Questa mattina il Presidente Obama ha affermato che «con il nuovo Presidente iraniano si può trattare». E’ il completamento della operazione simpatia con la quale in Iran pensano di abbindolare l’occidente preoccupato del Programma nucleare iraniano.
Nei giorni scorsi si era saputo che Obama e Rohani si erano scritti diverse lettere come fanno i vecchi amici, lettere nelle quali il Presidente iraniano avrebbe confermato la sua intenzione di riaprire i negoziati tra Iran e il gruppo dei 5+1 sul nucleare iraniano promettendo una “maggiore flessibilità”.
Ieri gli ha fatto eco il Grande Ayatollah, Ali Khamenei, il quale ha usato esattamente le stesse parole di Rohani quando ha detto che «un lottatore a volte deve mostrare flessibilità per motivi tecnici» salvo poi aggiungere che «l’importante è non dimenticare né chi sia il suo avversario (Israele n.d.r.) né il suo obbiettivo finale (la sua distruzione n.d.r.)».
Ma cosa tramano in Iran? Sembra che Rohani abbia manifestato ad Obama la disponibilità a chiudere il sito di Fordow in cambio di un allentamento delle sanzioni. Rohani avrebbe poi fatto anche alcune promesse in merito alla possibilità di concedere agli ispettori della AIEA l’ingresso ad alcuni siti fino ad ora interdetti. In realtà il sito di Fordow è stato quasi totalmente smantellato dopo che i satelliti avevano scoperto che proprio in quel sto si stavano conducendo esperimenti relativi alla miniaturizzazione e, soprattutto, a sistemi di innesco nucleare. Da quando gli ispettori avevano chiesto di accedervi, richiesta negata dagli iraniani, le immagini satellitari mostrano che Fordow è stato sistematicamente smantellato e trasferito, si pensa nel nuovo sito sotterraneo di Qom. Rimangono le centrifughe per l’arricchimento dell’uranio di cui però l’AIEA è perfettamente a conoscenza. Insomma, il bambino è stato preso con le dita nella marmellata e prima ha negato l’evidenza e adesso che si è ripulito le dita (ha nascosto le prove) mostra il barattolo mezzo pieno (le centrifughe).
Il bello (o il brutto, a seconda di come la si guardi) è che Obama ci crede a queste sceneggiate e parla di «un Presidente iraniano con cui si può trattare» dimostrando tra le altre cose una certa ingenuità.
Tra parentesi, nessuno sta parlando del “programma alternativo” che in Iran stanno portando avanti con molta celerità, quello che riguarda il plutonio, cioè il programma originale di armi atomiche a base di plutonio e non di uranio. Il procedimento per ottenere il plutonio è relativamente più “mascherabile” di quello per ottenere l’uranio perché si possono usare i reattori ad uso civile per ottenere un plutonio sufficientemente puro per essere impiegato in un ordigno nucleare. Non solo, il plutonio si ottiene praticamente dal “riciclo” delle barre di uranio usate come combustibile nei reattori e in Iran di quelle barre ne sono sparite diverse centinaia di Kg, gli ultimi 100 Kg proprio pochi giorni fa.
In sostanza siamo di fronte a un vero e proprio bluff in cui stanno cadendo un po’ tutti a partire da Obama che, chiaramente, non vedeva l’ora di caderci. Gli unici a non caderci sono gli israeliani che proprio ieri, per bocca del Premier Netanyahu, hanno posto precise condizioni dove per la prima volta si parla di plutonio e non solo di uranio. Le condizioni poste da Netanyahu per fermare i sempre più probabili raid sono quattro:
- cessazione di tutte le attività di arricchimento dell’uranio
- rimozione dell’uranio già arricchito presente in Iran
- chiusura del sito di Qom e non di quello di Fordow
- arresto del progetto per ottenere plutonio (mai nominato fino ad ora)
Israele sostiene che solo l’applicazione di queste quattro condizioni potranno sancire l’effettivo arresto del programma nucleare iraniano. Tutto il resto è solo una perdita di tempo, un bluff.
Noemi Cabitza
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