Vittorio Arrigoni, Hamas & Israele

19 Aprile 2011

Dopo decine e decine di mail, dopo che i soliti provocatori non hanno mancato di far sentire la loro voce sul nostro ponderato silenzio in merito all’uccisione di Vittorio Arrigoni, dopo l’ennesimo farneticante messaggio anonimo giunto questa notte sulla nostra casella di posta, ci vediamo costretti (nostro malgrado) a intervenire sull’argomento al fine di fare – per l’ennesima e speriamo ultima volta – alcune precisazioni su un argomento delicato come quello medio orientale.

arrigoni hamasMa prima di fare tutto ciò voglio fare alcune premesse che ritengo indispensabili:

1.       La nostra posizione su Israele è chiara e indiscutibile, questa organizzazione sta con Israele senza tentennamenti. Questo non toglie il fatto che noi si possa criticare in maniera democratica l’operato del Governo israeliano se lo ritenessimo sbagliato o ingiusto. E’ la differenza che passa tra essere un estremista ed essere un democratico e siccome il sistema israeliano è un sistema democratico (seppure non immune da estremismi) pretendiamo che questo nostro Diritto venga rispettato o quantomeno capito.

2.       La nostra posizione su Hamas è altrettanto chiara e limpida. Hamas è un gruppo terrorista che ha come obbiettivo nel suo statuto (qui la versione integrale in italiano) la distruzione di Israele. Per questo motivo consideriamo il movimento islamista che detiene il potere nella Striscia di Gaza un nemico da abbattere al pari di Hezbollah, Iran e Siria.

Premesso ciò, Secondo Protocollo ha una propria linea di condotta che può piacere oppure no, ma è una linea che noi riteniamo corretta e finalizzata al raggiungimento dei nostri obbiettivi statutari. In questo contesto in passato abbiamo mosso severe critiche al Governo israeliano ogni volta che abbiamo ritenuto corretto farlo. E’ avvenuto, per esempio, quando Vittorio Arrigoni è stato arrestato al largo di Gaza mentre era intento a pescare con alcuni palestinesi. In quel caso abbiamo ritenuto (e lo riteniamo tutt’ora) che gli israeliani abbiano sbagliato. Quando è iniziata l’operazione “Piombo Fuso” l’abbiamo giudicata una azione troppo violenta e fondamentalmente inutile. Infatti Hamas governa ancora Gaza nonostante “Piombo Fuso”. Tuttavia, nonostante la nostra contrarietà a quella operazione abbiamo difeso l’operato dell’IDF quando è stato ingiustamente accusato di “crimini di guerra” e quando Richard Goldstone ha emesso il suo famigerato “rapporto”, poi puntualmente smentito. Nel leggere alcuni resoconti di Vittorio Arrigoni (e di altri) da Gaza dove veniva descritta una situazione inverosimile, abbiamo fatto il possibile per accertare la verità e diffonderla con un rapporto (qui il link) verificando che in moltissimi casi quanto veniva descritto non era affatto vero e che anzi a Gaza c’era chi se la passava davvero bene.

Detto ciò, anche se non è possibile racchiudere tutto in poche righe, veniamo alla morte di Vittorio Arrigoni e al nostro “pensiero” in merito alla stessa. Abbiamo evitato di parlarne per molti giorni perché abbiamo visto un susseguirsi di atti di sciacallaggio mediatico che secondo noi non hanno niente di “umano”. A poche ore dal suo rapimento c’era già chi ne incolpava con certezza il Mossad. Alla notizia della sua morte e dopo che persino Hamas riconosceva la responsabilità di un gruppo salafita, alcuni estremisti e professionisti dell’odio hanno continuato a incolpare Israele di questa morte senza curarsi minimamente dei fatti. D’altro canto, una morte è una morte e, sebbene le nostre idee siano diametralmente opposte a quelle di Vittorio Arrigoni, riteniamo subdolo e ingiusto gioirne come abbiamo visto fare da alcuni personaggi in rete che non hanno niente da invidiare a quei professionisti dell’odio di cui si parlava sopra. Tuttavia una verità va detta: è difficile chiamare “pacifista” un affiliato ad Hamas. Lo si può chiamare attivista, lo si può chiamare anti-israeliano, lo si può chiamare militante, ma non pacifista. Vittorio Arrigoni era a tutti gli effetti un affiliato ad Hamas. E’ un fatto evidente e difficilmente contestabile. Non è stato assassinato perché era un pacifista o perché occidentale, ma perché era membro di Hamas ed era proprio il movimento terrorista l’obbiettivo degli assassini, non per ragioni geo-politiche, ma per una faida tutta interna alla Striscia di Gaza e al mondo palestinese. Questa è la realtà, tutto il resto è semplice e subdola strumentalizzazione.

Detto ciò, l’emozione attivata da questo omicidio ha portato taluni a mistificare oltremodo la figura di Vittorio Arrigoni. E’ giusto, i suoi amici e suoi estimatori hanno tutto il diritto di onorarlo e di chiamarlo “martire” come ha fatto il capo di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, e qualche giornalista italiano. Ma da questo al cercare di cambiare gli equilibri regionali come hanno fatto intendere alcuni politici italiani ce ne passa. Sostenere, come ha fatto Rosy Bindi sull’onda della ricerca del consenso a sinistra dettata dall’emozione, che è legittimo forzare il blocco navale su Gaza è una castronata di dimensioni colossali oltre che un azione illegittima. Usare l’assassinio di Vittorio Arrigoni come arma politica per attaccare Israele è un deliberato e volontario sciacallaggio. Magari Vittorio sarebbe pure d’accordo su questo, ma almeno diciamolo invece di fare i falsi buonisti.

Concludendo, questa organizzazione esprime un sincero cordoglio alla famiglia Arrigoni per la perdita di Vittorio, ma spera che si ponga fine al più presto alla sua strumentalizzazione (anche politica). Vittorio Arrigoni aveva fatto una scelta, quella di schierarsi con Hamas e di fare attivismo politico in configurazione anti-israeliana vivendo a Gaza. Sapeva benissimo, come tutti coloro che fanno questa attività, i rischi che correva vivendo in quell’ambiente e affigliandosi ad Hamas. Non condividiamo questa scelta ma la rispettiamo. Speriamo solo che questo tragico evento, con la scusa della commemorazione, non porti ad innalzare ulteriormente la tensione in uno scacchiere che proprio non ne ha bisogno.

Franco Londei

Franco Londei

Politicamente non schierato. Sostengo chi mi convince di più e questo mi permette di essere critico con chiunque senza alcun condizionamento ideologico. Sionista, amo Israele almeno quanto amo l'Italia

45 Comments

  1. Se qualcuno vuole fare querela perché secondo me Vittorio Arrigoni era affiliato (chiedo scusa per l’errore di battitura) ad Hamas faccia pure, è quello che penso e tantomeno rimuovo qualsiasi contenuto. Detto questo, il fatto che Gldstone abbia ritrattato è di fatto una smentita (in particolare per i modo come l’ha fatto) e poi se qualcuno si arrampica sugli specchi è opinabile.
    In merito al fatto che Vittorio Arrigoni abbia condannato la brutalità di Hamas è vero fino ad un certo punto, perché una coondanna è tale se poi è seguita da azioni concrete, mentre in concreto Vittorio continuava a rimanere a Gaza, a fare comizi con Haniyeh e a beneficiare di quello status. Ripeto, per lui andava bene e non spetta certo a me giudicare nel merito, ma vediamo di non cirlare nel manico. L’unica cosa apprezzabile e decisa l’ha fatta poco tempo fa quando ha diffuso la lettera dei giovani di Gaza molto dura nei confronti di Hamas. Ma poi tutti si è spento come un cerino.
    PS
    il commento era andato in moderazione perché conteneva due link

  2. Apprezzo il tono dell’articolo ma direi che ci sono almeno due imprecisioni gravi, anzi, una è addirittura gravissima.

    1- “Richard Goldstone ha emesso il suo famigerato “rapporto”, poi puntualmente smentito.”
    Il rapporto non è stato affatto “smentito”. Solo Goldstone lo ha fatto, parzialmente.
    Ma la commissione che ha stilato il rapporto era composta da altre tre persone, che hanno invece confermato integralmente le conclusioni.
    http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2011/apr/14/goldstone-report-statement-un-gaza

    2.Scrivete che “Vittorio Arrigoni era a tutti gli effetti un affigliato [sic!] ad Hamas. E’ un fatto evidente e difficilmente contestabile.”
    Direi che questa affermazione è palesemente FALSA, e vi potrebbe costare una querela, che perdereste. Vi consiglio di rimuoverla.

