“La svolta di Hamas”, oppure “Si di Hamas alla pace”, oppure ancora “Hamas accetta la pace”. Questi sono solo alcuni dei titoloni apparsi ieri sulla stampa occidentale a seguito delle dichiarazioni del leader di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, il quale ha detto che Hamas sarebbe disposta ad accettare l’esito di un referendum su un negoziato di pace con Israele.
Peccato che all’attenta stampa occidentale sia sfuggito il discorso pronunciato pochi giorni fa, il 27 novembre, dal capo politico di Hamas, Khaled Mashaal, durante un convegno a Damasco. Il buon Mashaal, intervenendo durante un convegno intitolato significativamente “The national authority for adherence to Palestinian principles”, non ha affatto parlato di pace, anzi, ha attaccato duramente l’Autorità Nazionale Palestinese colpevole di trattare con il “nemico sionista” e ha tracciato le linee future di Hamas:
- Ogni centimetro dei territori occupati deve essere restituito (da notare che quando Hamas parla di “territori occupati” intende anche quelli dov’è lo Stato di Israele)
- L’occupazione (cioè lo Stato di Israele) non è legittima (si nega quindi l’esistenza di Israele)
- Gerusalemme è la capitale della Palestina (cioè delle terre che comprendono Israele, West Bank e Gaza). Chiunque si opporrà a questo verrà spazzato via
- Il futuro Stato palestinese sarà parte integrande della nazione islamica-araba. Da notare come la precisazione “islamica-araba” dissente dalla visione prettamente araba che vede solo la “nazione araba” ed è invece simile a quella iraniana che vede invece una “nazione islamica-araba”. La differenza non è da poco
- Hamas non riconosce e non riconoscerà mai i colloqui di pace e invita il popolo palestinese a sollevarsi contro Salam Fayyad (il Primo Ministro della ANP) e contro la ANP.
Capirete che è difficile credere a qualsiasi parola di distensione pronunciata da Ismail Haniyeh quando il suo capo, Khaled Mashaal, pochi giorni prima ha detto l’esatto contrario. In effetti siamo di fronte all’ennesima presa per i fondelli da parte di Hamas o, peggio ancora, di fronte al tentativo di prendere tempo e di ottenere un allentamento della sanzioni, allentamento per altro già avvenuto. Il problema è che, come sempre, la stampa occidentale ci cade e spara titoloni in prima pagina che non hanno senso. Ma tranquilli, è tutto normale.
Noemi Cabitza
Il bello è che il maggior sostenitore di questa politica di “pace” dell’assassino Ismail Haniyeh è Obama, con la sua indecisa e pericolosa politica attendista.