Questione Freedom Flotilla: alcune cose da sapere

Quello che si temeva è purtroppo accaduto. Ieri, durante il legittimo respingimento di una forza navale che tentava di forzare il blocco su Gaza, c’è scappato il morto, anzi, i morti. Sin dai primi minuti (in Turchia con un tempismo persino sospetto) si sono sollevate le proteste del mondo anti-israeliano che ha condannato l’azione dell’esercito di Israele, come suo costume, senza se e senza ma. Invece di se e di ma ce ne sono a bizzeffe.

Partiamo con molta calma dall’inizio, cioè dalla organizzazione di questa che, a torto, è stata chiamata una azione umanitaria. A organizzare questa vera e propria provocazione è stata una Ong turca denominata IHH (Insani Yardim Vakfi, IHH, “humanitarian relief fund”) con la collaborazione fattiva del Governo turco. La IHH è guidata da Bülent Yildirim e opera ad ampio raggio nel settore umanitario di assistenza alle zone islamiche depresse. Tuttavia la IHH ha anche un altro settore che, a fianco di quello umanitario, supporta attivamente le attività terroristiche in particolare quelle di Hamas (attraverso la Union of Good), e quelle della rete globale della Jihad islamica. La IHH è legata a doppio filo con i Fratelli Musulmani (le fondamenta di Hamas) e non nasconde il suo supporto al gruppo terrorista. Questo atteggiamento a fatto si che la IHH nel 2001 venisse inserita dagli USA nella lista delle Ong che supportano il terrorismo globale. Secondo uno studio del 2006 condotto dal Danish Institute for International Studies, la IHH avrebbe anche contatti con Al Qaeda attraverso alcune fondazioni di supporto alle attività islamiche collegate o direttamente riconducibili ad essa. Un progetto della IHH gestito dalla Islamic Charitable Society di Hebron e dalla Al-Tadhamun a Nablus distribuisce fondi alle famiglie dei kamikaze. Per questo in un recente incontro avvenuto a Damasco tra Bülent Yildirim e Khaled Mashaal, quest’ultimo ha ringraziato sentitamente la IHH per il supporto ad Hamas. Questa è, molto sommariamente, la descrizione della Ong definita pacifista che ha organizzato la Freedom Flotilla.

Il Governo islamico turco, che conosce bene la IHH e le sue attività, ha attivamente collaborato alla preparazione e al finanziamento dell’operazione Freedom Fotilla, supportando la Ong con ogni mezzo anche a livello politico. Mi chiedo perché nessuno di tutti quei Governi che oggi si scagliano contro Israele non abbia protestato con Ankara quando stava preparando questa operazione alla luce del sole.

Veniamo ora all’obbiettivo dichiarato dalla Freedom Flotilla (e dal Governo turco) di “forzare il blocco navale” israeliano attorno a Gaza, cioè attorno ad un territorio che Israele considera a ragione come “territorio ostile”. Secondo il Diritto Internazionale il tentativo di forzare un blocco navale è da considerarsi alla stregua di un atto di guerra. Sempre secondo il Diritto Internazionale chi attua il blocco ha il Diritto di catturare qualsiasi imbarcazione mercantile che violi il blocco e di deferire detta imbarcazione a un apposito tribunale delle prede e ha il Diritto di attaccare qualsiasi imbarcazione mercantile nemica che opponga resistenza al blocco navale. Tra gli obblighi di chi attua un blocco navale vi è quello di permettere il passaggio di carichi contenenti beni di prima necessità e medicinali per la popolazione locale. Ebbene, per quanto riguarda gli obblighi Israele ha adempiuto a quelli previsti dal Diritto Internazionale invitando la Freedom Flotilla a dirigersi in un porto israeliano e da li, via terra e sotto il controllo dell’Onu, a Gaza, proposta seccamente rifiutata dalla Freedom Flotilla (qui il video). In base a quanto sopra specificato non è scorretto affermare quindi che sia stata la Freedom Flotilla a compiere un atto di guerra e ad attaccare Israele e non, come tutti i media riportano, che sia stato Israele ad attaccare la Freedom Flotilla. Quella di Israele era, in sostanza, una azione difensiva.

Ora, premesse queste due cose di fondamentale importanza per capire come e perché si è arrivati a questo punto, fatto salvo il cordoglio per le vittime civili, mi domando perché la Freedom Flotilla non sia stata fermata prima di arrivare al limite delle acque di Gaza ben sapendo che tutta l’operazione era una forzatura se non, addirittura, un vero e proprio atto di guerra. Mi domando come abbia potuto la NATO, di cui la Turchia è membro, chiudere gli occhi su questo vero e proprio atto di guerra di Ankara verso Israele. Eppure i commenti che si leggono sui media e le parole dei leader politici, dall’Europa all’Onu, sono di tenore esattamente diverso quando non contrario. E’ un vero e proprio paradosso.

Oltretutto si continua a parlare di “pacifisti attaccati”. Nessuno mette in dubbio che a bordo delle cinque navi della Freedom Flotilla non ci fossero un buon numero di pacifisti convinti, ma gli attivisti della IHH sono tutt’altro che pacifisti, lo dimostrano le immagini dell’attacco ai militari israeliani scesi sulla nave turca Marmara, immagini che dimostrano come siano stati gli attivisti della IHH ad attaccare i militari israeliani legittimamente saliti a bordo e non il contrario (qui il video).

Il ruolo della Turchia, in tutta questa vicenda, non è marginale e non deve essere sottovalutato. Ankara sapeva benissimo chi erano gli attivisti a bordo delle navi (della Marnara in particolare) e il fatto che sulle altre navi non vi siano stati scontri fa pensare ad una azione studiata a tavolino. Non si spiega altrimenti il rifiuto opposto dalla Turchia alla proposta diplomatica avanzata da Israele nei giorni scorsi di scaricare gli aiuti umanitari in un porto israeliano e di farli entrare via terra a Gaza. Se veramente l’obbiettivo erano gli aiuti umanitari era una validissima soluzione. Ma è chiaro che l’obbiettivo non erano gli aiuti ma era forzare il blocco navale su Gaza che, come abbiamo visto, è un atto di guerra, oltre naturalmente quello di aiutare Hamas (che non c’entra niente con l’aiutare i palestinesi). Per fare un esempio calzante del comportamento turco, mi chiedo come la prenderebbe la Turchia se oggi Israele decidesse di dare sostegno al PKK. Come lo chiamerebbe se non “atto di guerra”?

