Se la notizia venisse confermata sarebbe un vero e proprio schiaffo a Teheran. Secondo il Guardian che ha intervistato Salah Bardawil, membro di alto livello dell’ufficio politico di Hamas, in caso di guerra tra Israele e Iran, Hamas non interverrebbe nel conflitto.
«Hamas non riceve ordine da Teheran e anche se ne ricevesse non li eseguirebbe» ha detto Bardawil al Guardian. «Hamas non fa parte di nessuna alleanza regionale e se scoppia una guerra tra Iran e Israele noi non ne faremo parte» ha poi continuato l’alto esponente di Hamas. La linea espressa da Salah Bardawil al Guardian sarebbe stata confermata al giornale inglese anche da altri esponenti del gruppo terrorista palestinese.
Nonostante la fonte sia autorevole rimangono tuttavia molti dubbi sulle affermazioni di Salah Bardawil e sembra francamente più una campagna tutta inglese per “ripulire la faccia di Hamas” che un vero e proprio smarcamento da Teheran, dove per altro il capo di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, è stato di recente e dove lo stesso Haniyeh ha tenuto a ribadire che gli obbiettivi dell’Iran e di Hamas sono gli stessi, cioè distruggere Israele. E’ curioso infatti notare come i media inglesi in questi giorni mettano l’accento sulla fuga di Hamas dalla Siria descrivendola erroneamente come se fosse una presa di distanza da Assad invece che per quello che in effetti è, appunto un fuga. Sempre i media inglesi, notoriamente anti-israeliani, sostengono che per questo motivo l’Iran avrebbe tagliato aiuti finanziari ad Hamas per 23 milioni di dollari al mese. Insomma i poveri terroristi di Hamas sarebbero improvvisamente divenuti “umani”.
Francamente noi tendiamo a credere poco a queste dichiarazioni. L’accordo tra Hamas e Iran è stato confermato appena 20 giorni fa quando Ismail Haniyea è stato a Teheran, un accordo che prevede oltre ad un lauto finanziamento anche la fornitura di missili a lungo raggio. Anche il continuo lancio di missili da Gaza su Israele, tra i quali anche diversi missili di tipo “Grad” provenienti proprio dall’Iran, non lasciano certo pensare che Hamas abbia improvvisamente cambiato idea.
In sostanza ci sembra tanto che in Gran Bretagna sia in atto l’ennesima campagna pro-Hamas e anti-israeliana. Adesso i terroristi diventano improvvisamente buoni e “politicamente corretti”. Ma davvero ci prendono tutti per fessi?
Sarah F.
Povera Hamas e poveri alti papaveri assassini che non hanno più una patria sicura dove rifugiarsi. Prima se ne stavano al riparo beatamente sdraiati su profumati cuscini, tra procaci e sinuose odalische tuttofare, a Damasco, ed ora vagano chiedendo ospitalità a destra e a manca.
Poveretti, così come fanno pena tutti quei progressisti (leggasi: comunisti!) italiani che abboccano alla loro nuova e ritrovata umanità, e leggendo sul Guardian la loro ritrovata purezza d’animo e d’intenti, verranno senzaltro anche su questo blog a dire la loro. Già lo stanno facendo, e fra breve sostituiranno il Fatto Quotidiano con quello albionico. Non lo fate, vi prego, continuate ad attingere le vostre informazioni sull’unico giornale che non accetta contributi, e per questo si dichiara libero di innondare di falsità e di menzogne le piazze italiane.
La città di Gaza non è mai stato un porto sicuro per questi assassini, né chiedere ospitalità alla Giordania sembra essere una buona idea, forse il Cairo sarebbe disponibile ad ospitarli ma gli egiziani sono sempre stati per natura ladri e inaffidabili, e come sempre succede, quando si chiude una porta (Syria) si apre un portone.
Quel portone che potrebbe aprirsi inaspettatamente potrebbe essere la Turchia di Erdogan. Non lo direbbe apertamente il nuovo Mullah turco, ma dato che fece da sensale al Cairo al ritrovato accordo spirituale tra Hamas e Abu Mazen, un ufficio piccolo, piccolo, con annesso narghille e sfiancata odalisca, lo darebbe senza battere ciglio.
Povera Hamas e poveri alti papaveri assassini che non hanno più una patria sicura dove rifugiarsi. Prima se ne stavano al riparo beatamente sdraiati su profumati cuscini, tra procaci e sinuose odalische tuttofare, a Damasco, ed ora vagano chiedendo ospitalità a destra e a manca.
Poveretti, così come fanno pena tutti quei progressisti (leggasi: comunisti!) italiani che abboccano alla loro nuova e ritrovata umanità, e leggendo sul Guardian la loro ritrovata purezza d’animo e d’intenti, verranno senzaltro anche su questo blog a dire la loro. Già lo stanno facendo, e fra breve sostituiranno il Fatto Quotidiano con quello albionico. Non lo fate, vi prego, continuate ad attingere le vostre informazioni sull’unico giornale che non accetta contributi, e per questo si dichiara libero di innondare di falsità e di menzogne le piazze italiane.
La città di Gaza non è mai stato un porto sicuro per questi assassini, né chiedere ospitalità alla Giordania sembra essere una buona idea, forse il Cairo sarebbe disponibile ad ospitarli ma gli egiziani sono sempre stati per natura ladri e inaffidabili, e come sempre succede, quando si chiude una porta (Syria) si apre un portone.
Quel portone che potrebbe aprirsi inaspettatamente potrebbe essere la Turchia di Erdogan. Non lo direbbe apertamente il nuovo Mullah turco, ma dato che fece da sensale al Cairo al ritrovato accordo spirituale tra Hamas e Abu Mazen, un ufficio piccolo, piccolo, con annesso narghille e sfiancata odalisca, lo darebbe senza battere ciglio.