La Libia non è l’Egitto o la Tunisia dove, nonostante il rovesciamento del regime, vi sono alcune istituzioni che hanno preso il potere e, si spera, nei prossimi mesi traghetteranno i due Paesi verso un sistema democratico. In Libia oltre Gheddafi c’è il nulla o, peggio, c’è la frammentazione tribale.
Che il leader libico sia a tutti gli effetti un dittatore sanguinario è un fatto più che appurato, confermato nelle ultime ore dalla durissima e sanguinaria repressione nei confronti dei rivoltosi. Su questo credo che tutti possano essere d’accordo. Tuttavia, se vogliamo fare una analisi precisa e corretta, occorre dire che una improvvisa caduta del dittatore libico potrebbe avere conseguenze davvero drammatiche per l’Europa e in particolare per l’Italia. Questo perché, a differenza di altri Stati del Maghreb, in Libia non vi sono istituzioni che possano in qualche modo sostituire il Rais o portare avanti una transizione verso una forma di governo democratico.
Per cercare di far capire quello di cui sto parlando voglio provare a immaginare una caduta repentina di Gheddafi. La prima domanda che viene spontanea è: chi ne prenderà il posto? Al momento non c’è nessuno in grado di prendere la guida della Libia, semplicemente perché la nazione libica è suddivisa in decine di tribù spesso in lotta tra di loro per il controllo delle risorse energetiche. E’ facile quindi supporre che venendo a mancare il controllo centrale le tribù entrino in conflitto tra di loro dando il via ad una concreta frammentazione della Libia. Gli esperti sono preoccupati in particolare per le tribù del sud della Libia, quelle cioè dove vi sono le maggiori risorse di petrolio e di gas naturale e che sono le più esposte alle infiltrazioni del fondamentalismo islamico.
Ed è proprio il pericolo portato dall’estremismo islamico che potrebbe approfittare di una concreta frammentazione libica a preoccupare gli esperti. Al momento la rivolta libica sembra aver colto di sorpresa anche gli estremisti di Al Qaeda nel Maghreb, ma la sorpresa non potrà durare a lungo. E’ facile supporre che senza un controllo centrale gli estremisti cercheranno di approfittare del vuoto di potere per prendere il controllo del territorio e quindi delle risorse. Un altro punto critico individuato dagli esperti è la regione a ridosso dell’Egitto, la Cirenaica, dove si suppone che vi siano decine di migliaia di elementi legati alla Fratellanza Musulmana.
In un quadro come quello descritto molti esperti parlano di “possibile somalizzazione” della Libia, cioè un repentino deterioramento dell’unità nazionale e l’inizio di conflitti interni su base etnica o tribale. Ci si troverebbe improvvisamente con uno dei più grandi Stati africani trasformato in una sorta di terra di nessuno con conseguenze gravissime per tutta l’area e con il rischio concreto che ad approfittare della situazione siano gli estremisti islamici così come è successo in Somalia.
Come evitare che un quadro del genere si concretizzi? La realpolitik vorrebbe che l’occidente aiuti Gheddafi a mantenere il potere per poi traghettare il Paese verso una forma di democrazia, ma in questo caso si scontrerebbe con le legittime richieste del popolo libico di mettere fine a una dittatura che dura da oltre quarant’anni e di certo Gheddafi non è persona su cui fare affidamento per riforme democratiche. L’unica alternativa diventa un tempestivo intervento sui capi tribù al fine di scongiurare una drammatica frammentazione del paese e garantire al paese una forma di governo di unità nazionale che lo porti alla democrazia. In questo l’Italia può e deve essere protagonista, sia per ragioni storiche che geografiche e anche perché l’Europa sembra disinteressarsene. Spero (e credo) che già in questo momento uomini dell’intelligence italiana siano al lavoro per trattare con i capi delle maggiori tribù libiche onde evitare una pericolosissima frammentazione. L’alternativa è quella di vedere la Libia trasformarsi velocemente in una nuova Somalia con l’aggravante, non da poco, di essere a pochi chilometri dalle coste europee.
Franco Londei
ieri sera ho visto che ne parlavano in diversi di questo problema alla TV. Di certo è una possibilità reale confermata questa mattina da un comunciato di Al Qaeda nel Maghreb che si schiera con i rivoltosi. Se non fosse un tentativo di infiltrarsi sarebbe anche una cosa buona ma temo che lo scopo finale non sia di schierarsi contro Gheddafi ma di approfittare della situazione