Tutta la verità su Israele e i cosiddetti palestinesi (parte prima)

19 Gennaio 2014

israele-nel-mirino

Ormai da diversi anni stiamo assistendo a una pesantissima campagna di delegittimazione di Israele e più in generale del popolo ebraico. E’ una campagna a volte subdola perché fatta di deliberate omissioni, a volte palese perché fatta di veri e propri attacchi basati spesso sulle menzogne e che vede internet e i social media protagonisti oltre che alcuni organi di stampa.

Questa campagna da alcuni mesi ha assunto le sembianze di un vero e proprio assalto mediatico che a volte è persino grottesco sia per le menzogne plateali che per il largo seguito di cui gode. Ora, è nostra intenzione chiarire alcuni punti, alcune verità che non sono contestabili e lo faremo in più parti perché il discorso è troppo lungo per essere affrontato in una sola volta. E’ chiaro che il nostro obbiettivo sono quelle persone oneste che certamente in buona fede cadono nel tranello degli antisemiti e non gli antisemiti stessi che chiaramente non possono essere convinti su qualcosa che conoscono bene pur negandolo.

Punto 1: equazione palestinesi buoni / israeliani cattivi

Sin dal giorno dopo la sua nascita Israele si è dovuto difendere da pesantissimi attacchi militari da parte dei paesi arabi. Quando gli arabi hanno visto che per loro era impossibile battere Israele sul piano militare hanno creato dal nulla la Palestina e l’OLP, Organizzazione per la liberazione della Palestina (vedi nota 1 in coda all’articolo). Non è una caso che a fondare tale organizzazione sia stato un egiziano, Yasser Arafat, e che ai suoi vertici c’erano giordani, libanesi e siriani (vedi nota 2 in coda all’articolo). Da allora la propaganda araba ha parlato di Israele come una “entità occupante” e dei cosiddetti palestinesi, inesistenti fino alla loro creazione nel 1947, come “entità occupata”. Il frutto di questa serrata propaganda ha dato il via all’equazione israeliani cattivi / palestinesi buoni, questo nonostante nel corso degli anni i cosiddetti palestinesi abbiano compiuto innumerevoli atti di terrorismo contro civili israeliani, abbiano soggiogato con la forza una intera regione, la Striscia di Gaza, e prima ancora abbiano cercato di appropriarsi prima della Giordania (dove sono stati duramente repressi) e poi del Libano scatenando una vera e propria guerra civile. Anche ai giorni d’oggi quando da Gaza sparano missili contro Israele e gli israeliani legittimamente si difendono, la stampa araba e filo araba parla solo degli attacchi difensivi di Israele, cioè della conseguenza, e non degli atti che l’hanno provocata, cioè della causa. Che dire poi degli innumerevoli attacchi che quotidianamente subiscono i civili israeliani e di cui la stampa se ne disinteressa completamente? La volontà di tacere sulle violenze palestinesi e di concentrarsi sulle risposte difensive israeliane è palese e dimostra come si voglia par passare Israele per oppressore (e quindi cattivo) e i palestinesi per oppressi (e quindi buoni) quando è vero in effetti il contrario.

Punto 2: la comunità internazionale e i “profughi palestinesi”

Un altro punto dolente è l’atteggiamento della comunità internazionale verso i cosiddetti palestinesi. Per i palestinesi è stata creata una apposita agenzia Onu, la UNRWA, una agenzia che va contro ogni legge internazionale e che applica parametri del tutto fuori da ogni contesto di Diritto Internazionale, a partire dal concetto stesso di profugo, deformato e cambiato appositamente per i cosiddetti palestinesi. Questa agenzia, che gode di una incredibile quantità di fondi, persino superiore a quello della UNHCR, nel corso degli anni non solo ha fatto lievitare indebitamente il numero dei cosiddetti profughi palestinesi, ma è diventata un vero e proprio mezzo di propaganda antisemita e filo-araba. Nelle scuole della UNRWA si insegna l’odio verso Israele, molti dei fondi destinati alla UNRWA finiscono per finanziare l’acquisto di armi da parte di Hamas. Ma quello che appare più incredibile è che la UNRWA si interessa poco dei cosiddetti profughi palestinesi al di fuori dei territori contesi (Libano, Iraq, Siria e Giordania) mentre segue quasi esclusivamente i cosiddetti palestinesi presenti in Cisgiordania e a Gaza che non ne avrebbero nemmeno bisogno e che non sono profughi. Un esempio lampante ne è il campo siriano di Yarmouk, ma potremmo citare i campi libanesi e giordani per non parlare poi dei cosiddetti profughi palestinesi in Iraq. [continua nella seconda parte che verrà pubblicata i prossimi giorni]