Allora, si faccia questa inchiesta internazionale (inevitabile) sui fatti accaduti ieri al largo delle coste di Gaza, ma la si faccia a 360° . Si indaghi sulle finalità della IHH e su come questa Ong venga usata dal governo turco per appoggiare Hamas, un gruppo considerato terrorista da Unione Europea, Stati Uniti e Nazioni Unite. Si indaghi sui veri obbiettivi della operazione Freedom Flotilla. Alla fine si potrebbe scoprire che ad essere attaccata è stata Israele e non la cosiddetta flotta pacifista.

Miriam Bolaffi


Posted by Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia

32 comments

  1. Gentile Signora Bolaffi,

    il suo articolo – convincente e ben scritto – contiene tuttavia, a mio personale avviso, falsità e inesattezze:
    1) Come si può ritenere “legittimo” un atto di pura pirateria ed un massacro di civili avvenuto in acque internazionali?
    2) L’ong turca IHH è attualmente consulente dell’United Nations Economic and Social Council ed è un’organizzazione legale in tutto il mondo, eccetto che in Israele e solo dal 2008… Quand’è che una grande e sperimentata e rispettata – ma, purtroppo, autoreferenziale – democrazia come quella israeliana la smetterà di vedere nemici annidati ovunque? Mi pare ormai che questa fobia permanente abbia i tratti di una sindrome cronica…
    3) Quanto al cosiddetto “Governo islamico turco”, come Lei lo definisce, vorrei farLe presente che la Turchia è una repubblica parlamentare alla stessa stregua di Israele. E se Lei avesse voluto suggerire al lettore, fra le righe, che una repubblica parlamentare di matrice islamica non possa essere in realtà un sistema laico, allora ci sarebbe molto da dire anche sulla laicità di Israele, dove i non ebrei appartenenti alla forte minoranza araba sono cittadini di serie B.
    4) Come, secondo me, dicono molti ebrei e israeliani intellettualmente onesti, Israele aveva i mezzi e la capacità di disinnescare questa “provocazione”, come Lei la definisce, senza provocare un’inutile bagno di sangue. E’ stato scelto invece di dare l’ennesimo messaggio di morte al mondo, come il teschietto sui cavi dell’alta tensione: “Chi tocca i fili, muore!”. E il mondo ha avuto la definitiva conferma che chiunque critichi o si opponga alla Grande Israele rischia di fare una brutta fine.
    5) Se la Sua barca fosse attaccata dai pirati, Lei non proverebbe a difendersi, anche a mani nude? Beh, è quello che hanno provato a fare i passeggeri di Freedom Flotilla, solo che di fronte non avevano degli ex pescatori somali passati per fame alla razzia, al sequestro e al contrabbando ma la rinomata élite di Tsahal, che invece di usare pallottole di gomma o dissuasori elettrici o acustici o lacrimogeni o bombe assordanti ed ogni altra arma non letale a disposizione, invece non ha esitato a sparare su civili non armati, come peraltro è consueta fare di sovente a Gaza e nei Territori Occupati… ma quelli sono solo dei poveri palestinesi che crepano dal 1948, ci siamo abituati.
    6) Freedom Flotilla portava aiuti alla popolazione di Gaza stremata da un criminale ed infinito assedio, non portava armi ad Hamas: quindi, pure il suo parallelismo per assurdo ad Israele che aiuta il PKK non sta in piedi. E poi Israele, il più forte paese del Medio Oriente, che si oppone da sempre e vittoriosamente a tutti i vicini arabi e ad ogni sforzo della diplomazia mondiale per disinnescare la bomba mediorientale, non ha certo bisogno di organizzare convogli umanitari per chicchessia. Se strategicamente ha bisogno di appoggiare l’uno o l’altro o amministrare la propria “giustizia” nel globo intero, lo fa in silenzio e senza pubblicità, mandando i suoi commandos a giustiziarne uno o i suoi consulenti militari ad addestrarne un altro.

  2. In attesa che lo faccia Miriam, proverò a risponderle io anche se un po’ di fretta.
    Il fatto che la Ong IHH sia consulente di un dei tanti organismi delle Nazioni Unite non vuol dire niente. Pensi che la Libia siede nel consiglio dei Diritti Umani e che l’Iran fa parte della commissione per la tutela dei Diritti delle donne. Resta il fatto che la IHH appoggia Hamas e, a meno che nelle ultime ore non sia cambiato qualcosa, Hamas è un gruppo terrorista. Le faccio presente che, come dice Miriam, la IHH non è considerata organismo vicino al terrorismo solo da Israele ma anche da USA (dal 2001) e da altri paesi (ma ora non ricordo davvero quali). E comunque basterebbe che lo fosse in Israele per essere interdetta a qualsiasi ingresso in territorio o acque israeliane.
    Miriam ha proposto una questione di Diritto internazionale basata su cose concrete. Se poi vogliamo dire che l’esercito israeliano è caduto nel tranello di Erdogan, lo possiamo dire. Ma non continui con la tiritera dei pacifisti disarmati. Le immagini parlano chiaro e quello che è successo sulla Larnaca non è successo sulle altre navi dove l’esercito è intervenuto pacificamente.
    L’accostamento al PKK ci sta tutto. Anche la Turchia occupa un territorio non suo, il Kurdistan, oltretutto abitato da un popolo concultura millenaria e non da un popolo che fino a 60 anni fa non esisteva nemmeno. Nessuno ne parla ma la Turchia uccide kurdi ogni santo giorno, ma li non c’entra Israele quindi non fa “scalpore”.
    La missione era chiaramente volta a favorire Hamas che, ripeto, è un gruppo terrorista. Il popolo palestinese è oppresso da Hamas. Ora la domanda che le rifaccio è questa: ci interessa il Diritto del popolo palestinese o aiutare Hamas?
    Infine, il suo punto 4. Miriam ha detto a chiare lettere che le scorse settimane era stato proposto alla Turchia di sbarcare gli aiuti in un porto israeliano da dove poi sarebbero entrati a Gaza sotto il controllo dell’Onu. Non era questo forse un modo per disinnescare la miccia? Solo che ai turchi non interessava disinnescare niente ma innescare una bella miccia.