    Vi faccio anche notare cosa scrive Taradash in merito al rapporto tra Hamas e Arrigoni.
    “Vittorio Arrigoni. Una luce sinistra sul funerale di stato voluto da Hamas. Arrigoni ne aveva condannato la brutalità.”
    http://www.facebook.com/notes/marco-taradash/vittorio-arrigoni-una-luce-sinistra-sul-funerale-di-stato-voluto-da-hamas-arrigo/10150159757503172

  3. @ Marco B.
    ti conviene aspettare che diffondiamo le notizie in nostro possesso sui rapporti tra Arrigoni e Hamas per parlare di denunce. Così potrai fare una denuncia unica e risparmiare tempo e denaro

  4. Qui l’unico che si arrampica sugli specchi è Goldstone: ha lavorato per mesi ad un rapporto e dopo poco tempo ritratta (parzialmente). Tre su quattro tra gli estensori confermano in toto, ergo il rapporto è tutt’altro che smentito.
    Inoltre, è interessante leggere quanto dice lo stesso Goldstone prima di fare affermazioni insensate:
    http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/goldstone-says-he-won-t-seek-nullification-of-gaza-war-report-1.354376
    http://www.haaretz.com/print-edition/features/what-exactly-did-goldstone-retract-from-his-report-on-gaza-1.355454

    Per quel che riguarda la ridicola affermazione secondo cui Arrigoni era affiliato ad Hamas, mi premurerò di far avere questo link alla madre di Arrigoni. Ci penseranno gli avvocati.

  5. trovo giustissimo invece che si faccia luce su queste cose altrimenti ci sarà sempre chi sostiene che si mente e chi sotiene invece che si dice la verità. Chi meglio della magistratura lo può appurare? Li non ci sono teorie o teremi che tengano. Si portano le prove.
    Quindi non trovo affatto “minacciosa” la minaccia di Marco B. anzi, mi sembra assolutamente coerente.

  6. “Per quel che riguarda la ridicola affermazione secondo cui Arrigoni era affiliato ad Hamas, mi premurerò di far avere questo link alla madre di Arrigoni. Ci penseranno gli avvocati”

    ecco i grandi estensori della libertà di pensiero all’opera. Guando si dice la verità subito a parlare di avvocati. Questi pacifinti non si smentiscono mai. Sono tutti uguali.

  7. @Paride
    Libertà di pensiero non significa libertà di menzogna, ma mi sa che il concetto è un po’ troppo ostico per te.

    @Miriam
    Non vedo l’ora…quando arrivano queste famose “notizie”? Fatemi sapere, mi raccomando..

  8. …mah…dire affiliato ad Hamas mi pare sinceramente offensivo, ma come ho ribadito in più sedi, al posto suo (essendo uno che, seppur con determinate divergenze, si trova in accordo con le idee di Arrigoni) a vedermi descritto come “pacifista” mi sentirei quasi offeso…certo, anche i sionisti AUSPICANO alla pace, ma nè loro nè degli attivisti pro-palestinesi son da considerarsi pacifisti…i pacifisti nel contesto israelo-palestinese praticamente non esistono, in quanto il 99% della gente che si interessa a tale questione è schierata, da una parte o dall’altra…ergo, non mi sento di definire pacifista alcuna delle posizioni…poi, piccolo appunto (e punto a favore di Marco B.), il discorso Goldstone è un argomento cui i gruppi sionisti e “pro-Israele” si aggrappano un po’ troppo, considerando che lo stesso Goldstone non ha ritrattato IN TOTO il suo rapporto, in secondo luogo, come già detto, è stato l’unico che ha fatto ritrattazioni a riguardo, gli altri che vi hanno partecipato attivamente ne hanno confermato al 100% i contenuti…per il resto, invece, Marco B. a parlare subito di avvocati mi sembra eccessivo e fuori luogo, sebbene EFFETTIVAMENTE si possa arrivare con alcuni contenuti ai limiti della diffamazione…il risultato finale del definire Hamas “gruppo criminale terrorista”, e poi dare ad Arrigoni dell’affiliato, credo sia un sillogismo abbastanza semplice da comprendere…

  9. A parte tutta la mia incondizionata stima per Secondo Protocollo, trovo l’articolo molto ponderato e moderato. Le minacce lanciate da questo Marco B. mi ricordano tanto le “tipiche intimidazioni di stampo berlusconiano”. Non lasciatevi intimidire da questi personaggi senza senso e fomentatori d’odio. State facendo un ottimo lavoro.

  10. Io non minaccio nessuno signori, ma l’odio si nutre anche e soprattutto delle menzogne: non si può scrivere che che Arrigoni è AFFILIATO ad Hamas per il semplice motivo che è FALSO.

    “Affiliato” significa che Arrigoni “fa parte” di Hamas.
    Prima di rispondere stizziti, questo vi è chiaro o no?

    E noto che sul rapporto Goldstone nessuno si è più pronunciato…(tranne Andrea, a mio sostegno)… meglio tardi che mai..

  11. sapete qual’è il paradosso? E’ che da parte israeliana questo articolo verrà giudicato poco schierato. Concordo con Andrea. Nella vicenda medio-orientale non ci sono pacifisti ma solo estremismi. Come diavolo si fa a imbastire un discorso di pace se tra le parti non c’è nessuno a mediare? Ci vuole una parte moderata e nè Hamas nè gli israeliani lo sono. Di certo non lo era nemmeno Arrigoni.

  12. Per Aaron: antiberlusconiano poco accorto nel paragone, che accomuna le minacce rosse di due esaltati e falsi pacifisti a quelle “tipiche intimidazioni di stampo berlusconiano”. Se intendeva riferirsi al metodo Boffo, le ricordo che tale affermazione è stata coniata quando qualcuno si è sentito in dovere di informare gli italiani che il direttore dell’Avvenire, che si esaltava dicendo che il caro Silvietto doveva dimettersi perchè poco affidabile, era stato condannato per molestie, reato gravissimo che è proseguito d’ufficio nonostante la signora avesse ritirato la denuncia perchè considerato grave dal nostro codice penale…..
    Che poi Feltri abbia riportato anche quelle famoase veline (dal Vaticano!) dove si parlava di una presunta omosessualità del Boffo, e delle quali il direttore del Giornale si era poi scusato personalmente, non sono valse al direttore del Giornale dal dover scontare mesi di “digiuno” giornalistico inflittegli dall’Ordine dei Giornalisti. Ordine che fra poco organizzerà assieme ai famosi pacifisti amici di Arrigoni la seconda Fottilia pro Gaza e pro Hamas. Manca una polena per la barca, ma la troveranno….. Bella compagnia!
    Franco Londei, ha esposto in modo semplice ed esaustivo quello che il “pacifista” faceva a Gaza, ma non solo era in contato stretto con Hamas, ma intratteneva rapporti “particolari” con dei capi delle Brigate Martiri di al-Aqsa, ala militante ed assassina di Fatah, ed è stato rapito dopo un incontro con quest’ultimi assassini nel campo palestinese di Jerbala…….
    Così come l’attore e regista israeliano Juliano Mer-Khamis, anche Vittorio Arrigoni è stato ucciso da terroristi integralisti che dell’odio verso gli infedeli fanno la loro legge. Il primo aveva scelto la cittadina di Jenin per costruire la sua utopia di tolleranza e di pace, il secondo aveva scelto Gaza per “edificare” un’alleanza tra la sacralità della vita umana e la barbarie.
    Tutti e due del pacifismo ne avevano fatto una bandiera, che però non li ha protetti dall’ideologia genocida con cui gli israeliani devono fare i conti tutti i giorni.

  13. Era un pò di tempo che non leggevo più le vostre pagine e casualmente passando in rassegna i miei preferiti sono giunto a questo articolo, che io ritengo, oltremodo diffamatorio nei confronti di Vittorio per cui, quoto in toto i commenti di Marco B.e aspetto con grande tranquillità le “falsità” che la signora Bolaffi minaccia di pubblicare.