[gss-content-box]Nota 1Fonte Barbara: Alla commissione Peel, 1937, il leader arabo locale afferma perentoriamente: “Non esiste nessun paese che si chiami Palestina. ‘Palestina’ è un termine che si sono inventati i sionisti (…) Il nostro paese per secoli è stato parte della Siria. ‘Palestina’ ci è aliena. Sono stati i sionisti che l’hanno introdotta.” Nove anni più tardi, nel 1946, il Professor Philip Hitti, storico arabo, dichiara alla commissione di indagini Anglo-Americana: “Non esiste nessuna Palestina nella storia, assolutamente no”. Passano altri dieci anni e arriviamo al 1956. Ahmed Shukairy, futuro fondatore dell’OLP, organizzazione per la liberazione della Palestina, di fronte al Consiglio per la Sicurezza delle Nazioni Unite, spiega: “È comunemente noto che la Palestina non sia altro che il Sud della Siria.” 31 marzo 1977: il giornale olandese Trouw pubblica un’intervista con un membro del comitato direttivo dell’OLP, Zahir Muhsein. Ecco le sue dichiarazioni: “Il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno Stato Palestinese è solo un mezzo per continuare la nostra lotta contro lo Stato d’Israele per l’unità araba. In realtà non c’è differenza fra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Solo per ragioni politiche e strategiche oggi parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese, visto che gli interessi arabi richiedono che venga creato un distinto “popolo palestinese” che si opponga al sionismo. Per motivi strategici, la Giordania, che è uno Stato sovrano con confini definiti, non può avanzare pretese su Haifa e Jaffa mentre, come palestinese, posso indubbiamente rivendicare Haifa, Jaffa, Beer- Sheva e Gerusalemme. Comunque, appena riconquisteremo tutta la Palestina, non aspetteremo neppure un minuto ad unire Palestina e Giordania”.[/gss-content-box]

[gss-content-box color=”red”]Nota 2 – Alcune persone dicono che gli arabi sono “nativi palestinesi”, mentre gli ebrei sono “invasori” e”colonizzatori”. Quindi abbiamo letto le biografie dei leader israeliani e palestinesi e siamo diventati confusi.

Ecco chi tra i leader israeliani e palestinesi è Nato il in Palestina:

Leaders israeliani:

BENJAMIN NETANYAHU, Nato il 21 ottobre 1949 a Tel Aviv.

EHUD BARAK, Nato il 12 febbraio 1942 a Mishmar HaSharon, Mandato britannico della Palestina.

ARIEL SHARON, Nato il 26 febbraio 1928 a Kfar Malal, Mandato britannico della Palestina.

EHUD OLMERT, Nato il 30 settembre 1945 a Binyamina-Giv’at Ada, Mandato britannico della Palestina.

ITZHAK RABIN, Nato il 1 Marzo 1922 a Gerusalemme, Mandato britannico della Palestina.

ITZHAK NAVON, Presidente israeliano nel 1977-1982. Nato il 9 aprile 1921 a Gerusalemme, Mandato britannico della Palestina.

EZER WEIZMAN, Presidente israeliano nel 1993-2000. Nato il 15 giugno1924 a Tel Aviv, Mandato britannico della Palestina.

Leader arabi “palestinesi”:

YASSER ARAFAT, Nato il 24 agosto 1929 al Cairo, Egitto.

SAEB EREKAT, Nato il 28 Aprile 1955, in Giordania. Ha la cittadinanza giordana.

FAISAL ABDEL QADER AL-HUSSEINI, Nato il 1948 a Bagdad, Iraq.

SARI NUSSEIBEH, Nato il 1949 a Damasco, Siria.

MAHMOUD AL-ZAHAR, Nato il 1945 al Cairo, Egitto

Quindi i leader israeliani, che sono nati in Palestina, sono colonizzatori o invasori.