    • Ci interessano i diritti di tutti i popoli e anche del popolo palestinese, diritti che non interessano affatto ad Israele, la cui politica di soffocamento costante e protratto della vita dei palestinesi non ha fatto altro, giorno per giorno, che consegnare un popolo sopraffatto e prigioniero nelle mani di Hamas e di fomentare tutti i fanatici anti-ebraici. Israele, uno splendido laboratorio di democrazia e di civiltà purtroppo sempre più ostaggio di una dirigenza fascista e del proprio isolazionismo guerresco.
      Ah, che abisso, che distanza tra un Benjamin Netanyahu che manda i soldati ad arrembare e ad ammazzare i pacifisti e suo fratello Yoni che diede la vita per salvare gli ostaggi ad Entebbe!
      Sulle altre questioni sollevate dalla Bolaffi ho già espresso il mio punto di vista.

      • quante parolone al vento. Mi permetta una domanda: è mai stato in Israele? Mai stato nella West Bank? Da quello che scrive temo di no. Primo non è affatto vero che gli arabi-israeliani hanno meno diritti degli ebrei, questa è una falsità colossale. L’unica differenza sta nel fatto che non possono fare il militare (per ovvie ragioni). In West bank i palestinesi stanno benissimo, hanno un tasso di crescita paragonabile a quello di un paese in aperto sviluppo. Non manca niente. E’ vero, c’è il problema dei coloni, ammettiamolo, ma sono piccole sacche che non influiscono sul sistema generale. Perché a Gaza è completamente diverso? Perché c’è Hamas, un nemico di Israele. Secondo lei, cosa dovrebbe fare Netanyahu? Lasciare che entri di tutto così poi possono spararci quando e come vogliono? Anche stamattina due “pacifisti” di Hamas hanno tentato di entrare in Israele per fare attentati. I miei genitori si ricordano quando mandavano a scuole me e i miei fratelli su autobus diversi così se saltava in aria almeno un figlio si poteva salvare. Non vogliamo ritrovarci come allora. Si informi prima di sparlare e dire cavolate su Israele

        • I coloni sono “piccole sacche”? Ma se gli insediamenti illegali fioriscono ogni giorno, vengono costantemente rivendicati e legalizzati e hanno ridotto i Territori ad un arcipelago di bantustan! E che mi dice degli abitanti permanenti di Gerusalemme Est che sono così di serie B da non essere nemmeno cittadini? Nessuno contesta il diritto di Israele ad esistere e in sicurezza, nessuno contesta il diritto di Israele di reagire a chi vìoli la sua sovranità territoriale o ad impedire che chiunque si introduca nel suo territorio per uccidere e compiere atti terroristici… Ma cosa c’entra questo con quello che è successo nelle scorse ore? E poi, qual è il territorio su cui Israele è sovrano? E non ha forse qualunque popolo il diritto di resistere all’occupazione e all’assedio? E chi da ad Israele il diritto di assediare 400.000 persone nel ghetto di Gaza?
          Tutte questioni che solo la pace potrebbe dirimere.
          Il mondo è stanco di tutta questa violenza.
          Il più forte dovrebbe finalmente ricorrere alla ragione e, conservando il proprio diritto all’autodifesa, mettere da parte la forza spropositata e insulsa cui da troppo tempo sta facendo ricorso. Se si ha la forza ma non la ragione non si va da nessuna parte.
          Così la penso. Poi voi tutti siete liberi di fare da megafono a questa spirale di violenza.

          • Andiamo per ordine caro Giorgio e prendi una camomilla se
            (S)parlare di Israele ti rende nervoso.
            punto primo:
            gli insediamenti illegali vengono smantellati quasi quotidiana
            mente,ma forse non ti informi abbastanza o leggi solo le far
            neticazioni di indimedia.
            secondo: se i territori “CONTESI” e mai appartenuti ad alcun
            popolo palestinese, sono un bantustan,lo si deve alla ottusa
            caparbieta’ dei dirigenti palestinesi, storicamente piu’ impe
            gnati a distruggere Israele che a far nascere il loro stato,la
            prova piu’ evidente e’ stata la liberazione di Gaza.terzo:se
            i cittadini arabi di gerusalemme est si sentono di serie B,non
            devono lamentaresi,perche’ comunque cittadini di uno stato
            democratico:i palestinesi che da 40 e piu’ anni vivono nei
            paesi fratelli di Siria, Libano, Iran, Arabia Saudita,e sono
            sfruttati socialmente e politicamente, non hanno neanche
            diritto alla carta di identita’ e addirittura i loro figli non posso
            no frequentare le stesse scuole dei ragazzi libanesi e siriani
            e poi chiamano Israele razzista!!!
            Quello che e’ successo ieri e’ solo la conseguenza di un odio illimitato che la nazione araba ha nei confronti dello
            occidente e cerca di scaricarlo solo su Israele, non potendo
            lo fare( almeno per il momento) sulla corrotta e immorale
            Europa.Credo che se Israele con i suoi sei milioni di abitanti
            da oltre 60 anni cerca di difendersi dalla marea islamica che
            rifiutando qualsiasi forma di dialogo tenta ogni giorno di porta
            re a termine il lavoro iniziato da Hitler,abbia ragione a farlo in ogni modo e con ogni mezzo.
            Cio’ che e’ successo ieri e’ totalmente da addebitare allo
            ennesimo rais arabo-mussulmano. Erdogan ha tradito Israele
            e lo ha fatto nel modo piu’ ripugnante.Sua e’ la tolale respon sabilita’ dell’accaduto e i morti peseranno sulla sua infame
            iniziativa per tutta la sua vita. Concludo ringraziandola per il
            suo dichiarato diritto di Israele ad esistere e tanto per darle
            un ultimo chiarimento le ricordo che Hamas nella Striscia di Gaza e’ stato votato dal 96% della popolazione:Hamas vuole
            distruggere Israele,ERGO:Israele fa bene ad assediarlo !!
            tanto le dovevo
            Angelo Pallinaccio

    • La IHH è stata bandita solo da Israele e dal 2008, è legale per il resto del pianeta. Sig. Londei, mi citi la fonte in base alla quale asserisce che sia bandita dagli USA dal 2001 e pure da altri paesi (che non ricorda).

