Non che ci si aspettasse nulla di più dalla Fratellanza Musulmana egiziana, ma dopo il maldestro tentativo da parte di Obama di sdoganarli ci si attendeva almeno una forma di politica più accorta, certo falsa, ma accorta. Invece quanto successo ieri al Cairo riporta tutti alla realtà, a partire da Obama fino al Premier italiano Monti che proprio nei giorni scorsi ha tentato, anche lui, di sdoganare i Fratelli Musulmani e di farli passare come una forza democratica.
Decine di migliaia di sostenitori dei Fratelli Musulmani sono scesi in piazza ieri al Cairo, in piazza Tahrir, per dimostrare contro la candidatura alla presidenza di Omar Suleiman, ex capo dei servizi segreti egiziani. I manifestanti nei loro slogan urlati a squarciagola e nei loro cartelli esibiti di ogni misura, hanno accusato Suleiman di essere una “spia di Israele” affermando quindi che con lui alla presidenza “Israele sarebbe salvo”.
Ora, cosa voglia dire che “con Suleiman Israele è salvo” lo capiscono tutti. Basta vedere il programma del candidato dei Fratelli Musulmani, Khairat el-Shater, per rendersene conto: introduzione della Sharia ma, soprattutto, appoggio ad Hamas e revisione (annullamento) del trattato di pace tra Israele ed Egitto.
L’intenzione degli islamisti egiziani è chiarissima e lampante: impedire con qualsiasi mezzo a chiunque che non sia legato a doppio filo all’islam integralista di andare al potere per poi introdurre la legge islamica, rinnegare il trattato di pace con Israele e dare il via ad una vera e propria Jihad. Infatti oltre che contro Suleiman i manifestanti hanno urlato e minacciato anche l’ex segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, e contro l’ex comandante del’aviazione, Ahmed Shafiq, che pure si vogliono candidare. Giovedì scorso il Parlamento egiziano, quasi totalmente in mano agli estremisti islamici dei Fratelli Musulmani e dei salafiti, aveva votato una legge “ad personam” che impedisce a Omar Suleiman e ad Amr Moussa, di candidarsi per la presidenza ma ci sono forti dubbi che l’esecutivo militare al potere lo permetta. Così ieri, giocando d’anticipo, gli islamisti hanno voluto dare una prova di forza.
Un fatto è certo: prima o poi bisognerà fare i conti con il profondo “inverno egiziano” e a doverceli fare non sarà solo Israele ma il mondo intero. L’Egitto, che pure con Mubarak non godeva di un sistema democratico, oggi è passato dalla padella alla brace e il rischio che diventi in breve tempo uno Stato teologico sul modello iraniano è molto forte. Intanto torna altissimo l’allarme tra i cristiani copti presenti in Egitto. Si teme che la presa totale del potere da parte degli estremisti islamici e l’introduzione della Sharia, comporti un acuirsi delle persecuzioni religiose.
Sharon Levi