Mentre i leader arabi palestinesi che sono nati in Egitto, Siria, Iraq e Tunisia sono nativi palestinesi????[/gss-content-box]

Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia

23 Comments

  1. la UNRWA è l’esempio lampante di come un organismo internazionale come l’ONU che dovrebbe essere imparziale sia in effetti assolutamente filo arabo e anti-israeliano. Lo possiamo vedere anche in altre occasioni, dal consiglio per i diritti umani che sembra esistere solo per emettere risoluzioni contro Israele all’ultima novità dell’UNESCO che per far contenti gli arabi cancella un importante iniziativa sulla storia di Israele e del popolo ebraico che poi è la storia del mondo

  2. Ottimo. Spero che alla fine di tutte le puntate pubblichiate anche un’opera integrale

  3. Cosiddetti giornalisti, sedicenti esperti di Medio Oriente, incuranti del ridicolo, propalano tesi negazioniste per portare acqua al mulino della propria propaganda. Che tristezza! Pur pensandola diversam vi ho sempre rispettati riconoscendovi onestà intellettuale. Devo dire che mi vergogno per voi.

    • certo che è difficile contestare la verità, voi odiatori preferite darvi ragione a vicenda sui tantissimi siti filo/pal strapieni di odio e menzogne e quando uno vi sbatte in faccia i dati reali e la realtà, passate all’insulto. Ma andate al diavolo.
      Grandi Rights Reporter, finalmente una operazione verità

      • Certo, la realtà. Nel senso orwelliano del termine, ma pur sempre realtà. Negare l’esistenza di un intero popolo è becero negazionismo.

        • allora mi ripeto

          Egregio signore/a, sarebbe così gentile da rispondere a qualche domanda? Se lei è così sicuro che la “Palestina” sia stata fondata molti secoli fa, ben prima della presenza degli ebrei e abbia lasciato tracce nella storia, beni culturali da conservare, eredità da difendere, certamente lei sarà in grado di rispondere alle seguenti domande:

          Quando è stata fondata e da chi?
          Quali erano i suoi confini?
          Qual era la sua capitale?
          Quali erano le sue città più importanti?
          Qual era la base della sua economia?
          Qual era la sua forma di governo?
          Può citare almeno un leader palestinese prima di Arafat e di Amin Al Husseini, il muftì di Gerusalemme amico di Hitler?

          La “Palestina” è stata mai riconosciuta da un paese la cui esistenza a quel tempo non lascia spazio a discussioni?
          Qual era la lingua parlata nello stato di Palestina prima degli ebrei?
          Avevano un sistema politico? Il loro sovrano portava un titolo? C’era un parlamento o un consiglio? Hanno combattuto delle battaglie?
          C’è un qualche libro palestinese prima del Novecento? Può nominare uno scrittore palestinese, un pittore, uno scultore, un musicista, un architetto palestinese prima di tale data?

          Esiste un piatto tipico palestinese, che lei sappia? Un costume caratteristico?
          Che religione aveva la Palestina prima di Maometto?
          Qual era il nome della sua moneta? Ne esistono degli esemplari in qualche museo?
          Scelga pure una data nel passato anche recente e ci dica: qual era il tasso di cambio della moneta palestinese nei confronti del dollaro, yen, franco, ecc.?
          Poiché questo paese oggi non esiste, può spiegare la ragione per cui ha cessato di esistere? E può specificarne la data di estinzione?
          Se la sua organizzazione piange per il destino dei poveri palestinesi “occupati”, mi può dire quando questo paese era orgoglioso e indipendente?

          Se le persone che, a torto o a ragione, chiamate palestinesi non sono solo una collezione di immigrati dai paesi arabi e se davvero hanno una identità definita etnica che assicura il diritto di autodeterminazione, mi sa spiegare perché non hanno cercato di essere indipendenti dai paesi arabi prima della devastante sconfitta nella Guerra dei Sei Giorni? Perché datano l'”occupazione” dal ’67, se prima i “territori palestinesi” erano governati da stati “non palestinesi” come l’Egitto e la Giordania?

