L’ultimo leader islamico in ordine di tempo che si è espresso con parole di odio verso i cristiani è stato Ahmad Al Baghdadi Al Hassani, uno dei capi della resistenza siriana che alla TV egiziana ha detto senza tanti giri di parole che “i cristiani si devono convertire all’islam oppure moriranno”.
Ahmad Al Baghdadi Al Hassani non ci è andato tanto per il sottile. Ha definito i cristiani “politeisti e amici dei sionisti” poi ha detto che se vogliono vivere in Medio Oriente devono scegliere tra l’islam e la morte aggiungendo che comunque le loro donne e le loro figlie potranno essere “legittimamente prese come mogli dai musulmani”.
Prima di lui ci sono stati altri leader islamici che hanno fatto lo stesso discorso. In Egitto è ormai nella norma sentire discorsi anti-cristiani nelle manifestazioni della Fratellanza Musulmana e delle forze salafite. Anzi, in alcuni casi si è andati oltre con l’incendio di chiese e la deportazione forzata dei residenti cristiani della Penisola del Sinai. In Tunisia i cristiani sono stati invitati a non manifestare la propria fede, così come in Libia.
Ci sembra che l’occidente stia sottovalutando troppo questi inquietanti segnali. Se un leader della resistenza siriana fa un discorso del genere e viene ripreso e diffuso dalla televisione di stato egiziana la cosa non può e non deve essere presa sottogamba. Anzi, sarebbe bene che in occidente si iniziasse veramente a pensare a come comportarsi in questi casi e a studiare una strategia di difesa per i fedeli cristiani che vivono nel mondo islamico (milioni di persone). Invece, a partire dal Vaticano, si tende a sdrammatizzare questi segnali facendoli passare come “singole esternazioni estremiste che non riflettono il pensiero della maggioranza degli islamici”. Beh, è arrivato il momento di dire che non è vero, che la maggioranza dei musulmani la pensa esattamente come Ahmad Al Baghdadi Al Hassani. Forse (ma solo forse) non in maniera così netta ma il pensiero di fondo è quello dell’impossibilità della convivenza e se non ci sono le minacce di morte si passa alle deportazioni.
Intanto ieri il leader della Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha incontrato il Papa ma a nessuno è venuto in mente di chiedergli come mai ai cristiani in Cisgiordania sia vietato esporre simboli natalizi o manifestare apertamente la propria fede. E’ come se ci stesse arrendendo alla prepotenza islamica senza nemmeno battere ciglio.
Tamara Rinaldini