Secondo Protocollo, in collaborazione con alcune associazioni e media arabi, ha condotto nelle scorse settimane un sondaggio in alcuni Paesi arabi avvalendosi del sistema di interrogazione diretta e, per una piccola parte, per mezzo di un questionario inviato attraverso il web ad una lista di personaggi del mondo politico e giornalistico di alcuni Paesi arabi. Il sondaggio chiedeva in alcuni modi diversi, cosa ne pensassero gli arabi del conflitto israelo-palestinese e più in generale delle vicende medio-orientali. Ebbene, i risultati sono stati davvero sorprendenti (almeno per noi).
I Paesi interessati dal sondaggio erano Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Giordania. In Egitto e Arabia Saudita sono stati interrogate 500 persone a caso, mentre in Kuwait, Oman e Giordania le persone interrogate sono state 300. Negli Emirati Arabi Uniti solamente 250. Attraverso il web abbiamo fatto alcune domande a 22 personalità politiche o dei media in Egitto, 13 in Arabia Saudita, 16 negli Emirati Arabi Uniti, 18 in Kuwait, 9 in Oman e 27 in Giordania.
Alle persone in strada abbiamo chiesto se:
1. erano al corrente che ci fosse un conflitto tra israeliani e palestinesi
2. cosa ne pensavano di Israele, se cioè aveva il Diritto a esistere
3. cosa ne pensavano dei palestinesi e se avevano Diritto ad una loro terra
4. se erano al corrente dei milioni di fondi elargiti ogni anno dai loro governi ai palestinesi
5. come giudicavano l’operato della ANP
6. come giudicavano Hamas
7. se pensavano che una soluzione pacifica fosse possibile e, se si, sotto che forma
L’ultima domanda l’abbiamo riservata al terzo attore della crisi medio-orientale, cioè l’Iran:
8. come giudicavano l’operato dell’Iran e se temevano di più gli iraniani o gli israeliani
Solo il 2,7% ha affermato di non essere al corrente che c’era un conflitto israelo-palestinese. Il 78,9% degli intervistati pensa che Israele abbia il Diritto ad esistere anche se con alcuni distinguo più che altro concentrati sui confini. Il 98,7% pensa che i palestinesi abbiano Diritto ad una loro terra. Il 66,4% afferma che non era a conoscenza dei milioni di fondi elargiti dal proprio Governo ai palestinesi. Di questi il 79,8%, una volta saputo dei fondi dati ai palestinesi, ha mostrato rabbia e addirittura odio verso i palestinesi. Il 23% egli intervistati non sa dare un giudizio sull’operato della ANP, il 44,9% lo giudica negativamente e solo il 32,1% lo giudica in maniera positiva. Per quanto riguarda il giudizio su Hamas, il 19% non ha saputo dare alcuna risposta, il 12,7% ne da un giudizio positivo mentre il 68,3% ne da un giudizio negativo spiegando (nella maggioranza dei casi) che tale giudizio deriva dal fatto che Hamas viene visto come alleato dell’Iran. Interessante il dato su una possibile soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese. Ben il 91,7% degli intervistati pensa che una soluzione pacifica sia possibile. Di questi il 56,2% pensa che ambedue i contendenti debbano fare delle rinunce, mentre gli altri pensano che Israele dovrebbe ritirarsi ai confini del 1948. Quasi plebiscitario il giudizio sull’operato dell’Iran. Il 97,1% pensa che l’Iran sia una minaccia per il mondo arabo e teme moto più Teheran di quanto non tema Gerusalemme.
Molto più articolato il questionario presentato alle personalità politiche o dei media arabi attraverso il web. A loro abbiamo chiesto:
1 come giudicassero l’operato della ANP
2 cosa ne pensassero di Hamas
3 come giudicavano l’attuale politica israeliana
4 se, secondo loro, fosse possibile una soluzione pacifica delle controversie tra Israele, ANP e Hamas
5 se non fosse il caso di ridurre i fondi alla ANP o se, al contrario, andassero aumentati
6 se preferivano l’attuale Governo israeliano oppure avrebbero preferito un Governo guidato da Kadima
7 come giudicavano l’Iran e la sua politica estera e di proliferazione nucleare
8 come giudicavano la politica USA in Medio Oriente e se Obama fosse un leader affidabile
9 se ci sono possibilità di una soluzione pacifica alle controversie tra Israele e Siria
10 quale ruolo può avere Hezbollah nella crisi medio-orientale e se i Governo libanese ne può limitare i raggio di azione.
