Quello che si temeva è purtroppo accaduto. Ieri, durante il legittimo respingimento di una forza navale che tentava di forzare il blocco su Gaza, c’è scappato il morto, anzi, i morti. Sin dai primi minuti (in Turchia con un tempismo persino sospetto) si sono sollevate le proteste del mondo anti-israeliano che ha condannato l’azione dell’esercito di Israele, come suo costume, senza se e senza ma. Invece di se e di ma ce ne sono a bizzeffe.
Partiamo con molta calma dall’inizio, cioè dalla organizzazione di questa che, a torto, è stata chiamata una azione umanitaria. A organizzare questa vera e propria provocazione è stata una Ong turca denominata IHH (Insani Yardim Vakfi, IHH, “humanitarian relief fund”) con la collaborazione fattiva del Governo turco. La IHH è guidata da Bülent Yildirim e opera ad ampio raggio nel settore umanitario di assistenza alle zone islamiche depresse. Tuttavia la IHH ha anche un altro settore che, a fianco di quello umanitario, supporta attivamente le attività terroristiche in particolare quelle di Hamas (attraverso la Union of Good), e quelle della rete globale della Jihad islamica. La IHH è legata a doppio filo con i Fratelli Musulmani (le fondamenta di Hamas) e non nasconde il suo supporto al gruppo terrorista. Questo atteggiamento a fatto si che la IHH nel 2001 venisse inserita dagli USA nella lista delle Ong che supportano il terrorismo globale. Secondo uno studio del 2006 condotto dal Danish Institute for International Studies, la IHH avrebbe anche contatti con Al Qaeda attraverso alcune fondazioni di supporto alle attività islamiche collegate o direttamente riconducibili ad essa. Un progetto della IHH gestito dalla Islamic Charitable Society di Hebron e dalla Al-Tadhamun a Nablus distribuisce fondi alle famiglie dei kamikaze. Per questo in un recente incontro avvenuto a Damasco tra Bülent Yildirim e Khaled Mashaal, quest’ultimo ha ringraziato sentitamente la IHH per il supporto ad Hamas. Questa è, molto sommariamente, la descrizione della Ong definita pacifista che ha organizzato la Freedom Flotilla.
Il Governo islamico turco, che conosce bene la IHH e le sue attività, ha attivamente collaborato alla preparazione e al finanziamento dell’operazione Freedom Fotilla, supportando la Ong con ogni mezzo anche a livello politico. Mi chiedo perché nessuno di tutti quei Governi che oggi si scagliano contro Israele non abbia protestato con Ankara quando stava preparando questa operazione alla luce del sole.
Veniamo ora all’obbiettivo dichiarato dalla Freedom Flotilla (e dal Governo turco) di “forzare il blocco navale” israeliano attorno a Gaza, cioè attorno ad un territorio che Israele considera a ragione come “territorio ostile”. Secondo il Diritto Internazionale il tentativo di forzare un blocco navale è da considerarsi alla stregua di un atto di guerra. Sempre secondo il Diritto Internazionale chi attua il blocco ha il Diritto di catturare qualsiasi imbarcazione mercantile che violi il blocco e di deferire detta imbarcazione a un apposito tribunale delle prede e ha il Diritto di attaccare qualsiasi imbarcazione mercantile nemica che opponga resistenza al blocco navale. Tra gli obblighi di chi attua un blocco navale vi è quello di permettere il passaggio di carichi contenenti beni di prima necessità e medicinali per la popolazione locale. Ebbene, per quanto riguarda gli obblighi Israele ha adempiuto a quelli previsti dal Diritto Internazionale invitando la Freedom Flotilla a dirigersi in un porto israeliano e da li, via terra e sotto il controllo dell’Onu, a Gaza, proposta seccamente rifiutata dalla Freedom Flotilla (qui il video). In base a quanto sopra specificato non è scorretto affermare quindi che sia stata la Freedom Flotilla a compiere un atto di guerra e ad attaccare Israele e non, come tutti i media riportano, che sia stato Israele ad attaccare la Freedom Flotilla. Quella di Israele era, in sostanza, una azione difensiva.
Ora, premesse queste due cose di fondamentale importanza per capire come e perché si è arrivati a questo punto, fatto salvo il cordoglio per le vittime civili, mi domando perché la Freedom Flotilla non sia stata fermata prima di arrivare al limite delle acque di Gaza ben sapendo che tutta l’operazione era una forzatura se non, addirittura, un vero e proprio atto di guerra. Mi domando come abbia potuto la NATO, di cui la Turchia è membro, chiudere gli occhi su questo vero e proprio atto di guerra di Ankara verso Israele. Eppure i commenti che si leggono sui media e le parole dei leader politici, dall’Europa all’Onu, sono di tenore esattamente diverso quando non contrario. E’ un vero e proprio paradosso.
Oltretutto si continua a parlare di “pacifisti attaccati”. Nessuno mette in dubbio che a bordo delle cinque navi della Freedom Flotilla non ci fossero un buon numero di pacifisti convinti, ma gli attivisti della IHH sono tutt’altro che pacifisti, lo dimostrano le immagini dell’attacco ai militari israeliani scesi sulla nave turca Marmara, immagini che dimostrano come siano stati gli attivisti della IHH ad attaccare i militari israeliani legittimamente saliti a bordo e non il contrario (qui il video).
Il ruolo della Turchia, in tutta questa vicenda, non è marginale e non deve essere sottovalutato. Ankara sapeva benissimo chi erano gli attivisti a bordo delle navi (della Marnara in particolare) e il fatto che sulle altre navi non vi siano stati scontri fa pensare ad una azione studiata a tavolino. Non si spiega altrimenti il rifiuto opposto dalla Turchia alla proposta diplomatica avanzata da Israele nei giorni scorsi di scaricare gli aiuti umanitari in un porto israeliano e di farli entrare via terra a Gaza. Se veramente l’obbiettivo erano gli aiuti umanitari era una validissima soluzione. Ma è chiaro che l’obbiettivo non erano gli aiuti ma era forzare il blocco navale su Gaza che, come abbiamo visto, è un atto di guerra, oltre naturalmente quello di aiutare Hamas (che non c’entra niente con l’aiutare i palestinesi). Per fare un esempio calzante del comportamento turco, mi chiedo come la prenderebbe la Turchia se oggi Israele decidesse di dare sostegno al PKK. Come lo chiamerebbe se non “atto di guerra”?
Allora, si faccia questa inchiesta internazionale (inevitabile) sui fatti accaduti ieri al largo delle coste di Gaza, ma la si faccia a 360° . Si indaghi sulle finalità della IHH e su come questa Ong venga usata dal governo turco per appoggiare Hamas, un gruppo considerato terrorista da Unione Europea, Stati Uniti e Nazioni Unite. Si indaghi sui veri obbiettivi della operazione Freedom Flotilla. Alla fine si potrebbe scoprire che ad essere attaccata è stata Israele e non la cosiddetta flotta pacifista.
Miriam Bolaffi