Gli attentati di ieri alle sedi diplomatiche israeliane in India e in Georgia, sono solo la punta dell’iceberg di un più complesso piano terroristico volto a colpire diplomatici, agenzie di intelligence, negoziatori e strutture israeliane oltre agli interessi dello Stato di Israele in tutto il mondo. Da mesi l’intelligence israeliana segnala un aumento del rischio per gli israeliani e più in generale per gli ebrei in tutto il mondo.
Se gli attentati di ieri sono quasi certamente da collegare ad Hezbollah che ha voluto così ricordare la morte di Imad Mugniyah, comandante militare di Hezbollah ucciso da ignoti a Damasco il 12 febbraio 2008, più preoccupazione destano i falliti attentati in Thailandia e soprattutto in Azerbaijan. A dire il vero anche in Thailandia è stato fermato un libanese collegato ad Hezbollah che voleva colpire turisti israeliani, ma in quel caso sono emersi chiari rapporti con l’Iran. A Baku, in Azerbaijan, invece l’attentato contro l’ambasciatore israeliano è stato organizzato direttamente dalle forze Quds iraniane, una sorta di gruppo di assassini professionisti altamente addestrato in grado di colpire in tutto il mondo. E questo è preoccupante perché è chiaro che se Teheran mobilita le proprie forze Quds non lo fa per un solo obbiettivo ma, come di solito, lo fa in un contesto più vasto dove gli obbiettivi sono multipli e diversi.
Dopo il fallito attentato a Baku era stato ordinato alle sedi diplomatiche di tutto il mondo di alzare il livello di allerta ma questo non ha impedito, per esempio, agli attentatori di New Delhi di individuare con facilità la macchina che trasportava i diplomatici israeliani e di colpirla. Stesso fatto è avvenuto a Tbilisi dove però il diplomatico si è accorto dell’ordigno. E’ un buco non da poco nel sistema di sicurezza che poteva costare molto caro. Per questo ieri le misure di sicurezza sono state ulteriormente rafforzate e sono state variate alcune disposizioni che riguardano lo spostamento dei “soggetti sensibili”.
Un avviso è stato diramato anche ai turisti o agli israeliani che si muovo per affari. Viene consigliato di non frequentare luoghi troppo affollati, di non dichiarare la propria nazionalità quando si è in territorio che potrebbe essere ostile o che si presti ad atti di ostilità (in particolare paesi del terzo mondo e sudamericani). E viene anche segnalato un forte pericolo rapimenti, un allarme che riguarda sia Israele (confine nord e confine con Gaza ed Egitto) che il resto del mondo.
Significative le parole pronunciate ieri dal Ministro della Difesa, Ehud Barak, in visita a Singapore: «l’Iran ed Hezbollah sono attualmente i due più grandi fomentatori del terrorismo internazionale ma Israele saprà come reagire». Proprio ieri il Primo Ministro di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, in visita in Iran durante un incontro con Ahmadinejad ha ribadito che “il nemico è Israele” che “Hamas è al fianco dell’Iran nella guerra a Israele” e che “l’obbiettivo finale comune è la distruzione dello Stato Ebraico”. Tutti fatti che rafforzano la determinazione israeliana nella lotta al terrorismo islamico globale.
Sharon Levi
Obiettivi multipli e diversi… con metodi ancora più diversi (che nell’articolo non si dicono), di cui uno con una bomba a mano e scotch che fallisce perché di esso si era accorto persino il diplomatico a Tbilisi. Ma fatemi il piacere!
@daniele – per fortuna che gli iraniani sono dei coglioni come te, altrimenti ci scappava il morto perchè, forse non lo sai coglione, ma le bombe a mano fanno booom e uccidono