  3. Hamas si procura armi tramite le navi che riescono a forzare il blocco navale di Israele, spesso provenienti dall’Egitto. La flotta dell’IHH poteva trasportare altre armi.

  4. questa mattina sono stati uccisi due “pacifisti” di Hamas che cercavano di introdursi dalla Striscia di Gaza in Israele per compiere attentati

  5. “This night a crime was perpetrated in the middle of the sea, by order of the government of Israel and the IDF Command. A warlike attack against aid ships and deadly shooting at peace and humanitarian aid activists. It is a crazy thing that only a government that crossed all red lines can do.
    Only a crazy government that has lost all restraint and all connection to reality could something like that – consider ships carrying humanitarian aid and peace activists from around the world as an enemy and send massive military force to international waters to attack them, shoot and kill.”
    Uri Avnery, Gush Shalom (http://gush-shalom.org/)

    • ci vuole un bel coraggio chiamarli “attivisti per la pace”. Se volevano davvero servire a qualcosa potevano almeno accogliere l’appello dei genitori di Gilad Shalit invece di rigettarlo con sdegno. Attivisti per la pace sostenitori di Hamas. Che schifo

  6. … e a proposito della legittimità dell’iniziativa di Freedom Flotilla fareste bene a rileggervi la Risoluzione 1860 del gennaio 2009 (un anno e mezzo fa):
    In italiano – http://www.vita.it/news/view/88173
    in inglese – http://daccess-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N09/204/32/PDF/N0920432.pdf?OpenElement
    Vi si legge, fra l’altro:
    “[Il Consiglio di Sicurezza]
    2. fa appello a che non ci siano impedimenti alla fornitura e alla distribuzione all’interno di Gaza dell’assistenza umanitaria, compresi cibo, energia e attrezzature mediche;
    3. saluta con favore le iniziative miranti a creare e tenere aperti corridoi umanitari e altri meccanismi per la prolungata somministrazione dell’aiuto umanitario;
    4. fa appello agli stati membri perché sostengano gli sforzi internazionali intesi ad alleviare la situazione umanitaria ed economica a Gaza anche mediante ulteriori contributi che sono urgentemente necessari a UNRWA e attraverso il Comitato di coordinamento ad hoc;

    Ed è quello che si proponevano di fare Freedom Flotilla e tutte le organizzazioni e paesi che l’hanno sostenuta.

  7. noto che questo sistema delle risposte è un po’ confusionario, prego quindi gli admin di correggere il problema. Grazie ad Angelo Salmoni per la risposta che ha dato a Giorgio il quale, per altro, mi conferma di non essere mai stato in Palestina, in Israele o da qualsiasi altra parte. Continua a scrivere le solite cose che puoi trovare su infopal, indimedia, forumpalestina e via dicendo, tutte cose ciclostilate e senza alcun fondamento oggettivo. Mi dispiace ma così è pressoché impossibile imbastire un discorso. Anche nel caso dellink dell’Onu postato lui parla del “testo con cui il Consiglio ecc. ecc. ha condannato Israele”, peccato che il consiglio non ha condannato Israele ma “ha espresso profondo rammarico per la perdita di vite umane” ecc. ecc. Non vi è traccia di condanne ai danni di Israele. Come volevasi dimostrare, le sig. Giorgio parla per ciclostile senza conoscere niente della realtà locale. Senta, ormai si è divertito abbastanza e credo che le sia stata data la possibilità di essere propositivo, cosa che lei non ha fatto. Non se la prenda. Magari su infopal, su indimedia o su forumpalestina trova persone che le danno ragione

    • Gentile Sig.a Levi, ho scritto che il CdS ha condannato l’operazione israeliana, non ho scritto che ha condannato Israele. Lei dimostra di non essere intellettualmente onesta.
      Se mi sono divertito abbastanza? Ho sostenuto un mio legittimo diritto di opinione, esprimendo un punto di vista che non vi aggrada, e l’ho sostenuto da solo contro parecchi (almeno 5 o 6), come Lei, che la pensano diversamente. Mi è stato pure negato il diritto di replica diretta al Sig Pallinaccio, e ora Lei mi chiede di smammare… Non c’è che dire: un raro esempio di apertura al dialogo e di democrazia, un’isola felice nel web questo vostro Secondo Protocollo…
      Su una cosa sono d’accordo con Lei: il sistema di organizzazione degli interventi pubblicati su questo sito dovrebbe essere rivisto perchè non è molto chiaro.
      Cordiali saluti

    • Prima di replicare, Sig.a Levi, avrebbe fatto meglio a leggersi almeno il titolo della CONDANNA espressa dal CdS… lo conosce l’inglese, vero?

      Security Council

      6325th & 6326th Meetings (PM & Night)

      “Security Council Condemns Acts Resulting in Civilian Deaths during Israeli Operation against Gaza-Bound Aid Convoy, Calls for Investigation, in Presidential Statement”
      http://www.un.org/News/Press/docs/2010/sc9940.doc.htm

  8. Visto che mi è negato il diritto di replica ail Sig Pallinaccio (infatti il pulsante replica non compare il fondo al suo intervento), mi permetto di rispondere replicando all’articolo principale:
    1) Caro Sig. Angelo, non sono affatto nervoso, amo le discussioni: quindi la camomilla se la prenda lei, e magari anche qualcosa di più forte;
    2) Quando copia e incolla i suoi (o di altrui) scritti, lo faccia formattando il testo in modo che sia leggibile, non come ha fatto ora, tutto preso dalla fretta e dall’ira;
    3) I suoi argomenti sono noiosi tanto che sono stereotipi triti e ritriti: il testo è farina del suo sacco o l’ha copiato (malamente) da qualche sito del tipo “CosadirequandocriticanoIsraele”?
    Cordiali saluti

    • sig. giorgio le repliche sono limitate a un tot. altrimenti si andrebbe sempre più stringendo
      Redazione

  9. Ma chi è questo qui? Un clown? Uno di quei pacifisti che difendono Hamas? Ma lasciatelo perdere. Sono solo provocatori, magari un po’ più eleganti di altri, ma pur sempre provocatori.
    W ISRAELE
    ABBASSO HAMAS

    • Gentile Sig.a Carlotta, chi sono io? Solo uno che ama esprimere le proprie opinioni e discuterle. Chi invece non ama la discussione spesso non ama la democrazia e ancora più spesso cerca di deridere chi la pensa diversamente e di attriburgli opinioni che non ha espresso. Esattamente come ha fatto Lei nei miei confronti: mi trovi un qualunque passaggio di uno qualunque dei miei interventi in cui io abbia difeso Hamas.

