Per chi di voi non lo ricordasse, Jimmy Carter è un ex Presidente degli Stati Uniti e nonostante questo prestigioso passato è uno dei personaggi americani meno amati e più “indifferenti” alla opinione pubblica mondiale. Negli ultimi anni l’ex Presidente americano si è dato parecchio da fare per aiutare i Palestinesi a combattere Israele e per questo ha fondato la fondazione “Carter Center” che ufficialmente avrebbe lo scopo di “promuovere la pace e la salute in tutto il mondo” ma che in effetti è concentrata nella promozione dell’slam in Medio Oriente e in Africa.
Ebbene, il buon Jimmy Carter, all’indomani della uccisione di Bin Laden e della successiva dichiarazione di Hamas che ha definito il capo di Al Qaeda “un patriota islamico” e un “eroe”, con un tempismo perfetto non ha trovato di meglio da fare che prendere carta e penna e scrivere al Washington Post per decantare le lodi di Hamas e dei palestinesi e per dare la sua benedizione all’accordo tra il gruppo terrorista e l’altra fazione palestinese che fa capo alla ANP, Fatah.
Ora, Jimmy Carter appartiene a quel gruppo di finti pacifisti a cui appartiene anche la responsabile della politica estera dell’Unione Europea, la baronessa Catherine Ashton che non si distingue per le politiche di pace ma che, al contrario, si distingue per l’appoggio incondizionato ad Hamas. Quindi non è che le azioni di Carter, della Ashton e di tutti gli altri ormai ci fanno particolare impressione. Ma a tutto c’è un limite e quando una persona come l’ex presidente americano scrive su un giornale come il Washington Post una serie di idiozie di portata nucleare, è quasi impossibile non reagire.
Jimmy Carter parte con l’elogio di quello che lui chiama “un momento decisivo”, cioè l’accordo tra Hamas e Fatah raggiunto con la mediazione dell’Egitto (leggi Fratellanza Musulmana) e invita gli USA e la comunità internazionale a sostenere questo “grande sforzo” volto alla “pace in Medio Oriente”. Poi passa all’attacco e invita Israele a non porre veti o a sollevare problemi sulla riconciliazione tra le due fazioni palestinesi. Secondo Carter questo accordo è infatti un “formidabile contributo al risveglio arabo” e il fatto che Hamas abbia come primo obbiettivo nel suo statuto la distruzione di Israele è un fatto del tutto superabile. Infatti, ricorda ancora Carter, anche quando Israele fece l’accordo di pace con la OLP di Arafat lo statuto della Organizzazione per la Liberazione della Palestina conteneva un analogo capitolo, poi successivamente rimosso.
Tralasciamo per bontà d’animo la descrizione che Carter fa di questo accordo, una descrizione tutta incentrata ad evidenziarne i lati positivi tralasciando, naturalmente, tutti quelli negativi che vanno dal traghettamento di fatto di un gruppo terrorista alla seria possibilità che Hamas prenda anche il controllo della Cisgiordania. In fondo Jimmy Carter è sempre stato un fervido sostenitore di Hamas e amico di Khaled Meshal, quindi non c’è da meravigliarsi di tuto questo. Quello che invece inquieta e indigna più di tutti è l’uso quasi terrorista che Carter fa del sequestro di Gilad Shalit, paventando in caso di accettazione da parte di Israele dell’accordo palestinese, la liberazione del caporale israeliano in cambio naturalmente di un migliaio di terroristi palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Insomma, secondo Carter se Israele la smettesse di osteggiare Hamas potrebbe ottenere in cambio la liberazione di Shalit. Sembra quasi che a scrivere queste parole sia Khaled Meshal e non Jimmy Carter.
Non è un caso infatti che il buon Carter subito dopo ricordi come fu proprio il capo di Hamas a dirgli che il gruppo terrorista sarebbe disposto a riconoscere il concetto dei due Stati per due popoli se, a seguito di un referendum, la popolazione palestinese si fosse detta d’accordo. Come se elezioni e referendum in Palestina fossero una pratica democratica e priva di pressioni. E poi, tornando alla questione di Gilad Shalit, come uno squalo ricorda che l’unico modo per arrivare alla liberazione del caporale israeliano sia l’accettazione incondizionata da parte di Israele delle decisioni dei palestinesi. A parte che le parole di Meshal lasciano il tempo che trovano. Il capo terrorista infatti non ha mai mantenuto una sola promessa e solo chi gli è intimamente amico come Carter può dare credito a quello che dice. Ma poi non si capisce come mai debba essere Israele ad accettare le condizioni palestinesi e non invece il contrario. Forse Carter si è dimenticato del concetto di “proporzione di forza” che pure è tanto caro agli americani.
Mi fermo qui perché altrimenti ci sarebbe bisogno di una enciclopedia per fare la lista delle idiozie detta da Carter e dai suoi seguaci (Ashton in prima fila) su Hamas. Quello che però vorrei rimarcare (che poi è l’obbiettivo di questo articolo) prima di chiudere è come chi si definisce pacifista e chi dice di lavorare per la pace in Medio Oriente sia in effetti molto spesso concusso ad Hamas e quindi ai terroristi. Come si potrà pretendere che questa gente, che di fatto sostiene un gruppo terrorista, miri realmente alla pace me lo devono spiegare.
Noemi Cabitza
Per Israele meglio di così non poteva andare (nel senso tragico della faccenda), perchè se prima venivano concesse ad Abu Mazen delle chances di reale visione politica per affrancarsi dagli assassini di Hamas, ora le reali intenzioni del capo dell’Olp si sono tragicamente svelate.
L’accordo siglato al Cairo con Hamas ha definitivamente cancellato qualsiasi credibilità di negoziazione con l’Olp, diventata ora sostenitrice effettiva della distruzione di Israele (come se prima non lo si sapesse, ma si sperava per il meglio).
I riferimenti che in questo articolo si fanno a Jimmy Carter, alle sue posizioni sulla Palestina e, più in generale, alla questione medio-orientale sono intrisi di superficialità. Anche a tacere dell’ingenuo giudizio su Carter, fa piuttosto sorridere la ricostruzione delle tesi del libro (è stato letto?) e della vicenda polica che ne fa da sfondo.
Ignorare il significato politico di Hamas, identificandola sbrigativamente, sommariamente e superficialmente con “i terroristi” non è solo sbagliato, è disonesto.
Non fa bene alla causa di Israle, non fa bene ai palestinesi, non fa bene alla pace mondiale.
Questi temi meriterebbero commenti più meditati e più informati. Meriterebbero, insomma, studio.
Jimmy Carter è un antisemita conclamato esattamente come Hamas è un gruppo terrorista senza assolutamente niente di politico o come quelli che hanno nella loro costituzione (o nella loro linea “politica”) la soppressione violenta di un altro popolo.
Lo studio, caro ale, non è mai stato così semplice e dire che Hamas abbia in qualche modo un significato politico che fa bene alla causa di Israele è una idiozia di dimensioni colossali. Lei si che dovrebbe studiare l’attualità invece che farsi condizionare dalle sue ideologie anti-israeliane. Sarebbe come dire che Hitler con la sua soluzione finale portasse un beneficio politico agli ebrei. Ma per favore….
“fa piuttosto sorridere la ricostruzione delle tesi del libro (è stato letto?) e della vicenda polica che ne fa da sfondo” —— ma dove parla del libro? Parla di una intervista al Washington Post non del libro che non credo una come Noemi potrebbe mai leggere. Evitate per cortesia di prendere sostanze allucinogene almeno tre ore prima di commentare o trovatevi un pusher migliore che vi dia roba più buona.
P.S.
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