  14. Io non mi vergogno proprio per niente. Ho espresso una mia opinione e non ho offeso nessuno. A meno che ADESSO non sia una offesa sostenere che Vittorio Arrigoni era connesso con Hamas. Fino ad oggi avete elogiato i suoi scritti, le sue azioni e il suo lavoro con Hamas. Perché oggi questo non va più bene? Mi sa tanto che siete un po’ incoerenti. Vittorio al contrario era molto coerente nelle sue idee anti-israeliane (qualcuno direbbe antisemite). Ho vogliamo negare anche questo?

  15. La dignità di una persona la si misura dalle sue parole.
    Il sig. Londei dovrebbe vergognarsi

    L’appello alle autorità di Hamas della madre dell’attivista ucciso a Gaza
    “So che a Gaza vige la pena di morte. I presunti esecutori dell’omicidio di Vittorio, se ritenuti colpevoli, verranno quasi sicuramente uccisi. Io sono contro la pena di morte, e anche Vittorio lo era. Considerava la vita come il valore supremo. Per questo, chi dovrà giudicare i suoi assassini sappia che Vittorio non avrebbe mai voluto che fossero condannati a morte”. Questo chiede Egidia Beretta, madre dell’attivista italiano ucciso da estremisti islamici a Gaza, alle autorità di Hamas. “Che giustizia sia fatta, che i colpevoli paghino, ma nel rispetto della dignità della vita umana. Se la morte di Vittorio non porterà che frutti di pace e di speranza, quest’altra morte non genererebbe che odio e violenza. Se me ne compiacessi, come potrei, come potremmo continuare a ripetere il grido, l’appello, la supplica di Vittorio: Restiamo umani?”. Le autorità di Hamas hanno arrestato il 16 aprile i due presunti esecutori dell’omicidio di Arrigoni. Altre quattro persone, delle quali sono state diffuse ieri le foto, sono ricercate. La legge islamica, la sharia, prevede la pena di morte per omicidio, stupro, apostasia, rapina a mano armata e traffico di stupefacenti.

    Luca Galassi

  16. tranquilo Marco rimango della mia idea e connesso potrebbe essere pure peggio.
    Unaa cortesia a dido e agli altri. Qui non si parla di Feltri, Belpietro o di chiunque altro. C’è un forum e c’è Free Italian Press per queste cose. La discussione, la diversità di idee espressa senza offendere nessuno mi piace, ma rimaniamo in tema

  17. Per Marco, Paride, Andrea, Marcello, e a tutti quei compagni illusi e frastornati pro “pacifista” Arrigoni, che vorranno unirsi al coro, dico: purtroppo il povero Arrigoni è nato in una famiglia dove il credo rosso era unico e insostituibile.
    Così la sua vita è stata segnata sin dall’inizio, e con la gita a Gaza ha concluso la sua sfortunata esistenza.
    L’appello che la madre ha fatto ai “dirigenti” (sono assassini puri e crudi) di Hamas di non uccidere i colpevoli, è già un esempio di consapevolezza che questo non succederà, perché la stessa madre è al corrente delle “usanze” primordiali degli assassini. Assassini per i quali il “povero” Arrigoni aveva un amore sfrenato, così consapevolmente cosciente che gli stessi assassini hanno dato prova del loro ardore: strozzandolo!
    Non ci saranno testimoni dell’omicidio, perché Hamas non lascerà trapelare nessuna verità, se non la sua!
    “Restiamo umani” è la verità per coloro che difendono e credono nella la sacralità della vita umana, e non la calpestano e la odiano.

  18. L’appello che la madre ha fatto ai “dirigenti” (sono assassini puri e crudi) di Hamas di non uccidere i colpevoli, è già un esempio di consapevolezza che questo non succederà, perché la stessa madre è al corrente delle “usanze” primordiali degli assassini. Assassini per i quali il “povero” Arrigoni aveva un amore sfrenato, così consapevolmente cosciente che gli stessi assassini hanno dato prova del loro ardore: strozzandolo!
    Non ci saranno testimoni dell’omicidio, perché Hamas non lascerà trapelare nessuna verità, se non la sua!
    “Restiamo umani” è la verità per coloro che difendono e credono nella la sacralità della vita umana, e non la calpestano e la odiano.

  19. Vedo che Londei è passato dal definire Arrigoni da “affiliato” (che in italiano significa “membro di”) a “connesso”, molto più vago.

    Chissà come mai…

    p.s. ci mancava pure il berlusconiano…una domanda per dido: che ne pensi di Vittorio Feltri, che dirigeva Il Giornale con tanto di busto di Mussolini in bella vista sulla scrivania, o di Sallusti, amichevolmente detto “camerata Sallusti”?

  20. Affiliato e connesso, amante e consapevole, sulla stessa lunghezza d’onda e portaborse, iniziato e adepto, a quella causa assassina che Hamas ha ormai sparso non solo su Gaza, ma su tutte quelle poveri menti dei falsi pacifisti italiani.
    Ecco chi era Arrigoni, e da iniziato e connesso assertore della Jahad islamica, ha pagato con la vita la sua dedizione a questa barbarie.
    Come ho scritto in precedenza, non ci saranno testimoni dell’omicidio, per la semplice ragione che è Hamas il principale responsabile, quello amato ed osannato dal povero ragazzo che morendo ha dato una svolta “umana” alla sua avventura, dando ai suoi sostenitori la convinzione che il vero colpevole è sempre e solo Israele.

  21. “Io non mi vergogno proprio per niente. Ho espresso una mia opinione e non ho offeso nessuno”
    Lei ha offeso eccome, ha offeso la memoria di Vittorio, mancanza di rispetto per la famiglia dello stesso.
    E non vedeva l’ora di scrivere di Vittorio, non racconti palle sulle sollecitazioni esterne lei ne voleva parlare per denigrare l’operato di Vittorio, per ribadire da che parte sta il suo sito e basta.

    SI VERGOGNI

  22. moderiamo come sempre dalla 20 alle 8 e nei giorni festivi
    Per quanto riguarda il resto, su da che parte sta il sito non credo che ci sia bisogno di ribadirlo, è chiaro e lampante (e per niente misterioso). In merito alla volontà di screditare Vittorio Arrigoni evidentemente lei non sa di cosa parla e non conosce i fatti (che chiaramente non sto a raccontarle perché non mi interessa farlo)

  23. grazie Paolo per il contributo. In un mio articolo sul mio blog personale ricordai che Vittorio aveva denunciato la durezza di Hamas nei confronti dei giovani di Gaza e che in qualche modo quella denuncia mi aveva ricordato il “primo Vittorio”, quello per intenderci di prima di Piombo Fuso che venne arrestato da Israele su un peschereccio al largo di Gaza, una persona certamente lontana dalle mie idee ma con il quale, nonostante la lontananza di vedute, riuscivo a parlare e a dibattere. Credo che sia perfettamente inutile ricordare che Hamas ha diverse “correnti” e che Vittorio era molto vicino a quella di Haniyeh che, ci si creda o meno, non è la più estremista. Sostenere che Vittorio era affiliato ad Hamas non è una offesa verso l’uomo, è semplicemente ricordare una realtà. Oggi sui vari giornali, i vari analisti ed “esperti” hanno tirato fuori di tutto, dall’omicidio omofobo, su cui vorrei stendere un pietoso velo di silenzio, fino all’omicidio commissionato da una frangia estremista di Hamas. Non so come siano andate le cose, so che certamente a gaza Vittorio dava fastidio a qualcuno, su questo concordo con i vari commentatori. Quello che mi sento di escludere a priori è però che ci sia Israele dietro al suo omicidio. Su questo vorrei che mettessimo una pietra tombale perché altrimenti non facciamo nessun lavoro per la verità. Detto questo, rimango della mia idea che non si può chiamare Vittorio Arrigoni (almeno quello degli ultimi tempi) un pacifista così come non sarebbe corretto chiamare me con quell’appellativo. Poi succederà che, come sempre, arriverà quello che piuttosto che argomentare una risposta sensata preferisce, non potendo, insultare a man bassa. E’ normale quando si parla di palestina e di Israele e ci ho fatto il callo. Però ribadisco il concetto che se veramente si vuole uscire da questo imbuto sarebbe meglio quantomeno provare a discutere ammettendo ognuno i propri errori.

  24. Apprezzo molto il tono pacato dell’articolo, anche se la mia opinione su Israele è diametralmente opposta; perché la pacatezza è fondamento essenziale per qualunque dialogo.

