A seguito di un rapporto redatto e diffuso da Secondo Protocollo sulla situazione nella Striscia di Gaza e ad una risposta tutt’altro che limpida diffusa dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UN Development Programme), lo scorso 24 maggio 2010 avevamo dato il via a una iniziativa in seno al Parlamento Europeo per chiedere l’immediato blocco degli aiuti finanziari a Gaza fino a quando a gestire tali aiuti fossero stati i terroristi di Hamas.
In base alle nostre ricerche e a quanto affermato dallo stesso UNDP i soldi destinati alla Striscia di Gaza per la ricostruzione dopo l’operazione “Piombo Fuso”, pari a 140 milioni di dollari, non erano stati usati per lo scopo al quale erano destinati ma erano sostanzialmente spariti nel nulla, tanto da costringere l’UNDP a chiedere alla Comunità Internazionale altri 527 milioni di dollari da destinare alla “ipotetica” ricostruzione di Gaza. Di seguito è emerso che l’UNDP e le altre agenzie, comprese alcune ONG, avevano delegato Hamas alla gestione dei fondi per la ricostruzione finendo per perdere di vista la vera destinazione di quei fondi e alimentando il sospetto che detti fondi finissero per finanziare il riarmo di Hamas. A quel punto si è deciso di chiedere l’immediato blocco dei finanziamenti alla Striscia di Gaza attraverso un petizione al Parlamento Europeo(la 0724/2010) pur sapendo che la procedura non sarebbe stata veloce. A una prima risposta arrivataci dal parlamento Europeo nel mese di agosto ne è seguita un’altra ieri nella quale, per bocca della Presidente della commissione per le petizioni, Erminia Mazzoni, ci veniva notificato che la nostra petizione aveva i presupposti per essere accolta e discussa nell’apposita commissione.
Ora si apre una fase nuova nella quale si dovrà dimostrare che i fondi destinati alla Striscia di Gaza e approvati dal parlamento Europeo con le risoluzioni del 15 gennaio 2009, 18 febbraio 2009 e 17 giugno 2010, vengono in effetti gestiti da Hamas e usati per scopi diversi da quelli per cui erano stati destinati dal Parlamento Europeo. A questo va aggiunto che i fondi stanziati dall’Unione Europea erano condizionati alla liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit (testo approvato dal Parlamento Europeo il 17 giugno 2010), da anni detenuto illegalmente da Hamas, condizione che nei fatti non è mai stata rispettata.
Nelle prossime settimane quindi verrà discussa (a porte aperte) la nostra richiesta di bloccare qualsiasi finanziamento europeo alla Striscia di Gaza fino a quando sarà Hamas a gestire tali finanziamenti. E’ infatti evidente che le somme elargite dall’Unione Europea e destinate alla ricostruzione di Gaza non vengono usate per lo scopo per cui sono state stanziate. E’ bene precisare che la nostra richiesta non è mirata al blocco degli aiuti a Gaza fine a se stesso ma ad impedire che tali aiuti vengano gestiti da Hamas per altri scopi a discapito della popolazione della Striscia di Gaza.
Secondo Protocollo
Se tutti i milioni di dollari entrati a Gaza fossero stati destinati alla ricostruzione e ad aiuti concreti alla popolazione, oggi i gazniani o meglio i gaznizzeri, farebbero impallidire per agiatezza persino gli svizzeri.
Ma le varie icone intellettuali e rimbecillite, che in questo mondo si auto castrano a favore dei poveri e derelitti abitanti di Gaza, sono sempre all’opera per denunciare i soprusi di Israele, facendolo passare come sola ed unica causa della miseria in cui sono tenuti i gaznizzeri.
Ma dove sono tutte quelle Ong che costituiscono l’avanguardia della società civile e dicono di operare per Gaza? Sono attive solo per prendere i dollari dall’Onu o dall’Unesco? Dell’Onu è meglio stendere un velo pietoso vista l’abbronzatura che mostrano i militari impiegati in Libano, per quanto riguarda l’Unesco, impegnato ad assicurare ai palestinesi della Cisgiordania la proprietà dei luoghi sacri, sarebbe meglio ricordagli cosa dicono due delle sue iniziali: E sta per educazione, C sta per cultura.
Un consiglio spassionato l’avrei su chi appoggiarsi per far arrivare integre queste barcate di dollari senza che Hamas, con i suoi bombaroli assassini, possa mettere le mani: l’UNRWA naturalmente, in quanto è l’agenzia Onu per i palestinesi!
Consiglierei caldamente come organizzatori super partes la Luisa Morgantini con il fido Vittorio Agnoletto: tutti e due da un pezzo senza lavoro ma in possesso del passaporto palestinese, dato gentilmente e solo a quelli che hanno cancellato dalla loro carta geografica la terra di Israele.
Nuttata persa e figghjia fimmina! (la j prima della i fa tanto Hezbollah….)