  10. … ma poi questo Sig Angelo fa di cognome Pallinaccio oppure Salmoni oppure devo pensare che le identità telematiche fittizia qui sono molte ma quelle in carne ed ossa assi meno?
    S poi non gradite le discussioni avete soltanto da richiedere una registrazione ed impedire gli interventi aperti a chicchessia…

  11. Giorgio, difficile constatare le identità fittizie quando gli IP sono diversi.
    Allora cercherò di risponderle un po’ a tutte le domande che ha fatto scusandomi anche per le reazioni “nervose” di alcune ragazze ma la situazione preoccupa e quindi la rabbia è tanta.
    Innanzi tutto la Ong IHH si è resa colpevole di diversi atti riconducibili ad atti di terrorismo per cui il Dipartimento di Stato Americano (che è la fonte) l’ha inserita nella lista delle Ong che fiancheggiano il terrorismo. Israele invece l’ha proprio interdetta. maggiori informazioni sui misfatti di questa Ong “pacifista” li trova a questo link
    http://www.terrorism-info.org.il/malam_multimedia/English/eng_n/html/hamas_e105.htm
    Le vorrei fare una domanda semplice semplice alla quale gradire che Lei mi rispondesse: pensa che se Hamas riconoscesse lo Stato di Israele le cose potrebbero cambiare in meglio per tutti?
    Le faccio questa domanda perché qui tutti sembrano dimenticare che Hamas non solo non riconosce lo Stato di Israele ma ne predica la distruzione (per statuto). Ora se lei fosse a casa sua e avesse un vicino di casa che non le riconosce la proprietà della sua abitazione e, anzi, cerca di portargliela via, lei come reagirebbe?

  12. Gentile Sig Londei,
    intanto il sito che Lei riporta non è quello del Dipartimento di Stato USA, per cui la mia richiesta rimane sul punto inevasa.
    Io credo che Hamas sia l’espressione della disperazione di un popolo che non sa dove sbattere la testa, se non sui vari muri eretti tutt’intorno quando non sulle corazze dei carrarmati. La corrotta dirigenza palestinese e la intransigente dirigenza israeliana e la debole diplomazia internazionale hanno perso in passato – per gravi errori di tutti e per diffidenza reciproca – l’occasione di mettere fine a questo orrendo conflitto. Inutile ricordarLe che un uomo coraggioso come Rabin non c’è più, e a causa della mano omicida di un israeliano. Il feroce Arik ed il suo degno successore, oggi, hanno fatto il resto. Sul versante palestinese ora c’è Hamas, un’organizzazione terrorista ma eletta da un popolo deluso e stanco e mutilato che non può più decidere per il suo bene.
    Io credo che se Hamas rinunciasse a portare attacchi contro gli israeliani e riconoscesse il diritto all’esistenza di Israele, se Israele smettesse con l’accerchiamento di Gaza, se si fermasse la macchina degli insediamenti, se si aprissero varchi enormi in quel maledetto Muro, allora israeliani e palestinesi tornerebbero a respirare e a confrontarsi per decidere una volta per tutte come comporre il loro conflitto. Certo, non sarebbe cosa priva di rischi, come insegna il passato recente e meno e considerata la ferocia del terrorismo islamico. Bisognerebbe quindi anche parlare di Iraq e di Afghanistan, e di Sudan e di Siria e chissà di quanti problemi nodali ancora (d’altra parte, che glielo hanno dato a fare il nobel per la pace ad Obama?)… ma penso che Israele sia forte e che i forti possano essere coraggiosi e che valga la pena di tentare, ancora una volta. L’alternativa è la morte, in un modo o nell’altro, per l’uno o per l’altro o per entrambi o per tutti. E’ un po’ come il problema del surriscaldamento/cambiamenti climatici/inquinamento del pianeta: o lo si affronta e si trovano le soluzioni, per quanto difficili, o pure si tira a campare per poi morire. E nella ricerca di una soluzione ad un problema vitale, il più forte ha sempre la responsabilità maggiore. Sottrarsi sarebbe criminale.
    Così la penso.
    E con questo tolgo il disturbo e le sue “signore” potranno tirare un respiro di sollievo e andare dalla manicure per rilassarsi un pochetto.

  13. condivido molto di quello che ha appena detto e le garantisco che il suo non è affatto un disturbo. A me piacciono molto i dibattiti, anche accesi, purché rimangano nel limite del decente e non mi sembra che in questo caso si sia superato tale limite. Scriva pure quanto vuole (e spero che lo faccia) che nessuno ha il fiato corto. Quelle che lei chiama le “mie signore” saranno pure giovani ma sanno rispondere in quasi tutte le occasioni. Poi non siamo purtroppo responsabili di tutti quelli che scrivono ma anche in questo caso ho visto che lei si sa ben difendere. Se posso darle un consiglio si registri, magari usando una di quelle email che durano solo cinque minuti (per avere la password che poi potrà cambiare) così i suoi commenti non dovranno aspettare che ci sia qualcuno a moderarli. Le ripeto, le discussioni e il dissenso purché nei termini dell’educazione sono assolutamente benvenuti