    Ma per quel che riguarda i legami tra Vittorio e Hamas, vorrei ricordare come ne parlava Vittorio:
    “Scendere in piazza è troppo pericoloso a Gaza, se non piombano bombe dal cielo, piovono manganelli da terra. Fustigati da un governo interno che soffoca i diritti civili basilari.”

    Lo scriveva promuovendo il “Manifesto dei Giovani di Gaza”, che inizia con un inequivocabile “vaffanculo Hamas!” Manifesto che contiene frasi come queste: “ci siamo rotti i coglioni degli uomini barbuti che se ne vanno in giro con le loro armi abusando del loro potere, picchiando o incarcerando i giovani colpevoli solo di manifestare per ciò in cui credono. (…) La goccia che ha fatto traboccare il vaso facendo tremare i nostri cuori per la frustrazione e la disperazione è stata quando il 30 Novembre gli uomini di Hamas sono intervenuti allo Sharek Youth Forum, un’organizzazione di giovani molto seguita con fucili, menzogne e violenza, buttando tutti i volontari fuori, incarcerandone alcuni, e proibendo allo Sharek di continuare a lavorare. Alcuni giorni dopo, alcuni dimostranti davanti alla sede dello Sharek sono stati picchiati, altri incarcerati. Stiamo davvero vivendo un incubo dentro un incubo.”

    Vittorio è stato anche più volte picchiato dagli uomini di Hamas; l’ultima volta solo un mese prima di morire. Per il 15 Marzo era stata infatti organizzata dalla popolazione civile una giornata di solidarietà nazionale, pacifica e senza colore politico. Ecco alcuni brani del suo resoconto:

    “Nonostante l’accordo sottoscritto da tutte le fazioni politiche di presentarsi all’appuntamento senza alcuna altra bandiera se non quella palestinese, i ragazzi del Movimento 15 marzo che lunedì si sono coricati nelle tende in piazza del monumento al Milite Ignoto, in Jundi, nel centro di Gaza city, al risveglio ieri mattina si sono trovati attorniati da migliaia di militanti con bandiere di Hamas inneggianti al governo della Striscia. (…) Verso le 14 15 e poi verso le 15 locali, di nuovo militanti pro governativi hanno cercato di infiltrarsi fra la folla pacifica di giovani, armati di bastoni e lanciando sassi. Ne è nato per alcuni minuti un furibondo parapiglia che ha visto alcuni feriti, finché i ragazzi sono riusciti a ricacciare indietro i facinorosi di Hamas dalla manifestazione. (…) Meno di un’ora dopo Hamas decideva di terminare la festa a modo suo: centinaia di poliziotti e agenti in borghese hanno accerchiato l’area, e armati di bastoni hanno assaltato brutalmente i manifestanti pacifici,dando alle fiamme le tende e l’ospedale da campo. Circa 300 i ragazzi feriti, per la maggior parte donne, una decina con fratture. Per tutta la notte di ieri fuori dall’ospedale Al Shifa, nel centro di Gaza city, poliziotti arrestavano i contusi mano a mano che venivano rilasciati dal pronto soccorso. Molti gli attacchi ai giornalisti, ai quali sono stati confiscati telecamere e macchine fotografiche. Ad Akram Atallah, giornalista palestinese è stata spezzata una mano. Samah Ahmed, giovane collega di Akram, è stata colpita da un fendente di coltello alle spalle. Asma Al Ghoul, nota blogger della Striscia è stata ripetutamente percossa dagli agenti in borghese mentre cercava di soccorrere l’amica ferita. Le forze di sicurezza di Hamas hanno convogliato l’attacco nel centro della piazza Katiba, dove si concentrava il presidio delle donne, figlie e madri di una Gaza che hanno conosciuto la gioia della speranza di un cambiamento, per poi risvegliarsi alla cruda realtà dopo un breve sogno.”

    Trovo difficile definire “affiliato ad Hamas” una persona che ne denuncia apertamente i crimini in modo così esplicito.

    Tutto ciò l’ho scritto anche a Marcello Veneziani, dato che sono un lettore abituale del Giornale; il testo completo, coi link ai brani citati, è qui: http://www.facebook.com/#!/note.php?note_id=10150178753258945

  25. Grazie a te, Franco, per l’ottima precisazione.
    Perché un conto è dire che Vittorio fosse vicino ad una corrente relativamente moderata di Hamas e ben altro è dipingerlo – come fatto da alcuni giornali – come “affiliato ad Hamas”, senza distinguo di sorta, dando con ciò ad intendere che fosse un terrorista; concetto che risulta recepito in modo esplicito in molti commenti dei lettori.

    Concordo pienamente sul fatto che non vi siano elementi oggettivi per sostenere una qualsiasi complicità di Israele, e aggiungo che mi ha fatto molto piacere l’onestà con cui nell’articolo prendi le distanze dagli estremismi sionisti; così come non ho alcun problema a fare anch’io – e la massima parte dei filopalestinesi che frequento – da quelli jihadisti.

    Come ho scritto altrove, se da entrambe le parti si isolassero gli estremisti e ci si limitasse ad osservare il problema da diversi punti di vista, non ci sarebbe alcun problema ad essere compagni di strada; perché la meta sarebbe la stessa. E chissà che la morte di Vittorio non possa essere l’occasione per realizzare un’alleanza tra moderati di entrambe le parti che porti ad una soluzione condivisa. Nel caso, il tuo gruppo sarebbe disponibile? Per iniziare a abbattere il muro che c’è tra noi, prima di pensare ad abbattere quelli di cemento armato?

    Nel momento in cui da entrambe le parti si condannasse – senza distinzioni tra chi se ne renda responsabile – qualsiasi violenza contro la popolazione civile, qualsiasi violazione di diritti umani, qualsiasi violazione di accordi internazionali, ecc. potremmo tranquillamente dare tutti un bel colpo di spugna al passato, lasciandone il giudizio agli storici; per poi sederci serenamente attorno ad un tavolo, valutare i desideri di ciascuno e trovare di comune accordo una soluzione che accontenti tutti il più possibile. Se i politici non sono capaci di farlo per questioni di propaganda, perché non provarci noi – attivisti e popoli di entrambe le parti – per poi travolgerli pacificamente mettendoli di fronte al fatto compiuto di un desiderio di pacificazione che rifiuta ogni divisione?
    Non permettiamo ai politici estremisti di metterci gli uni contro gli altri.

    Mi fece piacere, ad una dimostrazione filopalestinese, avere accanto degli ebrei; mi ha fatto altrettanto piacere leggere il “Manifesto dei Giovani di Gaza” che condannava tanto i raid sulla popolazione civile quanto le repressioni di Hamas; mi farebbe ancor più piacere se voi filoisraeliani e noi filopalestinesi mettessimo un momento da parte il passato e pensando solo al futuro stilassimo un documento congiunto in cui, sorvolando su ciò che ci divide, sottolineassimo ciò che ci unisce e chiedessimo insieme la fine di ogni estremismo. Il Muro di Berlino non fu abbattuto dai politici ma dal popolo; non aspettiamo che a risolvere la questione mediorientale siano altri politici…

    Compiere un passo concreto verso la pace sarebbe il modo migliore per commemorare un giovane uomo che, a modo suo, cercava di costruire la pace.

  26. Confesso che non fare quella distinzione nell’articolo è stata una mia leggerezza anche se dubito seriamente che per molti avrebbe fatto differenza. Concordo molto sull’unione delle forze, è sempre stato un mi obbiettivo (oltretutto ho molti amici e amiche filo-palestinesi) ma temo che sarà una impresa ardua. C’è un odio tale per cui chi sta in mezzo viene spesso odiato da ambo le parti. Si è creato un sistema del tipo “o con me o contro di me” che non può portare a niente se non a ulteriori lutti. I politici poi lasciamoli stare, bravissimi a scatenare guerre (magari per scopi elettorali) e poco propensi alla negoziazione. Sarebbe il caso veramente di trovare un sistema che porti le due parti non estremiste a parlarsi, a ragionare e a porsi come obbiettivo la pace. Trovo molto sensata la frase “iniziare a abbattere il muro che c’è tra noi, prima di pensare ad abbattere quelli di cemento armato”, centra perfettamente il problema.
    Da parte mia non c’è assolutamente problema a mettere me e questa organizzazione in gioco per raggiungere questo obbiettivo. Sono convinto che l’unica salvezza per tutti sia la pace. Ma ti dico sin da ora che si troveranno veri e propri muri da scalare. Non che la cosa mi preoccupi, però è bene saperlo. Gli estremisti di ambo le parti faranno il diavolo a quattro.