          Le ho fatto tante domande, mi auguro che potrà rispondere almeno a qualcuna. Finisco solo con una nota: spero che lei non confonda i palestinesi con i Filistei, che erano una popolazione marittima di lingua indeoeuropea (i popoli del mare) che fecero un’invasione in terra d’Israele, come anche in Egitto e nell’attuale Libano verso il nono secolo a.C. Il solo rapporto è l’invenzione romana che dopo la distruzione del Tempio, nel I secolo, ribattezzò quelle terre per spregio con il nome di un antico nemico dei ribelli ebrei. L’etimologia non è storia.

          Altre domande scomode

          Come mai non è nato uno Stato palestinese tra il ’48 e il ’67?
          E poi un’altra domanda: come sono stati trattati i profughi palestinesi dai fratelli arabi prima e dopo il ’67, dopo ma anche prima sottolineo?
          Conoscete gli orrori del “Settembre nero” in Giordania? Conoscete il ruolo della Siria nel massacro del campo di Tal el Zatar?
          Ma soprattutto: sapete che se i palestinesi avessero accettato il piano di spartizione dell’Onu, oggi avremmo due popoli e due Stati? Non c’era bisogno di tante guerre e tanto spargimento di sangue se gli arabi e i palestinesi avessero accettato il diritto degli ebrei ad avere uno Stato. Questo pochi lo sanno. Pochi lo vogliono sapere.

          E’ possibile che 20 anni dopo Oslo, miliardi di dollari, miliardi di euro, aiuti da tutto il mondo, compreso Israele, l’Autorità Palestinese non sia stata capace di costruire un solo ospedale moderno, una qualsiasi struttura e continui a piangere miseria? Questa è la domanda che molti si fanno, per “molti” intendo le persone pensanti, non certo i pacifisti filopalestinesi o i sinistri antisraeliani che continuano il boicottaggio contro Israele, accecati dall’odio e dalla loro criminale ideologia. Allora?
          Qualcuno sa dirmi dove sono finiti i miliardi e perché l’ANP (per non parlare di Gaza) pullula di villone con piscina di proprietà dei capi e capetti palestinesi mentre non esiste un ospedale degno di questo nome, non esistono università se non quelle dove si allevano amorevolmente giovani fanatici destinati a diventare possibili terroristi, (es.: Bir Zeit)?
          Qualcuno sa dirmi perché, letteralmente affogati, alla Paperon de’ Paperoni, nei miliardi che il mondo manda da decenni all’ANP, miliardi che avrebbero potuto ricoprire d’oro ogni casa palestinese e rendere ricco ogni singolo abitante, miliardi che avrebbero potuto costruire ospedali e atenei all’avanguardia, la popolazione palestinese vive male e chi ha bisogno di cure serie deve venire in Israele o andare in qualche altro paese disposto ad accoglierli e a curarli gratis?

          • Ottime domande che si dovrebbero porre al’ONU e a tutti quelli che sostengono i palestinesi e la loro causa.

          • Il punto non è provare l’esistenza storica della nazione palestinese. Non è che se una nazione è nata in tempi antichi ha diritto di esistere e se è nata in tempi recenti no. Oggi, ORA, il popolo palestinese esiste, perché esistono persone che si riconoscono come tali. Paradossalmente è forse proprio Israele che sta indirettamente creando e fortificando il concetto di nazione palestinese, in quanto le nuove generazioni vengono cresciute come tali. Ma il fatto che la Palestina nasca soprattutto in conseguenza a una politica aggressivamente repressiva non la rende meno reale.
            Tutte le nazioni hanno un punto di inizio, compresa quella israeliana (che è di fatto fra le più recenti). Anche a guardare il passato dell’Italia si potrebbe negare che abbia il diritto a sussistere come stato!
            Il fatto che in passato un popolo abbia riconosciuto un certo territorio come proprio per lungo tempo e vi abbia vissuto i suoi avvenimenti cruciali o addirittura fondanti, non conta nulla o al massimo è un pallido pretesto, come ci insegna la Storia, e non tirerò fuori esempi banali perché chiunque può trovarne in abbondanza da solo. Il fatto è che avere una cultura comune, un piatto tipico, una lingua etc… non c’entra niente, si può essere nazione (nel senso di appartenere a una comunità etnica e culturale) ma non avere uno stato (vedi zingari), si può essere stato e non essere parte di una comunità etnica e culturale compatta (vedi Svizzera). Nella maggior parte dei casi le due cose vanno di pari passo, ma non è scontato e il riconoscimento come stato è essenzialmente una questione di determinazione del popolo in questione e di quello che la politica internazionale consente.
            Insomma, oggi esistono milioni di persone che si definiscono palestinesi e chiedono di essere riconosciute come tali. Si può solo prenderne atto, non gli si può far cambiare idea. Se gli dici che mille anni fa, o anche solo cento anni fa, i palestinesi non esistevano loro giustamente possono risponderti “e chi se ne frega?” perché in effetti, chi se ne frega? ora ci sono.
            E la Storia prosegue. Con la guerra, con la diplomazia, come sempre. Come andrà a finire è una questione di scelte e di compromessi.