    • Egregio Signor Londei,

      approfitto un’ultima volta – davvero – della Sua cortesia (non certo di quella di molti suoi collaboratori/trici e ospiti) non più per replicare ma per precisare meglio il mio pensiero espresso nell’intervento del 1 giugno 2010, ore 15:07.
      Sì, Hamas deve riconoscere il diritto all’esistenza di Israele. Inoltre, Hamas e Autorità Palestinese dovranno in qualche modo mettersi d’accordo e finirla di farsi vicendevolmente le scarpe, sempre che vogliano davvero l’esistenza di uno Stato palestinese. Infine, siccome in un “condominio” si è sempre almeno in due a doversi mettere d’accordo, Israele dovrà riconoscere nei fatti il diritto all’esistenza di uno Stato palestinese, il che vorrà dire almeno stop agli insediamenti, fine dello strangolamento di Gaza e fare il minimo necessario affinchè il nascente Stato palestinese possa davvero cominciare a definirsi tale, dal punto di vista politico ma anche e soprattutto economico.
      Poi, riconosciuto reciprocamente il diritto effettiva all’esistenza, si potranno affrontare tutti i difficili e delicati problemi della convivenza, a cominciare dai confini dei due Stati. I palestinesi non potranno che partire dalla rivendicazione dei confini come prima del 1967, ma poi tutto starà alla serietà del negoziato e all’abilità dei negoziatori e dei garanti. Vede, l’argomento secondo cui la pace non può esserci perché Hamas non riconosce l’esistenza di Israele quando, dall’altra parte – come ha qui esplicitato molto bene il sig. Salmoni/Pallinaccio, accolto da un’ovazione delle sue collaboratrici – si continua a dire che non esiste e non è mai esistito un popolo palestinese e quindi tanto meno debba esisterne uno Stato, è un argomento che, posto in questi termini, non ha alcun valore. Il popolo palestinese esiste eccome, come esiste quello israeliano. Uno Stato palestinese deve esistere, così come esiste quello israeliano. Nati sulla stessa terra come due gemelli siamesi: difficile la separazione, un’operazione di alta chirurgia, ma non è sempre detto che uno debba soccombere perché l’altro viva. Se invece si continua con l’eterna solfa da colonialismo ottocentesco (quello che tanto in Africa ci sono solo quattro negri baluba) in salsa sionista (“una terra senza popolo per un popolo senza terra”), non si andrà da nessuna parte o, meglio, all’inferno tutti quanti.
      L’altro argomento che mi sembra debole è che la pace non può esserci perché quelli di Hamas sono dei terroristi. Ok, sono dei terroristi: ma l’OLP di Arafat e la miriade di organizzazioni armate che la componevano erano forse dei ghandiani? Non si è forse giunti a dialogare anche con i terroristi? E poi – lo sappiamo bene – certe definizioni sono sempre transitorie di fronte alla storia. Farò ora degli esempi che forse faranno accapponare la pelle alle sue “ragazze”, egregio Londei, ma tant’è… Quando faceva saltare in aria l’hotel King David nel 1946 o quando massacrava i palestinesi a Deir Yassin, Menachem Begin era sicuramente un terrorista, ma ciò non gli ha impedito di divenire uno stimato statista e premio Nobel per la pace con l’Egitto (un Nobel sicuramente più meritato di quello ad Obama, che nulla ha ancora fatto per la pace, anzi); ad al-Burej e a Qibya nel 1953, così come a Sabra e Chatila nel 1982, Ariel Sharon ha compiuto e/o ha lasciato compiere atti di terrorismo, ma ciò non gli ha impedito di diventare leader e premier israeliano, fautore del ritiro dell’esercito da Gaza e del contemporaneo smantellamento di una ventina di insediamenti ebraici lì esistenti… E potrei continuare con gli esempi, anche molto recenti, del terrore portato da Israele soprattutto contro palestinesi e libanesi… C’è anche, purtroppo, chi ha fatto la “carriera” contraria: il grande malvagio Saddam Hussein non era poi così male finchè teneva a bada gli iraniani e gassava i curdi (il “nostro figlio di puttana”, lo chiamavano in CIA); Osama bin Laden, l’incarnazione stessa del terrore, e pure i Taliban non erano poi così male quando, addestrati ed armati dagli USA, facevano tutti la loro parte nel jihad contro i sovietici, sporchi comunisti invasori…
      Come vede, la storia fa sempre giustizia delle definizioni appioppate nel contingente.

      Se invece, come ho già scritto, si vuole continuare sulla strada della morte, se davvero si è convinti dell’impossibilità di una qualsiasi forma di futura convivenza, che almeno non ci si sciacqui la bocca con stupide giustificazioni come fanno gli ipocriti… Si dica chiaramente, come ho sentito dire in un’intervista ad un giovane israeliano di Tel Aviv, qualche anno fa: “Noi faremo come gli americani. Prima c’erano gli indiani, no? E li hanno spazzati via. Nessuno si è stupìto, nessuno si è scandalizzato, nessuno ha fatto domande. E noi faremo lo stesso”. E che poi Israele se ne assuma le conseguenze. Mi pare terribile ma più onesto di qualunque puerile giustificazione, tipo che i palestinesi non esistono e che non si tratta con i terroristi.

      Saluti a tutti e addio. Su questo sito ho letto qualche cosa interessante, molte sciocchezze, falsità e inesattezze e comunque il livello degli interventi è generalmente molto basso, per cui ho tratto davvero poco piacere nel “confronto”. Grazie. Shalom.

  14. 01/06/2010 “Se le navi arriveranno a Gaza, sarà una vittoria per noi. Se verranno intercettate dai sionisti, sarà lo stesso una vittoria per noi”. Lo aveva detto sabato scorso il primo ministro di Hamas nella striscia di Gaza Ismail Haniyeh, durante un comizio nel porto della città di Gaza.