  27. La tua apertura mi commuove e soprattutto mi fa ben sperare.
    Personalmente non ho un gruppo “mio” alle spalle, ma sono dotato di una discreta oratoria e di molto senso pratico; e in quelli che frequento attualmente ci sono molte persone moderate che come me hanno contribuito a mantenere un clima generale molto disteso e aperto. Proprio al grido di “restiamo umani”. Al punto che quei pochi infiltrati che hanno cercato deliberatamente di provocare con affermazioni del tipo che hanno fatto bene ad ammazzarlo, che è stata una legittima rappresaglia, ecc. non sono stati buttati fuori o insultati come loro stessi si aspettavano, ma serenamente invitati a confrontarsi col nostro punto di vista, attraverso il ragionamento e la documentazione. Col risultato che alcuni di loro hanno cancellato per pudore i loro insulti, altri hanno cambiato radicalmente il loro atteggiamento e altri ancora hanno mostrato apertura verso le nostre posizioni. E’ questo risultato, che mi fa ben sperare per il dialogo interculturale.

    Ma se non ho un gruppo mio ho però un’idea molto precisa su quale sia l’unica possibile soluzione al conflitto. L’unica, sottolineo; che a molti (di entrambe le parti) potrà magari anche apparire assurda e sotto alcuni aspetti difficile da accettare. Ma – oggettivamente – non ci sono alternative.
    Te la illustro subito.

    1. Come già dicevo, il primo passo consiste nel lasciare il passato agli storici e cancellarlo dalle nostre menti; e per chi ha avuto persone care uccise, è un sacrificio non indifferente. Ma a queste persone bisogna chiedere se reputino più importante vendicare i padri o proteggere i figli; se la prospettiva di regalare ai propri figli una vita serena, senza l’odio e il sangue che ha segnato la loro, non valga il sacrificio di accettare quella che possono legittimamente considerare un’ingiustizia. Parafrasando Konrad Lorenz, “l’amore che si prova per i figli lo si misura con la quantità di sacrifici che si è disposti a fare per loro”.

    2. Cancellare il passato significa esaminare il presente come se non esistessero né Israele né la Palestina né la Striscia di Gaza; ma solo un unico territorio conteso, che ciascuno reclama per sé con motivazioni diverse ma ugualmente legittime. Perché al di là di ciò che è stato e che si è deciso di lasciarsi alle spalle, tutte le persone nate e cresciute in un territorio hanno lo stesso diritto di considerarlo casa propria. Questo deve portare a considerare “nemici del popolo” tutti i politici, i terroristi e facinorosi vari che mirano a creare o mantenere odii, discriminazioni e barriere; indipendentemente che siano dell’una o dell’altra parte. Fino a che ci si ostinerà a pretendere riconoscimenti o distruzioni, il muro contro muro non avrà mai fine. Entrambi i popoli devono lasciare queste cose al passato; in un certo senso riconoscersi e distruggersi insieme, congiuntamente. O meglio ancora, ammettere che queste richieste fanno parte di un vecchio modo di ragionare che anziché risolvere i problemi li eterna. E anche questo è un sacrificio da fare per amore dei propri figli; anche se ad entrambe le parti sembrerà di rinunciare ad ottenere giustizia.

    3. A questo punto la soluzione appare evidente, per quanto difficile da imporre a chi detiene attualmente il potere: la fondazione da zero e di comune accordo di uno stato unico. Laico, multiculturale e multietnico; col bilinguismo perfetto su modello svizzero. Con una Costituzione scritta di comune accordo che riconosca pari diritti e doveri a tutti i cittadini senza distinzione di razza, lingua, cultura o religione. Con Gerusalemme capitale, come reclamato da entrambe le parti.
    Lo si potrebbe chiamare “Terrasanta”, dato che tale la considerano le tre grandi religioni monoteiste; parola comodamente traducibile in tutte le lingue. E la bandiera potrebbe essere un tricolore a bande verticali coi colori che richiamino, in “ordine d’apparizione”, le tre culture sopra citate: azzurro per gli ebrei, bianco per i cristiani, verde per i musulmani.

    Sono certo che un progetto del genere, specie se sostenuto dalla parte migliore di entrambe le popolazioni (come i giovani firmatari del Manifesto di Gaza), incontrerebbe il pieno appoggio della comunità internazionale. Ad ostacolarla, come sempre, sarebbero gli opposti estremismi. Ma se noi sostenitori esterni smettessimo di dividerci in filoisraeliani e filopalestinesi – accettando di fatto di riconoscere una divisione che dovremmo invece rifiutare – per parlare con una voce sola (pur mantenendo ciascuno in privato la propria visione del passato ma senza lasciarsene condizionare), sarebbe più difficile per gli altri accusarci di essere criminali o terroristi.

    Questo è il progetto che vorrei proporre nel gruppo che frequento; se anche il tuo fosse aperto a questa possibilità, credo che insieme potremmo compiere un passo enorme verso la fine dell’incubo. Anche gli italiani sono tuttora divisi sul loro passato, ma ciò non gli impedisce di vivere in pace. Fascisti e comunisti, savoiardi e borbonici, padani e “terroni”. Talvolta magari insultandosi, ma senza spararsi addosso!

  28. Una premessa: sono assolutamente contrario allo stato unico e credo di poter dire che anche quelli che fanno parte di questa organizzazione lo siano e se ho dato l’impressione di foraggiarlo chiedo scusa. E’ il sogno recondito di Hamas, non di quello moderato e disposto a trattare, ma di quello estremista che vuole la cancellazione di Israele. E’ una cosa irrealizzabile. Detto questo, condivido tutto il resto anche se, mi permetto umilmente di dirlo, allo stato attuale è una utopia molto difficile da realizzare. Chiaro che questo non mi scoraggia. Vorrei piuttosto che si tornasse a parlare del vecchio progetto troppo spesso dimenticato, quello dei due stati per due popoli, vicini e in pace tra di loro, RECIPROCAMENTE RICONOSCIUTI. Io credo che questo sia l’unico futuro credibile per evitare un conflitto devastante che altrimenti sarà inevitabile. Solo se si lavora su questa direzione si potrà ottenere veramente qualcosa.
    PS
    I commenti dalle 20 sono come sempre moderati quindi non vi offendete se li vedrete domattina

  29. Stando così le cose, temo che il nostro dialogo sia già morto…

    Non per ostilità nei confronti di Israele o simili, ma perché ad essere rifiutata è l’unica soluzione possibile. Tu parli di due popoli in due stati, ma si tratta di popoli ormai troppo profondamente mescolati tra loro, e volerli separare significherebbe solo imporre nuovi esodi forzati, nuove barriere, nuove sofferenze. Far subire all’attuale generazione quello che hanno subìto quelle precedenti, gettando le basi per nuovi odii anziché liberare entrambi i popoli dai rispettivi muri e farli vivere in un paese in pace, fratelli tra fratelli.
    Pensa solo ai coloni israeliani in territorio palestinese: come potrebbero accettare di essere cittadini di uno stato arabo, stranieri in quella che considerano casa propria? E quale alternativa avrebbero? Tornare forzatamente entro confini che non sentirebbero propri?
    Stesso discorso, ovviamente, a parti invertite.

    E Gerusalemme? Che entrambi i popoli reclamano come propria capitale unica e indivisibile?
    Isolata? E quindi estranea ad entrambi?
    Divisa? Come Berlino col Muro?
    Contesa? Come è adesso?

    La soluzione dei due stati distinti (con Gerusalemme sotto controllo internazionale) è proprio ciò che stabiliva la risoluzione ONU del 1947, ma fu rifiutata da entrambe le parti. E continua ad essere rifiutata, come dimostrano da una parte le colonizzazioni illegali di territorio palestinese e dall’altra l’aspirazione a distruggere lo stato d’Israele. E finché si continuerà lungo questa strada non vi sarà altro che guerra. Perché si continuano ad innalzare muri anziché abbatterli.

