vede così vanificati tutti i suoi sforzi di coprire le porcherie di Teheran. Gerusalemme ha parlato di “importante passo avanti” chiedendo una ferrea applicazione e un controllo serrato delle sanzioni.

Durissima e scomposta la reazione da Teheran. Ahadinejad ha parlato di “risoluzione spazzatura” paragonandola a un fazzoletto di carta che si butta nel secchio dopo essersi puliti la bocca. Il Parlamento iraniano, secondo voci diffuse dai media iraniani, si appresterebbe a votare una legge per la fuoriuscita dell’Iran dal Trattato di non Proliferazione Nucleare.

La Turchia sembra essere, insieme al regime iraniano, la vera sconfitta da questa risoluzione così dura. Ankara aveva cercato in tutti i modi di bloccare le sanzioni all’Iran inventandosi anche un ruolo di mediatore sopra le parti, ruolo che chiaramente non le si addice e che non ha tratto in inganno nessuno.

Ora è necessario che gli Stati Membri delle Nazioni Unite applichino senza distinzione le sanzioni contro il regime sanguinario iraniano e che controllino con attenzione che dette sanzioni non vengano aggirate con stratagemmi tipici di alcuni Stati che fanno affari d’oro proprio con attività inerenti l’aggiramento di embargo e delle limitazioni imposte da specifiche sanzioni. Ci aspettiamo che a partire da oggi tutti i cargo provenienti o diretti verso l’Iran vengano scrupolosamente controllati e che qualsiasi partita di armi diretta verso la Repubblica Islamica dell’Iran venga immediatamente bloccata. In particolare ci aspettiamo che un controllo particolare venga riservato alla Turchia e alla Corea del Nord. La prima in quanto potrebbe facilitare la violazione delle sanzioni attraverso ditte turche le quali potrebbero facilmente acquistare i materiali proibiti all’Iran e poi farli arrivare a Teheran attraverso il suo territorio. La Corea del Nord perché notoriamente fa affari proprio con quei paesi sotto embargo. L’approvazione delle sanzioni è stato un primo fondamentale passo avanti ma ora serve assoluto rigore nel farle rispettare.

Noemi Cabitza