  15. INCREDIBILE – ALLUCINANTE – TERRIBILE – Uccisi altre tre pacifisti di Hamas che avevano lanciato una salva di razzi verso Israele. A renderlo noto e il portavoce del IDF.
    Il mondo si deve sollevare. Come si fa a uccidere tre pacifisti di Hamas che stavano lanciando razzi su Israele. Questa cosa deve finire. I pacifisti di Hamas devono essere lasciati liberi di lanciare tutti i razzi che vogliono, di far esplodere autobus e di mettere bombe dove e quando vogliono in Israele
    http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=177148

  16. Qui il pacifismo non c’entra nulla…
    Si potrebbero trovare illustri precedenti storici, ad esempio durante la “Crisi dei Missili di Cuba” del ’62 con l’opzione del blocco navale da parte degli americani: anche allora c’era il problema della legalità – che diritto aveva l’America di fermare le navi sovietiche in navigazione verso Cuba?
    C’è poco da scherzare quando si mette a repentaglio l’esistenza di uno stato sovrano, e credo che la risposta di Israele non lasci spazio per ulteriori “spontaneismi pacifisti” patrocinate da organizzazioni, che di pacifico hanno poco o nulla. Esaminiamo ora la faccenda da un altro punto di vista: chi ha avuto modo di esaminare i filmati “dell’assalto israeliano”, se è in buona fede, non potrà non notare le abnormi differenze, ad esempio, nel comportamento dei militanti di Green Peace quando sono stati abbordati dalla marina militare francese: in quella come in altre circostanze,
    gli appartenenti alla celebre organizzazione ecologista, opposero una resistenza passiva,
    magari rinchiudendosi nelle cabine o nel ponte di comando (poi prontamente forzate dai militari), ma non si sono mai sognati di accogliere a sprangate i marinai francesi, o peggio a colpi d’arma da fuoco. Con una reazione di quel genere avrebbero dilapidato per sempre la reputazione di cui gode in tutto il mondo, l’organizzazione Green Peace.
    Ecco perché non credo alla buona fede della cosiddetta Flottiglia della Pace. Questi qui per me, sono pacifisti fasulli, smettano di dichiararsi tali.

    • Il parallelismo tra “Crisi dei missili di Cuba” e il sanguinoso epilogo dell’arrembaggio a Freedom Flotilla non le pare un po’ azzardato? Là c’erano potenziali missili sovietici allestiti a qualche km dalle coste statunitensi e si rischiava la guerra termonucleare globale; qui c’era un convoglio di aiuti umanitari. Pensi piuttosto se Kennedy avesse arrembato una nave di Chruščëv ammazzando 10 marinai sovietici… Probabilmente io e Lei non saremmo qui a commentare.
      E aggiungo che pure in un’occasione così difficile i due uomini politici riuscirono a dialogare e ad arrivare ad un compromesso di pace: via i missili sovietici da Cuba (e i cubani si incazzarono molto: “Nikita mariquita, lo que se da no se quita!” scandivano nelle manifestazioni), via poco dopo i missili statunitensi da Turchia e Italia.
      Invece nel caso del conflitto israelo-palestinese non c’è nessuno che abbia il coraggio di fare un passo indietro, un passo verso la pace.
      Il suo esempio non calza affatto a pennello, anzi, non c’entra proprio nulla.

    • … e mi pare che in tutte le sue azioni più clamorose Greenpeace si sia sempre contraddistinta, per fortuna, per il grande attivismo, altro che resistenza passiva! E i francesi a Mururoa ci andarono molto cauti perchè solo qualche hanno prima Mitterand aveva persino fatto saltare in aria l’ammiraglia di Greenpeace ancorata a Auckland, uccidendo un giornalista: il governo francese dovette chiedere scusa e risarcire profumatamente sia la Nuova Zelanda, sia Grenpeace, sia i parenti della vittima.
      Israele chiederà mai scusa? Non credo.
      Vedremo cosa succederà quando arriverà in vista di Gaza la prossima nave umanitaria, la irlandese “Rachel Corrie” (do you remember Rachel Corrie?)… cosa direte? Che sono terroristi dell’IRA sotto mentite spoglie?
      Passo e chiudo. Shalom.

  17. Elenco Risoluzioni ONU VIOLATE da ISRAELE

    – Assemblea Generale risoluzione 194 (1947): profughi palestinesi hanno il diritto di tornare alle loro case in Israele;
    – Risoluzione 106 (1955): Condanna Israele per l’attacco a Gaza;
    – Risoluzione 111 (1956): condanna Israele per l’attacco alla Siria, che ha ucciso cinquanta-sei persone;
    – Risoluzione 127 (1958): raccomanda a Israele di sospendere la sua zona “no man” (di nessuno) a Gerusalemme;
    – Risoluzione 162 (1961): chiede a Israele di rispettare le decisioni delle Nazioni Unite;
    – Risoluzione 171 (1962): indica brutali violazioni del diritto internazionale da parte di Israele nel suo attacco alla Siria;
    – Risoluzione 228 (1966): censura Israele per il suo attacco a Samu in Cisgiordania, allora sotto il controllo giordano;
    – Risoluzione 237 (1967): chiede con urgenza a Israele di consentire il ritorno dei profughi palestinesi;
    – Risoluzione 242 (1967): l’occupazione israeliana della Palestina è illegale;