    Tu dici che “è il vecchio sogno di Hamas”.
    Ma nella versione di Hamas l’obiettivo è la sostituzione di Israele con uno diametralmente opposto: arabo ed islamico. Il che è completamente diverso dal costruire uno stato comune, laico e paritario. E infatti sono certo che Hamas si opporrebbe con forza, ad un’ipotesi Terrasanta, anziché approvarla come credi tu. Hamas vorrebbe cacciare gli ebrei, non certo riconoscerli come fratelli!

    Oltre al fatto che si era appena detto di cancellare il passato, di non farsene condizionare… e già torni a parlare del passato e fartene condizionare. Così, non si va da nessuna parte.
    E torni a chiedere il riconoscimento dello Stato di Israele. QUESTO Stato di Israele, che con le sue leggi razziali (lo denuncia Ilan Pappe, professore ebreo, mica Al Jazeera) e le sue continue violazioni dei diritti umani da cui tu stesso ti dissociavi nell’articolo non potrà mai essere riconosciuto. Col risultato che continueranno anche le azioni di Hamas contro la popolazione civile da cui io continuo a dissociarmi.

    Anche negli Stati Uniti gli europei e i nativi si sono fusi in uno stato unico, invece di creare stati separati. E i discendenti di quei pellirosse che hanno vissuto come una grave ingiustizia l’espropriazione delle loro terre, oggi sono americani come tutti gli altri. Stesso discorso in Australia. E in Sudafrica, che pure ha conosciuto l’apartheid.

    Le separazioni non risolvono i problemi, li perpetuano.
    Solo con l’unità e la fratellanza, si abbattono i muri e si crea la pace.

  30. Complimenti a Secondo Protocollo per il lavoro che svolge quotidianamente e per l’articolo. Riguardo Marco B. credo che sia una di quelle persone con le quali sia inutile discutere perchè non hanno l’onestà intellettuale necessaria per comprendere quando dicono una ca……stroneria

  31. Paolo Buscaglino scrive: “….se da entrambe le parti si isolassero gli estremisti e ci si limitasse ad osservare il problema da diversi punti di vista, non ci sarebbe alcun problema ad essere compagni di strada; perché la meta sarebbe la stessa.”
    Benissimo dico io da sempliciotto non palestinese, e da sempliciotto chiedo a Paolo: dato che da parte di Israele non c’è mai stato il problema di isolare gli “estremisti”, da parte vostra, dei palestinesi buoni e democratici, avete qualche problema ad isolare gli estremisti?
    No! Benissimo allora, incontriamoci a Ramallah e stringiamoci tutti, baciamoci, e intoniamo inni di gioia al Signore. (ognuno il suo naturalmente!)
    Balle spaziali, grandiose, e assolutamente gratuite!
    Se i poveri, rincitrulliti, ed infedeli israeliani sono arrivati alla convinzione dei due stati e dei due popoli, con la perdita notevole di territori pur di arrivare ad una pace definitiva, perché da parte palestinese il solo parlare di due stati mette in agitazione il debole cuore di Abu Mazen?
    Per la semplice ragione che mai e poi mai verrà accettata una condivisione di territori con Israele. Se Paolo è così coraggioso, come sembra sia stato Arrigoni a mandare a fan culo Hamas, provi lui a contattare Abu Mazen o Khaled Meshal, vedrà che gli daranno retta immediatamente. Se vuole potrei suggerirle una scorciatoia facile facile: senta prima Mahamud Ahmadinejad, sono sicuro che l’ascolterà.

  32. Grande Franco, hai fatto gettare la maschera a chi vuole lo stato unico che di fatto è una vera e propria cancellazione di Israele. Questi si presentano come moderati ma poi quando gli opponi il discorso dei due stati fanno come Abu mazen, dietrofont e via. L’amico Paolo Bruscaglino poi dice una inesattezza non da poco. Nel 1947 gli unici a non accettare i confini stabiliti dall’ONU furono gli arabi che attaccarono Israele dopo poche ore da quella storica decisione che tratteggiava due stati. Poi le buscarono belle e persero terre su terre (anche nei successivi conflitti). E poi non dimentichiamo una cosa: ancora i palestinesi bravi e buoni devono riconoscere Israele e non è cosa da poco. Lo stato unico è quello che voleva Arafat, che vuole Abu Mazen e che vogliono i cosiddetti moderati di Hamas, per un fatto semplicissimo: nel giro di pochi anni gli ebrei sarebbero sterminati o costretti alla fuga. Ve le immaginate cosa sarebbero le elezioni in uno stato unico binazionale con la netta preponderanza degli arabi? Ma dai Paolo, con chi credi di parlare?

  33. Provo a riaprire il dialogo rispondendo ad entrambi…

    DIDO

    Da parte nostra – parlo per me, ma Vittorio diceva le stesse cose e quelli del gruppo che frequento, anche – non c’è nessun problema a isolare gli estremisti. Il Manifesto dei Giovani di Gaza (che ho linkato) inizia con “Vaffanculo Hamas!”, e poco oltre aggiunge “Vaffanculo Fatah!”, e Vittorio denunciava i manganelli e il fatto che Hamas soffoca la libertà, ecc. Così come ho sottolineato che mi è piaciuto molto che nel vostro articolo si prendessero le distanze dalle azioni contro i pescatori e dagli eccessi di “Piombo Fuso”. Cosa che a ben pochi filoisraeliani ho finora visto fare, e che vi fa molto onore.
    E fin qui, sembrava che stessimo parlando – finalmente – la stessa lingua.

    Quando però dici che gli israeliani “sono arrivati alla convinzione dei due stati e dei due popoli, con la perdita notevole di territori pur di arrivare ad una pace definitiva” dimostri di essere condizionato nel tuo giudizio dalla visione storica di parte israeliana. Ovvero: Israele, legittima titolare di un territorio, che concede ad altri una parte di ciò che è suo pur di essere lasciata in pace. Visione radicalmente diversa da quella di chi la storia non la fa iniziare nel 1948 ma nel momento in cui crollò l’Impero Ottomano, ultima autorità costituita internazionalmente riconosciuta. Quando ebrei e arabi vivevano ancora insieme senza scannarsi e il mandato britannico cercava di conservare stabilità in attesa che nascesse un nuovo stato; e quando la Dichiarazione Balfour ammoniva “nulla dev’essere fatto che possa pregiudicare gli interessi delle comunità non ebraiche presenti in Palestina”…
    Poi però iniziò un’immigrazione selvaggia che portò ad una sistematica espropriazione di territori che è poi artificioso considerare “elargiti” a chi – sempre in quest’ottica – ne era il legittimo comproprietario.
    Mentre Hamas – che rappresenta l’opposto estremismo – ciò che Israele considera legittimamente ebraico, in parte concesso agli arabi, lo considera legittimamente arabo, in parte rubato dagli ebrei. Come se un ladro ti entrasse in casa, alla tua reazione rispondesse sparando ai tuoi figli, la polizia ti dicesse che ha ragione lui perché secoli prima la sua famiglia abitava in quella zona, e alla fine ti concedesse alcune stanze tenendo per sé il resto della casa…
    Due posizioni estreme ugualmente inaccettabili. Perché la casa era in comproprietà, appunto.

    Questo esempio l’ho fatto solo per far capire che la visione storica delle due parti sono del tutto inconciliabili, e per questo non sarà mai possibile giungere alla pace fino a che entrambe non accetteranno di resettare tutto, rinunciando ciascuna alla propria visione della storia, e considereranno solo il futuro che vogliono per i loro figli.

    E qui arrivo alla seconda risposta…

    AARON

    Tu forse ricordi Kfar Etzion ma dimentichi Deir El Yassin; ricordi il terrorismo arabo ma non quello ebraico… Tu presenti i fatti del 1947 come se gli arabi avessero improvvisamente rotto una situazione pacifica, ma in realtà ci si massacrava già da quasi mezzo secolo; ed è arbitrario far iniziare la storia subito prima di una strage altrui per poter dire “hanno cominciato loro”. Così come non è accettabile basare i giudizi sulla legge del più forte; perché dovremmo concludere che hanno ragione i cinesi a occupare il Tibet, avevano ragione gli inglesi ad invadere i territori dei pellirosse, avevano ragione spagnoli e portoghesi a impossessarsi di Centro e Sud America…
    E di nuovo torniamo al discorso che non è possibile pensare al futuro fino a che si guarda al passato.