E’ difficile in questo caso riportare tutte le risposte, a volte lunghe e articolate, ma cercheremo di rendere l’idea (almeno a grandi linee) di cosa ci abbiano risposto gli intervistati.
Su come giudicassero l’operato della ANP (punto 1 ) c’è una forte frattura tra quello che pensano in Arabia Saudita, Giordania ed Egitto con quello che pensano negli EAU, in Oman e in Kuwait. I primi sembrano condividere molto la politica della ANP, mentre i secondi puntano l’indice sulla corruzione e sulla “dipendenza” della ANP sia dagli umori dell’Egitto che da quelli di Hamas. Questi ultimi sarebbero anche per tagliare i fondi alla ANP (punto 5). Gli EAU lo hanno fatto da quest’anno. Quasi tutti concordi invece i giudizi negativi su Hamas (punto 2), giudicato la “longa mano di Teheran” in Palestina. Bocciata (ma con alcune attenuanti) la politica israeliana (punto 3). Le attenuanti sono individuabili nella difficile situazione creata da Hamas, da Hezbollah e dall’Iran che non permettono una politica di “normalizzazione” dei rapporti tra Israele e i Paesi confinanti. Ma per il resto Netanyahu è giudicato troppo succube degli estremisti della destra israeliana. In questo caso, dalle risposte si evidenzia chiaramente che quasi tutti preferirebbero che a governare Israele fosse Kadima (punto 6). Per quanto riguarda la soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese (punto 4) tutti sostengono che non sarà possibile fino a quando Hamas controllerà la Striscia di Gaza o non viene coinvolto nei colloqui. Le soluzioni proposte sono diverse da un intervistato all’altro ma, fatte poche eccezioni, quasi tutti concordano che Hamas è un ostacolo alla pace. Il punto dove tutti sembrano concordare, fatta una sola eccezione negli EAU, è quello riguardante l’Iran (punto 7). Tutti concordano che la politica iraniana sia un enorme pericolo per il Medio Oriente. Tuttavia alcuni degli intervistati sono possibilisti su un programma nucleare a scopo civile e attentamente monitorato dalla comunità internazionale. Sulla politica americana (punto 8 ) la sensazione che si ottiene dalle risposte è quella di un rinvio “diplomatico” per un giudizio definitivo anche se trapela una certa delusione. Interessante invece come tutti siano d’accordo sulla possibilità di una soluzione diplomatica della controversia tra Siria e Israele (punto 9). E’ chiaro che le risposte non sono dettate solo da un senso di ottimismo ma dal fatto che qualcosa, sotto sotto, si stia muovendo. Questa sensazione positiva si riflette anche sulla domanda n. 10 cioè quella riguardante Hezbollah e il Governo libanese. Secondo tutti gli intervistati se Israele arriverà ad un accordo con la Siria rafforzerà automaticamente il Governo libanese nei confronti di Hezbollah indebolendo questi ultimi e, quindi, l’Iran.
Come detto è difficile riportare tutte le risposte, per questo appena ne avremo la possibilità pubblicheremo tutte le risposte nel dettaglio in un unico file PDF. Tuttavia da questa piccola esperienza abbiamo capito che il mondo arabo teme molto di più l’Iran di Israele, che la maggior parte degli arabi è ormai disposta ad accettare Israele (questo è forse il dato più interessante e che non ci aspettavamo), che il conflitto israelo-palestinese è visto dalla gente comune quasi come un peso e che tutti sperano che quanto prima si arrivi ad un accordo stabile e duraturo anche perché le nuvole che si addensano all’orizzonte sono molto più cupe di quelle che si intravedono in questa lunghissima diatriba.
Una piccola nota in chiusura. Tutti gli intervistati per strada erano uomini fatta eccezione per 9 (nove) donne in Giordania. Anche su questo bisognerebbe far riflettere i governati arabi. Ma forse lo faremo più avanti.
Secondo Protocollo
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