L’Egitto, attraverso il responsabile della Egypt’s official Middle East News Agency (MENA), Ahmed Aboul Gheit, ha fatto sapere di essere molto preoccupato per le conseguenze del referendum che si terrà il prossimo 9 gennaio 2011 in Sud Sudan e che dovrà decidere si il Sudan Meridionale si staccherà dal Sudan.

Il timore degli egiziani (condiviso da molti osservatori internazionali) è che a seguito della più che probabile secessione, scoppi un conflitto tra Nord e Sud Sudan per il controllo e la divisione delle risorse. Al confine con l’Egitto (ma anche all’interno) ci sono già decine di campi profughi che accolgono i rifugiati sudanesi. Per lo più questi provengono dal Darfur dopo che nel 2005 il Sud e il Nord Sudan hanno raggiunto un accordo di pace. Ma gli egiziani non dimenticano che prima del 2005, quando cioè era in corso il conflitto tra nord e sud Sudan, in quei campi si erano ammassate centinaia di migliaia di persone in fuga dalla guerra. Il timore che ciò avvenga di nuovo è molto forte, oltretutto la cosa sarebbe aggravata dalla presenza nei campi dei profughi provenienti dal Darfur.

In gran segreto l’Egitto ha predisposto un piano di contenimento per impedire che gli eventuali profughi provenienti dal Sudan Meridionale passino il confine con l’Egitto. Un piano del genere è già attivo per i profughi del Darfur che solo nelle ultime settimane ha fatto oltre 70 morti tra coloro che cercavano di passare il confine con la terra dei Faraoni. Ma se dovesse scoppiare un nuovo conflitto tra nord e sud Sudan il piano andrebbe rafforzato. Gli egiziani non vogliono ritrovarsi con decine di migliaia di profughi sul loro territorio.

Questo la dice lunga sul pessimismo che circola nei paesi confinanti in merito alla possibilità di un conflitto intra-sudanese a seguito del referendum. E a proposito di pessimismo, le banche sudanesi hanno denunciato nei giorni scorsi di essere a corto di valuta pregiata. La cosa verrebbe attribuita al fatto che molti correntisti sudanesi avrebbero trasferito i loro averi all’estero nel timore che a seguito della separazione del Sudan Meridionale e della conseguente spartizione delle risorse, la sterlina sudanese subisca un crollo. I banchieri sudanesi invitano tutti a non trasferire il denaro all’estero ma sembra che l’emorragia sia inarrestabile.

Secondo Protocollo