  4. Uno stato palestinese esiste gia’ ed e’ la giordania; non capisco il perche” di un’altro stato palestinese.

  5. Grazie per la citazione.
    Mi permetto di aggiungere un’altra nota: l’OLP, organizzazione per la liberazione della Palestina, è nata nel 1964; i cosiddetti “territori occupati” sono stati occupati nel 1967. Nel 1964 l’unico territorio occupato da Israele era lo stato di Israele. In teoria le date dovrebbero essere sufficienti a chiarire che lo scopo di tale organizzazione terroristica non è la creazione di uno stato di Palestina bensì la cancellazione dello stato di Israele. Del resto chiunque può verificare, cercando in Google la costituzione di Al-Fatah, che gli otto articoli che prevedono la distruzione di Israele come obiettivo primario e irrinunciabile sono tuttora presenti. Esiste anche un rarissimo video in cui Arafat, in un inglese piuttosto stentato ma comprensibile, chiarisce che l’obiettivo finale è la “umma”, il grande califfato dal Marocco alla Siria, altro che lotta di liberazione contro il cattivissimo occupante per creare il proprio stato!

  6. Complimenti. Troverei estremamente utile inserire chiarimenti, anche a scopo didattico, sull’articolo 80 del charter delle nazioni unite che garantisce agli ebrei il diritto di insediarsi in ogni luogo della palestina mandataria britannica e quindi anche in west Bank, Gerusalemme e Gaza. Notizie e chiarimenti sulla palese inapplicabilità della quarta convenzione di Ginevra (Julius Stone, Elihu Lauterpacht, Eugene Rostow,…) alla questione israelo/palestinese, aiuterebbero moltissimo le persone impegnate quotidianamente nelle dispute che si creano nei commenti ai vari articoli su Israele nei quotidiani e non solo.

    Grazie

  7. @ lattato deidrogenasi

    Non ci sembra che fino ad oggi qualcuno di voi filo-palestiense abbia mai detto alcunché sul fatto che gli arabi (tutti) neghino a Israele il Diritto all’esistenza e che addirittura, come dice Barbara, abbiano nel loro statuto l’obbiettivo della distruzione (cancellazione) di Israele, anzi, direttamente o indirettamente l’avete sempre supportata quell’idea e se adesso qualcuno, sulle stesse basi arabe, contesta l’esistenza di un supposto popolo palestinese parlate di negazionismo? Ma bravi, se non altro siete intellettualmente onesti (VOI), mantenete imperterriti il concetto dei due pesi e due misure.

    @ Rossella

    Tutto molto bello, peccato che questa gente vanti pretese su supposte realtà storiche che non ci sono, appropriandosi di storia non loro, attribuendosi fatti storici non loro. E se si limitassero solo a questo, seppur deprecabile, si potrebbe pure sopportare coprendo il tutto con una sonora risata. Il fatto è che su queste basi pretendono di cancellare un popolo (vero), quello ebraico. Vede, lei confonde il concetto di nazione con quello di popolo. Una nazione può nascere anche oggi (ne abbiamo un esempio con il Sud Sudan) ma un popolo non si crea dal nulla, non lo si inventa rubando la storia ad un altro popolo.

  8. Lavoro molto ben fatto
    Mi raccomando: non dimenticatevi di continuare con le prossime puntate…
    Se serve materiale, contattatemi all’indirizzo da cui commento…
    Credo che tante cose utili si possano trovare su “Myths and Facts” di Eli Herz e anche su:
    http://www.eretzyisroel.org/~peters/

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