    – Risoluzione 248 (1968): condanna Israele per il suo attacco massiccio su Karameh in Giordania;
    – Risoluzione 250 (1968): chiede a Israele di astenersi dal dispiegamento militare (parata) a Gerusalemme;
    – Risoluzione 251 (1968): deplora profondamente il dispiegamento militare (parata) israeliano a Gerusalemme, in spregio della risoluzione 250;
    – Risoluzione 252 (1968): dichiara nulli gli atti di Israele volti a unificare Gerusalemme come capitale ebraica;
    – Risoluzione 256 (1968): condanna del raid israeliano sulla Giordania e delle palesi violazioni del diritto internazionale;
    – Risoluzione 259 (1968): deplora il rifiuto di Israele di accettare la missione delle Nazioni Unite per valutare l’occupazione dei territori;
    – Risoluzione 262 (1968): condanna Israele per l’attacco sull’aeroporto di Beirut;
    – Risoluzione 265 (1969): condanna Israele per gli attacchi aerei di Salt in Giordania;
    – Risoluzione 267 (1969): censura Israele per gli atti amministrativi atti a modificare lo status di Gerusalemme;
    – Risoluzione 270 (1969): condanna Israele per gli attacchi aerei sui villaggi nel sud del Libano;
    – Risoluzione 271 (1969): condanna Israele per la mancata esecuzione delle risoluzioni delle Nazioni Unite su Gerusalemme;
    – Risoluzione 279 (1970): chiede il ritiro delle forze israeliane dal Libano;
    – Risoluzione 280 (1970): condanna gli attacchi israeliani contro il Libano;
    -Risoluzione 285 (1970): richiesta dell’immediato ritiro israeliano dal Libano;
    – Risoluzione 298 (1971): deplora il cambiamento dello status di Gerusalemme ad opera di Israele;
    – Risoluzione 313 (1972): chiede ad Israele di fermare gli attacchi contro il Libano;
    – Risoluzione 316 (1972): condanna Israele per i ripetuti attacchi sul Libano;
    – Risoluzione 317 (1972): deplora il rifiuto di Israele di ritirarsi dagli attacchi;
    – Risoluzione 332 (1973): condanna di Israele ripetuti attacchi contro il Libano;
    – Risoluzione 337 (1973): condanna Israele per aver violato la sovranità del Libano;
    – Risoluzione 347 (1974): condanna gli attacchi israeliani sul Libano;
    – Assemblea Generale risoluzione 3236 (1974): sancisce i diritti inalienabili del popolo palestinese in Palestina all’autodeterminazione senza interferenze esterne, all’indipendenza e alla sovranità nazionale;
    – Risoluzione 425 (1978): chiede a Israele di ritirare le sue forze dal Libano;
    – Risoluzione 427 (1978): chiede a Israele di completare il suo ritiro dal Libano;
    – Risoluzione 444 (1979): si rammarica della mancanza di cooperazione con le forze di pace delle Nazioni Unite da parte di Israele;
    – Risoluzione 446 (1979): stabilisce che gli insediamenti israeliani sono un grave ostacolo per la pace e chiede a Israele di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra;
    – Risoluzione 450 (1979): chiede a Israele di smettere di attaccare il Libano;
    – Risoluzione 452 (1979): chiede a Israele di cessare la costruzione di insediamenti nei territori occupati;
    – Risoluzione 465 (1980): deplora gli insediamenti di Israele e chiede a tutti gli Stati membri di non dare assistenza agli insediamenti in programma;
    – Risoluzione 467 (1980): deplora vivamente l’intervento militare di Israele in Libano;
    – Risoluzione 468 (1980): chiede a Israele di annullare le espulsioni illegali di due sindaci palestinesi e di un giudice, e di facilitare il loro rientro;
    – Risoluzione 469 (1980): deplora vivamente la mancata osservanza da parte di Israele dell’ordine del Consiglio di non deportare i palestinesi;
    – Risoluzione 471 (1980): esprime profonda preoccupazione per il mancato rispetto della Quarta Convenzione di Ginevra da parte di Israele;
    – Risoluzione 476 (1980): ribadisce che la richiesta di Gerusalemme da parte di Israele è nulla;
    – Risoluzione 478 (1980): censura Israele, nei termini più energici, per la sua pretesa di porre Gerusalemme sotto la propria legge fondamentale;
    – Risoluzione 484 (1980): dichiara imperativamente che Israele rilasci i due sindaci palestinesi deportati;
    – Risoluzione 487 (1981): condanna con forza Israele per il suo attacco contro l’impianto per la produzione di energia nucleare in Iraq;
    – Risoluzione 497 (1981): dichiara che l’annessione israeliana del Golan siriano è nulla e chiede che Israele revochi immediatamente la sua decisione;
    – Risoluzione 498 (1981): chiede a Israele di ritirarsi dal Libano;
    – Risoluzione 501 (1982): chiede a Israele di fermare gli attacchi contro il Libano e di ritirare le sue truppe;
    – Risoluzione 509 (1982): chiede ad Israele di ritirare immediatamente e incondizionatamente le sue forze dal Libano;
    – Risoluzione 515 (1982): chiede ad Israele di allentare l’assedio di Beirut e di consentire l’ingresso di approvvigionamenti alimentari;
    – Risoluzione 517 (1982): censura Israele per non obbedire alle risoluzioni ONU e gli chiede di ritirare le sue forze dal Libano;
    – Risoluzione 518 (1982): chiede che Israele cooperi pienamente con le forze delle Nazioni Unite in Libano;
    – Risoluzione 520 (1982): condanna l’attacco di Israele a Beirut Ovest;
    – Risoluzione 573 (1985): condanna vigorosamente Israele per i bombardamenti in Tunisia durante l’attacco alla sede dell’OLP;
    – Risoluzione 587 (1986): prende atto della precedente richiesta a Israele di ritirare le sue forze dal Libano ed esorta tutte le parti a ritirarsi;
    – Risoluzione 592 (1986): deplora vivamente l’uccisione di studenti palestinesi all’università di Bir Zeit ad opera di truppe israeliane;
    – Risoluzione 605 (1987): deplora vivamente le politiche e le prassi israeliane che negano i diritti umani dei palestinesi;
    – Risoluzione 607 (1988): chiede ad Israele di non espellere i palestinesi e di rispettare la Quarta Convenzione di Ginevra;
    – Risoluzione 608 (1988): si rammarica profondamente del fatto che Israele ha sfidato le Nazioni Unite e deportato civili palestinesi;
    – Risoluzione 636 (1989): si rammarica profondamente della deportazione di civili palestinesi ad opera di Israele;
    – Risoluzione 641 (1989): continua a deplorare la deportazione israeliana dei palestinesi;
    – Risoluzione 672 (1990): condanna Israele per le violenze contro i Palestinesi a Haram Al-Sharif/Temple Monte;
    – Risoluzione 673 (1990): deplora il rifiuto israeliano a cooperare con le Nazioni Unite;
    – Risoluzione 681 (1990): deplora la ripresa israeliana della deportazione dei palestinesi;
    – Risoluzione 694 (1991): si rammarica della deportazione dei palestinesi e chiede ad Israele di garantire la loro sicurezza e il ritorno immediato;
    – Risoluzione 726 (1992): condanna fermamente la deportazione dei palestinesi ad opera di Israele;
    – Risoluzione 799 (1992): condanna fermamente la deportazione di 413 palestinesi e chiede ad Israele il loro immediato ritorno;
    – Risoluzione 1397 (2002): afferma una visione di una regione in cui due Stati, Israele e Palestina, vivono fianco a fianco all’interno di frontiere sicure e riconosciute;
    – La risoluzione dell’Assemblea generale ES-10/15 (2004): dichiara che il muro costruito all’interno dei territori occupati è contrario al diritto internazionale e chiede a Israele di demolirlo.

    qualche dubbio…?

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