Adesso è ufficiale: questa mattina alla presenza del presidente sudanese, Omar Al-Bashir, del presidente del Ciad, Idriss Deby, del presidente eritreo, Issayas Afeworki, nonché dell’emiro del Qatar, Sheikh Hamad bin Khalifa Al Thani, è stato firmato un accordo quadro per la pace in Darfur tra il movimento ribelle Justice and Equality Movement (JEM) e il Governo centrale del Sudan.
Non hanno firmato per il momento gli altri gruppi ribelli tra i quali il maggiore ed il più rappresentativo della popolazione Fur è il Sudan Liberation Movement (SLM) guidato da Abdel Wahid Al Nur, il quale si rifiuta di firmare qualsiasi accordo fino a quando Khartoum non avrà disarmato le milizie janjaweed.
La stampa araba da molto risalto alla firma dell’accordo che, come abbiamo anticipato ieri, prevede alcune clausole che potrebbero mettere seriamente a rischio la pace tra Sud Sudan e Khartoum firmata nel 2005. In particolare evidenziamo ancora una volta le clausole che prevedono “la riunificazione del Movimento Islamico in Sudan allo scopo di affrontare le sfide derivanti dalla secessione del Sud Sudan”. Non per niente nell’accordo firmato oggi a Doha, in Qatar, si prevede l’unificazione del JEM e del National Congress Party (NCP) in un unico partito.
Tralasciamo i dettagli dell’accordo (ampiamente descritti nei giorni scorsi) e i retroscena attraverso i quali si è arrivati a questo punto per evidenziare come il suddetto accordo abbia scatenato nei giorni scorsi le reazioni di diversi esponenti del Governo provvisorio del Sudan Meridionale. E’ chiaro che le intenzioni di Bashir e del JEM sono quelle di prendere il controllo del Darfur e, allo stesso tempo, di impedire la secessione del Sud Sudan. Questa cosa non può certo stare bene al Sudan People Liberation Movement (SPLM), per cui nei prossimi giorni ci dovremo aspettare delle reazioni non propriamente pacifiche a questo accordo. E’ ormai chiaro anche che da diverso tempo anche le Nazioni Unite sapevano dei contenuti dell’accordo firmato oggi e così si spiegherebbero anche le assurde dichiarazioni di Ban Ki-Moon quando disse che “le Nazioni Unite per salvaguardare la pace in Sudan avrebbero lavorato per impedire la secessione del sud”.
Si prospettano quindi tempi duri per il Sud Sudan, il tutto proprio in dirittura d’arrivo. Nei prossimi giorni sapremo le reazioni del Governo di Juba e se l’accordo tra JEM e Khartoum porterà veramente la pace in Darfur considerando che il Sudan Liberation Movement non sembra affatto intenzionato a firmare alcuna pace a queste condizioni.