    Guardiamo al presente, allora.
    Voi chiedete agli arabi di riconosce Israele… Anche dimenticando gli eccessi, si tratta di uno stato che per nome, bandiera, lingua, simboli e leggi è creato su misura per uno solo dei popoli che abitano da sempre la regione. Inaccettabile, quindi, come sarebbe inaccettabile lo stato unico che ha in mente Hamas: che per nome, bandiera, lingua, simboli e leggi fosse su misura dei soli arabi.
    Ciò di cui invece parlavo io è un qualcosa di completamente diverso: uno stato che per nome, bandiera, linguE, simboli e leggi sia perfettamente equidistante da entrambi.
    Non per nulla, citavo la Svizzera, che si è fondata appunto su questo modello. Ma potrei citare l’Alto Adige / SuedTirol, in cui ugualmente vige assoluta parità tra due diverse culture.
    I timori di prevalenza dell’uno sull’altro si possono sempre prevenire con leggi adeguate; tipo prevedere una norma transitoria che per cento anni imponga al parlamento di essere costituito al 50% da ciascuna rappresentanza. Una volta che fosse accettato il progetto generale, i dettagli li si può tranquillamente definire di comune accordo, attraverso un’Assemblea Costituente paritaria eventualmente supervisionata dall’ONU.

    Dico di più: se Israele decidesse di trasformarsi spontaneamente in uno stato come appena descritto – che per nome, bandiera, lingue, simboli e leggi – fosse perfettamente neutro, io sposerei immediatamente la sua causa e farei ogni sforzo perché gli arabi lo riconoscessero e si facessero annettere da esso. Fino ad allora, si chiede di accettare uno stato che di fatto si fonda su una ostentata discriminazione; e solo questo, è inaccettabile.

    Mi chiedi con chi credo di parlare.
    Mi auguro di parlare con persone capaci di mettere da parte la propria visione del passato per confrontarsi con chi è disposto a fare altrettanto, al fine di costruire un futuro di pace. Nulla più.

  34. Vediamo se posso farmi capire. Cercherò di essere più sintetico possibile al fine di non diventare stucchevole. Marco B prende per buono (per oro colato) il rapporto Goldstone il quale è stato redatto da un team di persone senza che le stesse si siano mai (e sottolineo MAI) recate a Gaza. Hanno intervistato per telefono dei membri di Hamas (è Goldstone che lo dice, non io). Capirete che l’attendibilità di un dirigente di Hamas nel giudizio delle azioni israeliane è pari a zero (e spero che su questo si sia tutti d’accordo). Al contrario la commissione Malam che ha smontato pezzo per pezzo il rapporto Goldstone ha portato documenti video, foto e testimonianze (persino di palestinesi). Ora, lo so che è una questione di opinioni, ma io tendo a credere molto di più alla commissione Malam piuttosto che a Goldstone che, benché si affermi il contrario, ha ritrattato quello cha ha scritto su quel rapporto facendolo in maniera plateale.
    Questi sono i fatti. Se poi si vogliono interpretare ognuno a modo suo, liberi di farlo

  35. @Baroz
    “Marco B. credo che sia una di quelle persone con le quali sia inutile discutere perchè non hanno l’onestà intellettuale necessaria per comprendere quando dicono una ca……stroneria”

    Sarei proprio curioso di sapere quale sia la castroneria.
    E direi che prima di parlare di “onestà intellettuale” dovresti farti un bell’esame di coscienza.

    Ho fatto notare due cose:

    1) il rapporto Goldstone non è stato affatto “smentito”, come invece ha scritto Londei.
    Dopo una timida reazione al mio intervento, di fronte alle evidenze da me prodotte nessuno si è più avventurato nel ripetere una tale affermazione.

    2) Arrigoni non era “affiliato” ad Hamas. Potere scrivere quello che vi pare, ma l’italiano non è un’opinione, e “affiliato” vuol dire “membro di”. E Arrigoni non era AFFATTO un membro di Hamas. Ripetere una menzogna mille volte non la trasformerà nella verità. Soprattutto, ripetere una menzogna è pericoloso. Ripeterla su un morto,,, bè, si commenta da sè.

    In conclusione, non c’è peggior sordo di chi vuol sentire: ed è Londei a non voler ammettere di aver scritto “una ca……stroneria”, non certo io.

    Peccato, perchè il resto dell’articolo è senz’altro degno di nota.

  36. Concordo con Franco sulla inattendibilità delle fonti di parte quando non supportate da adeguata verifica. E trovo che sia sul piano documentale che su quello morale valgano molto di più le prese di distanza dagli eccessi fatte da lui nel suo articolo d’apertura che mille denunce di fonte palestinese; perché non tacciabili di pregiudizio e perché nascono non dall’odio ma dall’onestà.
    Onestà che chiedo sempre anche all’altra parte, ovviamente. Come testimoniano le tante volte che anche a Vittorio stesso ho segnalato imprecisioni sull’interpretazione di alcuni suoi documenti; anche se si trattava di dettagli che non compromettevano il quadro complessivo, sul quale concordavamo.

    Il bellissimo video postato da Marcello illustra perfettamente l’idea e l’ideale di Vittorio che vogliamo difendere e portare avanti; al di là di specifiche sue imperfezioni che sono connaturate col fatto di essere stato comunque un essere umano, con tutti i limiti che ciò comporta.
    Questo, è il nostro Vittorio Arrigoni.
    Quello che depone un fiore sulla tomba di un morto ebreo, anche se lui difende gli arabi.
    Quello che rende onore al soldato morto per un ideale, anche se lui condanna la guerra.

    Questo è il senso di fratellanza da cui dovremmo tutti partire.

  37. Mi sono appena collegato, e ho letto quattro righe di Paolo Buscaglino che sono più che sufficienti per conoscerlo nel profondo dell’anima, dove risponde alle mie quattro righe di sempliciotto e sprovveduto osservatore. Di più non ho letto, ma leggerò il tutto dopo aver risposto a Paolo. La mia non vuole essere maleducazione, e se per caso fosse successo anche in precedenti commenti ho sempre chiesto scusa immediatamente. Non voglio assolutamente legittimare una terra di un popolo nei confronti di un altro popolo. Se andassimo a guardare chi per primo ha messo piede in quel territorio, o chi per primo l’ha coltivato e reso fertile, staremo a parlarne per altri 2000 anni. Sarebbe questo il modo di “limitare il problema” e giungere a conclusioni reciproche per una pace condivisa. Mi sa tanto che lei “caro” Paolo predica bene ma razzola male.
    Quali propri territori sarebbero disposti a rivedere i palestinesi? (perchè anche loro hanno i loro territori). Quali territori vorrebbero avere i Palestinesi dagli israeliani? Ma queste cose sono solo fantascientifiche, sono solo chiacchiere, che voi portate avanti a prescindere, come i nostrani comunisti italiani dai quali voi avete preso la parte più sottile ed infima. Due popoli e due stati reciprocamente riconosciuti saranno l’unica soluzione possibile per una vera pace. Chi non vorrà riconoscere Israele, e tra questi ci siete voi assime ai vostri amici assassini dell’OLP, Hamas, jiahdisti vari, Hezbollah, Iran, Siria, “Turchia”, Libano, e altri stati canaglia, sarà sempre osannato da quella sinistra infima descritta sopra.
    Solo se un popolo riuscirà ad assimilare i principii basilari per formare ed appartenere ad uno stato democratico, difensore di tutte le libertà civile, politiche e religiose, allora potremo sederci tranquillamente attorno ad un tavolo di pace, ma per ora le condizioni per avere un interlocutore serio non ci sono.
    Ci siete voi al posto dei palestinesi, falsi pacifisti disposti a sostenere a parole una possibile pace se Israele….. se Israele ……. se Israele alla fine della fiera sarà disposta a convivere sotto una sola bandiera, quella palestinese naturalmente! Bravo.

  38. Solo un’ultima domanda a Paolo Buscaglino, se vorrà rispondermi: sarà anche lei un passeggero interessato ad infrangere “l’assedio” di Gaza, su una delle tanti navi che cercheranno di forzare il blocco israeliano via mare?

  39. Beh… visti i suoi inviti ad andare affa… mandati a Hamas e pure a Fatah, il signor Arrigoni ha mandato affa… il 97% degli Arabi di Gaza che hanno votato democraticamente per i terroristi nazislamici di Hamas e per i terroristi nazi-un-po’-meno-islamici di Fatah…
    Visto il fatto che a Gaza ci sta SOLO chi sta con Hamas (persino quelli di Fatah sono stati fatti fuori!) dire che l’Arrigoni non stava con loro – dopo le apparizioni con Hanyeh – è una balla colossale!
    Se uno va’ a vivere a Berlino nel 1941, come fece il primo leader “palestinese” Haj Amin Al Husseini, che non mi si dica che non era pro-nazista!
    Chi è andato a vivere a Gaza nel 2008, come tanti dell’organizzazione fiancheggiatrice di Hamas chiamata ISM, non si può dire che fosse contro Hamas.
    Ha cominciato a romper loro le scatole o a “praticare costumi non consoni all’Islam”, lo hanno fatto fuori, come i loro predecessori SS fecero con le SA nella Notte dei Lunghi Coltelli, dandone poi la colpa ai comunisti (i no global, ISM, sinistri vari e pacifinti, eccetera, danno la colpa a Israele), e hanno immediatamente ELIMINATO i MEMBRI DI HAMAS prima che vuotassero il sacco.
    Arrigoni adesso è tornato ad essere utilissimo a Hamas da morto, come lo era stato a lungo da vivo.

  40. Arrigoni era talmente poco affiliato a Hamas, che gli hanno pure dato il passaporto onorario, che è un documento di Hamas!

  41. Risposte multiple, anche qui.

    Caro DIDO, evidentemente quattro righe non bastano a conoscere una persona nel profondo dell’anima, come pensi tu. E infatti affermi che il mio pensiero derivi da quello comunista mentre io sono sempre stato fieramente anticomunista (e infatti difendo anche il Tibet con analogo impegno). Semmai deriva da quello cristiano (non cattolico, quale non sono), che predica la fratellanza universale. Utopia? Forse (era appunto il soprannome di Vittorio), ma come cantava John Lennon “you may say I’m a dreamer, but I’m not the only one”.
    E continui a definire i filopalestinesi come amici dei terroristi nonostante le nostre ripetute condanne del terrorismo. Allora mi domando se leggi davvero ciò che scriviamo oppure no…

    Concordo sul fatto che a voler risalire nel tempo non si finirebbe più: prima del 1948 c’era il mandato britannico, prima ancora l’Impero Ottomano, prima ancora l’Impero Romano, prima ancora il Regno d’Israele, prima ancora i regni dei Filistei, prima ancora… ecc. Ma questo vale per tutti i territori, e infatti come paragone dico spesso che sulla base di questi ragionamenti i greci avrebbero diritto di reclamare mezza Italia perché la Magna Grecia l’hanno indubbiamente fondata loro. Ed è per questo che il discorso “c’ero prima io” non aiuta e si dovrebbe – da entrambe le parti – lasciare da parte il passato e far ricominciare la storia dall’oggi: due popoli, un territorio conteso. La prima opzione da prendere in considerazione è la pacifica convivenza; isolando i rispettivi estremi, che ovviamente avanzano pretese simmetricamente inconciliabili.

    Tu parli di “stato democratico, difensore di tutte le libertà civile, politiche e religiose, allora potremo sederci tranquillamente attorno ad un tavolo di pace”; io ho scritto che “se Israele decidesse di trasformarsi spontaneamente in uno stato come appena descritto – che per nome, bandiera, lingue, simboli e leggi – fosse perfettamente neutro, io sposerei immediatamente la sua causa e farei ogni sforzo perché gli arabi lo riconoscessero e si facessero annettere da esso.” Perché uno stato costruito su misura per uno solo dei popoli che abitano la regione, che vara leggi che autorizzano a discriminare su base razziale (sono denunce di fonte ebraica, non jihadista) non può essere definito “democratico” solo perché ha un parlamento elettivo. Citavo l’esempio dell’Alto Adige… A guerre finite, l’Italia aveva pieno diritto a considerare quella regione come propria; ma per rispetto del fatto che era abitata anche da tedeschi ha istituito il bilinguismo perfetto e non fa alcuna distinzione tra gli uni e gli altri, col risultato che in quelle valli gli italiani costituiscono – senza scandalo – una minoranza in casa propria. Se Israele facesse altrettanto, la sosterrei senza esitazione. E spingerei il resto del paese ad unirsi pacificamente ad essa nella condivisione dei medesimi principi.

    Quanto alla bandiera, il punto 3. della mia proposta era chiarissimo: né l’una né l’altra, ma una bandiera che rappresenti tutti in modo paritario. Uno stato unico con bandiera palestinese lo considererei inaccettabile in quanto darebbe l’impressione che gli uni hanno prevalso sugli altri. Io, invece, sto parlando di co-fondazione, di parità assoluta, di condivisione. Di pace, non di vittorie.

    Venendo a me: se non ci fosse una persona che per la sua sopravvivenza dipende dalla mia vita, partirei molto volentieri con la Freedom Flotilla. Ma siccome sono un cristiano coerente, nove anni fa ho adottato una ragazza con gravi problemi di salute e senza mezzi di sostentamento; non ho quindi il diritto di mettere in gioco la mia vita fino a che non sarò riuscito a darle una sistemazione stabile.

    HADAR

    C’è del vero, in quello che dici: i palestinesi hanno votato in massa per Hamas sperando che una svolta estremista potesse portare ad una politica più forte, che fosse più efficace nel risolvere i problemi legati alla sopravvivenza quotidiana. Ma visto come Hamas ha gestito il potere, se ne sentono traditi e dubito fortemente che alle prossime elezioni – se non condotte sotto la minaccia del manganello – ci saranno gli stessi risultati.
    Attenzione, poi, a citare la storia: perché si deve anche ricordare l’accordo noto come “ha’awara”, concluso nel 1933 tra sionisti e nazisti per una “pulizia etnica” concordata; che si traduceva in invasione del territorio ora conteso, e che quindi alimentava quelle tensioni per le quali Al Husseini (di cui comunque condanno la scelta) cercava aiuto da quella stessa Germania. Il classico cane che si morde la coda…

    Un corto circuito che leggo anche nelle tue parole: prima dici che Hamas ha fatto uccidere Vittorio perché da vivo era scomodo, poi che da vivo gli era comodo… Molti di noi hanno il sospetto che dietro i salafiti ci fosse Hamas, ma sappiamo che era scomodissimo da vivo e sarà scomodissimo anche da morto; anche più di prima, perché faremo di tutto per diffondere la sua voce ma nessuno potrà ammazzarlo una seconda volta.
    Quanto al passaporto, è comunque un documento di Stato. Un eventuale passaporto onorario italiano sarebbe sempre un documento italiano, non “di Berlusconi” o “di Prodi” o “di Napolitano”…

  42. Povero Paolo, non capire che Israele è uno stato democratico, ha una costituzione democratica, e difende i diritti umani, polici, e religiosi. Affermare il contrario o mettere in dubbio queste verità, come lei fa, la mette al pari di quelli che lei difende a spada tratta: quelli che alla parola democrazia, diritti umani, sacralità della vita umana ecc….devono essere ricoverati d’urgenza per orticaria omicida nell’ospedale di Gaza Mubarak di Khan Younis, che però ha cambiato nome, ed ha preso il nome di Tahrir, in onore della piazza egiziana da dove sono partite le proteste. Come vede la “democrazia” è arrivata anche a Gaza…..

  43. Vi farei vivere come i bambini di Gaza…. Israele difende i suoi di diritti democratici, come anche Hamas…. tutti questi post farciti di pseudo conoscenza storica per dire solo una cosa: che c’è troppo egoismo su questa terra. Intanto mentre sfogggiate i vostri bei discorsi intellettuali un pacifista, consapevole del pericolo che correva e non per questo codardo, ha perso la vita, e gli umili di Gaza (non i proprietari di quelle megaville che ho visto su un altro post su questo sito) la rischiano tutti i giorni perchè israele ha deciso autonomamente di essere il popolo “eletto” e il portatore di democrazia nel mondo arabo… affari permettendo, altrimenti potrebbe persino chiudere un occhio, quando due. Adesso accusatemi pure di essere una buonista benpensante o una falsa pacifista… almeno non pretendo di imporre la Bibbia a giudice delle pretese ebraiche su quella terra… Se così fosse avrei dei conti in sospeso con loro, visto che di fronte ad un martire come Gesù Cristo se ne sono lavate le mani…

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